Un videoclip realizzato a partire da un laboratorio di danza e ascolto corporeo è il lascito del lockdown a chi vuol vedere come si possa rinascere dalle cicatrici lasciate.
di Paolo Merenda
Il primo lockdown, quello stretto di marzo e aprile, a suo tempo è giunto inatteso. Così ha fermato praticamente tutto e ha lasciato strascichi e cicatrici in molte persone, che hanno dovuto trovare la forza di rinascere dopo due mesi in cui molti progetti, dai più banali viaggi (banali perché ovviamente sono stati fermati tutti senza eccezione o preavviso) a progetti lavorativi e addirittura di vita, per chi ha perso un proprio caro.
Da questo substrato nasce il progetto Kintsugi_tra dentro e fuori, ideato da Stefania Mariano de La Fabbrica dei Gesti. Prima del lockdown, infatti, era partito nell’associazione Cotula il laboratorio Essere danza, pratiche di movimento e ascolto corporeo. Un laboratorio che, dopo poche lezioni in sede, è continuato a distanza per gli iscritti e per la maestra di danza Mariano, e proprio quest’ultima nell’estate si è mossa per realizzare il videoclip Kintsugi_tra dentro e fuori, con riprese autogestite in casa dai suoi allievi.
Il kintsugi è un’antica tecnica giapponese, che consiste nel recuperare vasi di ceramica che si rompono. Invece di incollarli nascondendo le crepe, vengono riempite da oro o argento, per l’idea che da una ferita o un’imperfezione nasca qualcosa di ancora più perfetto e prezioso. E i cocci impreziositi e resi unici sono alla base del lavoro visivo.
Il videoclip è stato realizzato grazie al montaggio di Stefano Tramacere, le musiche originali di Claudio Prima, testo e voce di Natascia Blasi, mentre Giorgia Salicandro si è occupata del reparto comunicativo e il tutto è stato ultimato dalla partecipazione di Elena Fanella, Patrizia Cesari, Barbara Pizzale, Caterina Sperati, Veronica Calati, Natascia Blasi, Angela Ferrulli, Samanta Chiavarelli, Michela Galli, Roberta Buongiorno e Giorgio Quintiliani. L’idea e la regia, invece, sono di Stefania Mariano, danzatrice, coreografa e direttrice artistica dell’associazione la Fabbrica dei Gesti di Lecce. Attiva da più di venti anni sia in Italia che all’estero sulle arti corporee, è anche counselor in formazione e docente di teatro e danza nella scuola di Artiterapie – l’Istituto Gestalt Puglia, mentre da undici anni segue il professor Jean Claude Badard, ricercatore ed esperto di biopsicosomatica.
Sul progetto del videoclip ha affermato:
«Kintusugi_tra dentro e fuori si è tradotto, inaspettatamente, in un documentario che racconta parte di un processo delicato, intimo, personale, nato a cavallo tra fine primo lockdown e riapertura. Tutto è nato dal desiderio di dare continuità ad un percorso laboratoriale sulle pratiche di movimento e di consapevolezza corporea, appena intrapreso a novembre del 2019 ed interrotto, dopo soli quattro incontri, inaspettatamente, con l’arrivo della quarantena. Un percorso che in sé conteneva e contiene una ricerca, un’indagine, un’esperienza nel e sul corpo, nel percepire e sentire come il proprio corpo, attraverso la sua espressività, il suo constante flusso vitale, di movimento, parla di noi, portandoci inevitabilmente dentro, verso l’interno di noi stessi, sede autentica del nostro sentire, dei nostri gesti, di azioni e posture. A ridosso della prima riapertura abbiamo sentito il bisogno di continuità, avvenuta in otto incontri su zoom, alcuni svolti in gruppo e altri singolarmente, da partecipanti per la maggior parte non professionisti dei linguaggi del corpo. Il bisogno si è spontaneamente focalizzato sull’idea di lasciare al corpo la possibilità di comprendere e trasformare tutto ciò che apparentemente sembrava andasse in frantumi: relazioni, lavoro, progetti, obiettivi. Un viaggio di ritorno dentro sé stessi, ritorno al respiro, all’ascolto, al tempo, allo spazio, allo sguardo, al gesto, al micro, all’esperienza, al silenzio, al corpo, al niente, al vuoto, all’immobilità, alla bellezza, ai conflitti, alle paure, al tutto… Un ritorno che ha innescato un movimento inaspettato tra interno ed esterno, dentro e fuori, che ha permesso ai partecipanti di trasformare un momento così difficile in un atto creativo. Kintsugi_tra dentro e fuori è un processo personale diventato collettivo, d’insieme, in cui ognuno ha ritrovato parti di sé nell’altro e i singoli fili sono diventati una trama. Kintsugi_tra dentro e fuori è nato, originariamente, come un momento di condivisione interna al gruppo, di restituzione personale e non artistica/performativa. Solo successivamente abbiamo sentito che, forse, poteva essere una possibilità di condivisione con l’esterno, un modo per rendere l’esterno parte attiva di un processo, con il forte desiderio di lasciare una testimonianza, una traccia: che la danza, l’espressione del corpo, la creatività, il teatro, la musica, sono strumenti che hanno il potere di curare l’anima, di trasformare tutto ciò che viviamo, anche questo delicatissimo momento, in una possibilità per una ripartenza verso nuove direzioni. Questo è stato per noi Kintsugi_tra dentro e fuori».