Yesterday è un film di Danny Boyle che ipotizza qualcosa che pone grossi interrogativi: e se i Beatles non fossero mai esistiti?

L’8 dicembre 1980, Yoko Ono era insieme a John Lennon quando Mark Chapman gli sparò e lo uccise. Da qualche parte ho letto che, dopo i soccorsi e i rilievi della polizia, l’artista giapponese salì nell’appartamento che la coppia condivideva al Dakota Building (lo stesso di Rosemary’s Baby), si versò un drink, posò gli occhiali insanguinati del marito su una finestra e scattò una foto che è rimasta agli annali (anche perché diventò la copertina di un disco). Yoko Ono riuscì a catturare tutta la violenza del momento e il dolore del mondo non solo per quel giorno ma per gli anni a venire. E benché io abbia sempre preferito Paul McCartney, sono convinta che un mondo che non abbia mai conosciuto John Lennon sarebbe stato un mondo peggiore.

O almeno lo credevo in maniera assoluta finché non ho visto Yesterday di Danny Boyle.

Lo dico chiaramente subito: è un film che mi commuove profondamente, che scuote delle corde ben precise della mia anima. Io amo moltissimo i Beatles e tantissime altre persone al mondo la pensano esattamente così. Come il protagonista di questa storia, Jack Malik, musicista che non è mai riuscito a sfondare e che, a seguito di un blackout viene investito e finisce in ospedale. Quando si sveglia nel suo letto senza due denti, inizia a scoprire che i Beatles non sono mai esistiti. E neppure gli Oasis («questo ha senso» commenta). O la Coca Cola. Le sigarette. Perfino Harry Potter. Ma ci sono alcune cose che invece sono rimaste uguali: i Rolling Stones, Childish Gambino, la Pepsi. Crede di essere l’unico al mondo a ricordare i Beatles e allora inizia a spacciare per proprie le loro canzoni. O almeno quelle che si ricorda. La cosa gli sfugge di mano lentamente: non è un avido, ma la piega economica sembra essere quella che interessa quasi a tutti gli altri. Tranne a Ellie, la sua amica di sempre che l’ha seguito e incitato. E tranne a due altre persone al mondo, un uomo russo e una donna di Liverpool, che invece i Beatles se li ricordano bene.

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Queste persone incontrano Jack dopo il suo concerto sul rooftop e gli danno un biglietto con un indirizzo. Jack giunge a una casa isolata sul mare: lì abita John, di Liverpool. Gli racconta di aver vissuto una bella vita, di essersi battuto per battaglie che credeva giuste e di aver vinto un paio di volte, di aver fatto un lavoro che amava, di aver girato il mondo, di aver amato una donna intensamente e di aver lottato per lei. È qui che io mi sciolgo: Danny Boyle (o meglio, lo sceneggiatore Richard Curtis, lo stesso di Quattro matrimoni e un funerale, Il diario di Bridget Jones, Love Actually e I Love Radio Rock) ci presenta una realtà parallela, in cui John Lennon non è mai diventato famoso e quindi non è mai stato ucciso. All’inizio del film si è tristi perché si comprende che il mondo intero non ha mai conosciuto i Beatles, ma in quel momento ci si sente sollevati perché John è sopravvissuto a quel brutale assassinio.

Yesterday è davvero un film incredibile, in cui le canzoni dei Beatles, pur meravigliose e letteralmente indimenticabili, sono solo il pretesto per raccontare una storia toccante e farci riflettere su alcuni dei più grandi interrogativi sui quali non ci soffermiamo mai abbastanza: cosa rende la nostra esistenza tanto speciale? Come sarebbe la nostra vita se mancasse l’oggetto della nostra passione? I Beatles sono sicuramente stati e sono ancora, con la loro musica, una di quelle cose che rende la nostra vita speciale.

Tutto molto bello in Yesterday quindi, a partire dalla colonna sonora, gli attori molto bravi, quel clima da commedia che fa sorridere, quelle scritte con i versi dei Beatles che di tanto in tanto spuntano dalla memoria sopita di Jack ed è fantastico anche Ed Sheeran, con la sua autoironia nell’interpretare se stesso come ex golden boy della musica pop. Ma la cosa più importante in questo film è il substrato filosofico: c’è qualcosa che amiamo che siamo disposti a perdere? E qual è il prezzo o il guadagno della nostra perdita?

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