È uscita ieri la prima stagione di Sulla scena del delitto – Il caso del Cecil Hotel, serie Netflix che per il momento si concentra su un luogo davvero leggendario e notorio.

Avete mai sentito parlare del Cecil Hotel? Si tratta di un albergo nel centro di Los Angeles, che è stato teatro di molti suicidi a partire dalla Grande Depressione. Si pensa che qui abbia soggiornato anche il serial killer Richard Ramirez – detto “the Night Stalker” – e si ritiene, quasi certamente a torto, che il bar sia stato frequentato, la notte prima di morire, da Elizabeth Short, nota come la Dalia Nera. Tra le altre cose.

Ieri una nuova serie Netflix ha riacceso i riflettori sul Cecil Hotel. Si tratta della prima stagione di Sulla scena del delitto – Il caso del Cecil Hotel. La miniserie, di 4 episodi, si è concentrata sul caso della morte di Elisa Lam. La storia è quella di una giovanissima studentessa canadese di origini asiatiche, affetta da disturbo bipolare, che si è recata in viaggio sulla West Coast nel 2013: nella sua tappa losangelina avrebbe smesso di prendere le sue medicine, così sarebbe stata colta da allucinazioni e paranoia, finché non avrebbe cercato di rifugiarsi in una cisterna dell’acqua, dove avrebbe trovato la morte in una tragica fatalità. Il suo corpo sarebbe stato trovato circa tre settimane dopo, a seguito delle lamentele per l’acqua dei rubinetti dell’albergo, che era scura e aveva un cattivo sapore e odore.

La morte di Elisa Lam è diventata presto una delle più note teorie del complotto in tempi relativamente recenti. Questo a causa del fatto che, per agevolare le indagini, la polizia diffuse un video che riguardava forse i suoi ultimi istanti di vita: si tratta di un filmato ripreso dalle telecamere di sorveglianza dell’hotel.

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Nella miniserie Netflix, la teoria del complotto viene demolita pezzo per pezzo, ma c’è un dettaglio che non viene chiarito: Elisa Lam aveva un blog su Tumblr, Nouvelle Nouveau, che ha proseguito le pubblicazioni per svariati giorni dopo la sua morte e il ritrovamento del suo corpo, in un caso addirittura fino a Natale. Anche immaginando che abbia caricato quei contenuti quando fosse stata in fase maniacale, perché le avrebbe programmate e non pubblicate subito? Una cosa certa, che ci dice la serie, è come i post di Elisa fossero profondi ed empatici: è una storia che mette grande tristezza, perché le persone si immedesimano in Elisa e a molti è capitato di chiedersi perché non fosse capitato a loro. Alla fine anche i complottisti si sono messi l’anima in pace: non si è trattato né di omicidio né di suicidio. Si sa che Elisa amava Chuck Palahniuk, Harry Potter, la moda e probabilmente Twin Peaks. Tanto che in un post del 30 dicembre 2012 ha scritto, in un modo quasi profetico (cosa che solo i fan di Twin Peaks capiranno):

J’ai une âme solitaire.

Del Cecil Hotel si parla però anche altrove nella cultura pop, non solo in questa nuova miniserie Netflix. Solo che in altre occasioni non si è chiamato Cecil Hotel e la storia è stata solo di ispirazione per vari registi e sceneggiatori. Ho scelto due di queste opere fictional che sono particolarmente significative per me.

American Horror Story: Hotel
La quinta stagione di American Horror Story è ambientata in un albergo sovrannaturale, che chiaramente richiama il Cecil Hotel (anche se poi la hall ha preso molto dalla scenografia dell’Overlook Hotel). È a Los Angeles, è stato il teatro di suicidi, vi hanno risieduto le persone più varie tra le fasce di popolazione meno visibili e perfino un serial killer (Ramirez, appunto, protagonista dello speciale di Halloween insieme ad altri serial killer). Inoltre nella storia, a un certo punto, la proprietà viene acquistata e ne si vuole riabilitare l’immagine, un po’ com’è accaduto con il progetto dello Stay on Main, l’albergo per turisti all’interno del Cecil in cui alloggiava Elisa Lam. Ad alcuni fan questa stagione non è piaciuta, altri hanno dato sfogo alla propria idiosincrasia verso Lady Gaga, ma in realtà a me è sembrata una grande stagione, anche e soprattutto grazie allo sviluppo dei personaggi di Kathy Bates e Dennis O’Hare. (Oltre che un’intera, lunghissima citazione da Miriam si sveglia a mezzanotte, per di più con una colonna sonora stupenda anche se non era dei Bauhaus).

Barton Fink
È il quarto film dei fratelli Coen, il mio preferito in assoluto e di sempre (non solo dei Coen) e si dice sia ispirato proprio al Cecil Hotel. È la storia di un drammaturgo che da New York viene chiamato a Los Angeles per scrivere un film sul wrestling. Alloggia in uno strano albergo in cui fa caldissimo, dove nella stanza accanto due persone fanno sesso di continuo tanto che le mura si scollano, grondanti di umori sessuali. Il caldo è però una metafora: l’albergo è in qualche modo l’anticamera dell’inferno. E non vi dico altro nel caso non l’abbiate vista perché è, a mio avviso, la migliore pellicola sul tema (ma non vi svelo neppure il tema per non fare spoiler).

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