Da anni si parla di una teoria della trama ben precisa: Jack sarebbe un parto della mente di Rose, in un momento per la ragazza molto difficile.

di Paolo Merenda

Titanic, pellicola del 1997, ha superato qualunque esame del tempo ed è entrato di diritto nel novero dei film immortali. Da 24 anni nel cuore degli appassionati, ha dato vita a molte idee e teorie di trama, alcune davvero bislacche, altre meno. Difatti la tesi per cui Jack Dawson (un indimenticabile Leonardo DiCaprio, che con questo film ha dato una sterzata alla carriera e l’ha portato dove è ora) non sia mai esistito, per i sostenitori, ha valide e inoppugnabili prove.

È una teoria di trama legata alla schizofrenia o comunque a un forte periodo di depressione di Rose DeWitt Bukater (una Kate Winslet allora 22enne). Gli eventi, come tutti sanno, partono da quando Jack vince un biglietto a carte, quindi è il biglietto di qualcun altro e il suo nome non risulterà tra i passeggeri. A bordo, incontra Rose quando lei sta per buttarsi in acqua, salvandola in una scena iconica. Poi hanno una breve e intensa storia d’amore, ostracizzata in tutti i modi dalla famiglia di lei e dal suo futuro marito, prima che l’iceberg causi l’affondamento dell’inaffondabile transatlantico. Jack muore, Rose no, e quindi lui vive solo nella memoria di lei.

Sviscerando ogni scena importante, abbiamo già detto che Jack Dawson non è il titolare del biglietto, quindi per il Titanic non esiste. Curiosa scelta da parte del regista James Cameron, autore anche di soggetto e sceneggiatura, che potrebbe sottendere la non esistenza su ogni livello del ragazzo romantico e sensibile di cui si innamora Rose DeWitt Bukater. Anche la scena in cui si incontrano è fondamentale: Rose, una volta giunti in America, dovrebbe iniziare la sua vita da moglie di un uomo, Cal Hockley (Billy Zane, credibilissimo come villain) che la vuole come trofeo più che come donna da amare. Quindi, la diciassettenne Rose decide di suicidarsi buttandosi nell’oceano. E Jack entra nella sua vita proprio nell’attimo di maggiore prostrazione, a un passo dal baratro, “salvandola in tutti i modi in cui una persona può essere salvata”. Ma come tutti sanno, seppur con l’aiuto degli altri, la vera salvezza viene dalla forza che abbiamo dentro noi stessi.

Quindi, andando avanti si innamorano, Jack diventa la voce della sua ragione, consigliandole di liberarsi da chi la fa sentire in trappola, diventando l’uomo che lei avrebbe sempre voluto, in tutti i sensi. Un’utopia irraggiungibile e irreale, direbbero molte donne.

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Infine, la convince a ribellarsi e staccarsi dalla sua famiglia che voleva decidere per lei, e il disturbo schizofrenico si risolve. Il ragazzo, la proiezione coraggiosa della sua mente, non serve più, e nell’affondamento Rose trova l’escamotage per “eliminare” Jack, che non trova spazio su una porta larghissima. Da 24 anni il grido dei fan «Ci stavate comodi in due!» riecheggia sempre più forte. Ma questa è ancora un’altra teoria di trama.

Lui, prima di affondare, la libera a sua volta con delle parole dolci, e quando si torna al presente e le viene chiesto se ci sono fotografie o qualunque oggetto legato a Jack Dawson lei risponde: «No, è ovvio, come potrebbero esserci? Lui vive solo nella mia mente». Per i complottisti, una prova che James Cameron ha voluto inserire, una sorta di confessione da parte dell’ormai anziana Rose di aver avuto bisogno di inventarselo per andare avanti con la sua vita. D’altronde, quale persona sana di mente butterebbe nelle acque profonde un gioiello come il Cuore dell’oceano? Vendilo, sai quanti soldi ci ricavi? Essù!

Non so se questa sia la vera idea alla base di uno dei tre film più premiati di sempre nella notte degli Oscar (11 statuette), ma ci ho trovato molto in comune, nel rapporto Jack-Rose, con Fight Club e il protagonista senza nome (nel film col volto di Edward Norton) che incontra Tyler Durden (sempre nel film, Brad Pitt). Anche nel libro di Chuck Palahniuk il protagonista incontra Tyler in un momento di profonda riflessione, su una spiaggia, mentre colui che diverrà il suo eroe è in meditazione. David Fincher nel lavoro cinematografico fa comparire davvero per la prima volta Brad Pitt in aereo, mentre il protagonista è alle prese con un’insonnia sempre più debilitante. In entrambi i casi, Durden, che è sul serio una proiezione della mente del protagonista, lo soccorre e gli dà forza quando più serve.

Quindi, chissà quale sia stata la vera idea del regista James Cameron. Di certo si può dire che Titanic abbia vinto su tutti i fronti.

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