Può un’opera cinematografica sensibilizzare, volontariamente o no, su una tematica ecologica? Potrebbe darsi che lo faccia Madre! di Darren Aronofsky.
Tra i film relativamente più recenti di Darren Aronofsky (cioè da The Wrestler in poi), Madre! è probabilmente quello che è piaciuto meno ai critici, tanto che è stato accolto negativamente alla Mostra del Cinema di Venezia, quando fu proiettato nel 2017. Non proseguite con la lettura se non avete visto il film, perché da qui in poi contiene spoiler.
Si tratta di un film circolare, abbastanza semplice da comprendere – perché molti di noi hanno un substrato culturale che prevede una conoscenza base della Bibbia. Si parte da una casa completamente bruciata, una donna incenerita e un uomo che salva un cristallo e lo colloca su un piccolo piedistallo: la casa sembra tornare a nuova vita, la donna si risveglia, ma non è la stessa donna. La vediamo però alle prese con i lavori in casa: pittura, intonaco, lavorazione del legno e così via. È lei che sta costruendo questa casa nei minimi dettagli, pezzo dopo pezzo. Ma nella casa che condivide con il suo grande amore arriva una coppia intrusi, tra l’altro molto invadenti. Rompono il cristallo, provocando la loro cacciata dallo studio del padrone di casa. E poi arrivano i figli e il maggiore uccide il minore, causando un danno irreparabile alla casa, che inizia a marcire dal pavimento imbevuto di sangue (il sangue divora lentamente e profondamente la casa, perché è questo che fa la violenza, un danno irreparabile). Il tempo passa e la donna scopre di essere incinta. Intanto l’uomo, che è un poeta, diventa celebre e la casa viene presa d’assalto dagli ammiratori, che sono invadenti e poi si rivelano fanatici e violenti, in un’escalation terribile in cui nessuno è al sicuro. La donna partorisce, ma l’uomo vuole a tutti i costi mostrare il figlio ai suoi ammiratori: il neonato viene ucciso e mangiato, suscitandola rabbia cieca della donna, che dà fuoco alla casa. Per cui si ricomincia da capo: la casa è bruciata, l’uomo trova il cristallo e lo rimette sul piedistallo. La casa torna quindi a essere integra e la donna si risveglia, ma è un’altra donna.
Dicevamo: il film è una metafora della Bibbia. La donna è in realtà la natura (la Madre! del titolo), mentre l’uomo è un creatore che accoglie nella sua casa Adamo ed Eva, li caccia dal Paradiso Terrestre e poi incontra Caino e Abele. Quest’ultimo viene ucciso, mentre Caino riceve il marchio degli intoccabili dal creatore. I fan dell’uomo non sono altro che le persone che compiono violenze in nome della religione, fino a nutrirsi letteralmente del figlio di dio e ricevendo un’assoluzione anche per le peggiori nefandezze.
Aronofsky torna quindi a un tema religioso dopo aver raccontato in Noah alcune vicende relative all’Arca di Noè, in realtà molto “romanzate”. Anche in Madre! la narrazione biblica non è accurata, oltretutto perché metaforica, ma tra le due pellicole ho preferito quest’ultima. Madre! è un film doloroso a livello fisico per me: mi causa un profondo malessere vedere la donna subire l’invadenza degli intrusi, ascoltare il rumore del piccolo collo del neonato rompersi. Per tutto il film mi trovo quasi sulla punta della sedia, pronta a distogliere lo sguardo, a tapparmi le orecchie. Ma è questo forse che voleva ottenere Aronofsky.
Madre! è, in altre parole, un film sulla barbarie compiuta dal genere umano sulla natura. Gli esseri umani pensano di poter modellare la natura e che essa sia stata creata solo per loro, ma non è così. Per questo, nel film, la donna urla e caccia tutti quando i fan del poeta si mettono a ridipingere la sua casa o le distruggono il lavello, causando un allagamento che altro non è che la raffigurazione di un’inondazione o di uno tsunami. Ok, gli tsunami sono eventi naturali così come i terremoti, ma accadrebbero con questa frequenza se il genere umano non sfidasse costantemente la natura?
Il cast di Madre! è insolito e variegato, sia dal punto di vista anagrafico sia delle scelte attoriali. Vi figurano Jennifer Lawrence, Javier Bardem, Ed Harris, Michelle Pfeiffer e Kristen Wiig. Nonostante ami molto Hunger Games non mi sono mai affezionata a Lawrence, che però apprezzo molto in questo film (anche se, a quanto pare, sono abbastanza sola nel mio giudizio) e in American Hustle.