Nel 1987, Marco Risi diresse una pellicola che raccontava quello che ai più non era dato sapere sulla leva obbligatoria. O forse sì.

La mia generazione non conosce molte persone che siano “partite soldato”, che abbiano fatto la leva obbligatoria. Nel 2004 è infatti terminata questa consuetudine che in Italia esisteva dal 1961 ma che comunque già negli anni ’80, verso la fine della Guerra Fredda, era ampiamente anacronistica. Tra i miei coetanei, in pochi hanno prestato il servizio militare, tra obiezione di coscienza che permetteva di fare il servizio civile e rinvii universitari. Però lo spettro della leva obbligatoria ha aleggiato per molto tempo anche su di noi: il dovere alla disciplina, il nonnismo, il fanatismo che maneggiare armi porta con sé, anche se in forme differenti. Eppure c’è chi ancora oggi invoca la leva obbligatoria: pensare che basterebbe avere un prof come il mio di storia e filosofia al liceo per avere autodisciplina, e al tempo stesso diventare degli esseri umani decenti.

Questo preambolo è per spiegarvi il quadro: la leva obbligatoria è un ricordo lontano, cui alcuni hanno attribuito connotati romantici, altri, come me, credono che sia stata un’assurda perdita di tempo (al contrario del servizio civile, in cui si cresce sia in umanità che professionalmente). Sicuramente gran parte degli uomini è privilegiata, ma questo non significa che sia giusto regalare un anno della propria vita allo Stato. 

Su ciò che penso io della leva obbligatoria ha influito moltissimo Soldati 365 all’alba, che più che parlare di luci e ombre del servizio militare, ha messo in risalto solo le ombre. La pellicola infatti parla del sistema del potere all’interno del microcosmo della caserma, di come questo cerchi ciecamente di spezzare la personalità dei ragazzi, che giungono in quel luogo in cui si maneggiano strumenti di morte.

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Nella storia, Scianna è un giovane romano che giunge in una caserma del Friuli Venezia Giulia al confine con la Jugoslavia. Ha dei precedenti penali: ha infatti ingaggiato una rissa selvaggia contro il padre, cercando di difendere la vita della propria madre, quotidianamente vessata dall’uomo. I precedenti di Scianna risultano sulla sua cartella: glielo fa notare il tenente Fili, che sulle prime non è troppo ostile, anzi invita il ragazzo a rivolgersi a lui nel caso avesse problemi. Nella notte che precede il congedo dei nonni, Scianna riceve un attacco da uno di loro, il toscano Buzzi: Scianna si reca nell’ufficio di Fili, che si è assentato dal proprio turno perché geloso della moglie, e il romano si fa giustizia da solo, facendo scoprire al comando che il tenente non era al suo posto di lavoro. Fili, da quel momento, lo prenderà di mira, fino all’alba del giorno del congedo, quello in cui, invece che uscire dalla porta della caserma, Scianna con gli altri soldati saranno caricati su un aereo verso una probabilissima guerra.

Il finale è in un certo senso aperto. Il regista Marco Risi non ci dice a chiare lettere se in effetti c’è una guerra in corso, ma non ci dice neppure il contrario. Inquadra il sorriso enigmatico del tenente, per sottolineare come si potrebbe trattare di una nuova vessazione. È una lenta agonia quella dei soldati di leva, così come Risi la descrive, ed è un quadro abbastanza esaustivo della situazione seppur portato al parossismo. La possibilità di una guerra è infatti fantascienza: sia perché, come dice la Costituzione, l’Italia ripudia la guerra, e anche una guerra difensiva per via del patto Nato avrebbe comunque previsto il non utilizzo dei soldati di leva. Inoltre è impensabile che lo scoppio di una guerra non sia comunicata da giornali e tv, che erano comunque sempre accessibili in caserma (come in tutte le caserme).

Lo spaccato sociale, culturale e temporale di Soldati 365 all’alba è a 360 gradi. Non manca la storyline romantica del soldato che si innamora della cameriera locale e invita i commilitoni alle nozze, l’ex fornaio che si trova bene nell’esercito e decide di firmare per diventare volontario, il sardo che si finge matto per poter tornare a casa. Ma una delle storyline più interessanti è quella del soldato Grillo, che è apertamente omosessuale con i commilitoni, ma non nella vita fuori dalla caserma. Era infatti previsto che gli omosessuali dichiarassero di essere gay ed evitassero così il servizio militare, ma naturalmente questo avrebbe comportato che tutti sarebbero venuti a saperlo, in un’epoca in cui era molto più complesso fare coming out. E c’è anche un gancio temporale in cui si fa riferimento a come gli omosessuali fossero ritenuti, ovviamente a torto, untori del virus dell’Hiv, anzi dell’Aids.

Nel cast Claudio Amendola nel ruolo del protagonista e Massimo Dapporto in quello dell’antagonista, oltre a Claudio Botosso, Alessandro Benvenuti, Agostina Belli, Ugo Conti, Manlio Dovì, Pietro Ghirlandi, Antonella Ponziani e Sandro Ghiani.

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