Franco Zollino è un regista salentino, i cui film sono spesso andati in onda su reti private locali come Tele Terra d’Otranto, ma meriterebbe una pagina Imdb.

Chiunque abbia vissuto negli anni ’80 ma anche dopo nel Salento conosce bene un nome, quello di Franco Zollino. Si tratta di un attore/regista/operatore di camera e probabilmente molto altro, che è stato autore e interprete di vari cortometraggi (e un film lungo, ma ora ci torniamo) andati spesso in onda su reti private salentine come Tele Terra d’Otranto.

Se fate una ricerca su YouTube, troverete sue riprese che spaziano da partite di calcio, raduni ciclistici, sfilate carnascialesche, processioni mistiche, ricorrenze, concerti e feste varie, e perfino il funerale di Totò Fitto, ex presidente della Regione Puglia. Ma la cosa più interessante di Franco Zollino, cosa per cui meriterebbe di avere una pagina sull’Internet Movie DataBase (Imdb), sono appunto il lungometraggio e i corti che ripercorrono gli stessi topos, ma che appaiono comunque interessanti.

Solitamente le storie ripercorrono lo stesso canovaccio. Al centro c’è un personaggio interpretato dallo stesso Zollino. Quasi sempre questo personaggio è povero, è un violinista e ha subito o sta per subire una gravissima perdita affettiva. E alla fine (scusate lo spoiler ma non ci sono davvero molti margini di guarigione), per la legge di Murphy, tutto ciò che deve andare storto andrà storto.

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Accade ad esempio ne L’ultima Befana, cortometraggio muto e scandito solo dalla musica, in cui un padre è preoccupato per la figlia gravemente ammalata. Le vicine se ne prendono cura, perché lui è praticamente alle prese con la Morte con tanto di falce fuori dalla porta della loro casa. Il medico può poco: nelle storie narrate da Zollino non si conosce mai la natura del male, ma essendo un male puro e ineluttabile, si sa che porta alla morte appunto. (Io, però, in questo caso almeno, avrei optato per un colpo di scena: per esempio, il padre avrebbe potuto dare alla Morte la bambola, salvando così sua figlia. Tuttavia questo cozzerebbe con l’impianto neorealistico delle opere di Zollino).

Niente da eccepire invece su quello che probabilmente è il capolavoro di Zollino, Il giorno delle sposine. Il titolo prende spunto dal fatto che fino a qualche anno fa, in occasione della prima comunione, le bambine venivano abbigliate come spose in miniatura, con l’abito bianco. Nel film, una bambina resta orfana di madre, e continua la sua esistenza con il padre povero. Il giorno delle sposine è chiaramente stato uno stracult all’epoca della sua messa in onda sulle reti private locali, ed è un grande dono che sia presente su YouTube.

Ci sono varie ragioni alla base del fenomeno dell’epoca che resta ancora nell’aria come un misterioso amarcord. E non si tratta del montaggio analogico, che pure è presente. Una di queste è che nonostante le opere di Zollino siano completamente fuori dal tempo e dallo spazio, parlano di noi senza parlare di noi. Nel senso che potrebbero essere tranquillamente ambientate a Montmartre nell’800 e la storia non farebbe una piega. Il personaggio ricorrente interpretato da Zollino è un «vinto», nell’accezione malavogliana del termine: deve solo accettare il destino, che invece cerca di contrastare in ogni modo. Vorrebbe essere l’eroe trionfante ma invece finisce per essere l’eroe della propria tragedia personale: non si può non empatizzare con personaggi del genere.

Il mio consiglio: Il giorno delle sposine è su YouTube diviso in più parti. Andatelo a vedere.

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