In colpevole ritardo, provo a scrivere la recensione del libro Film pop anni ’80 di Matteo Marino e Simone Stefanini.
Film pop anni ’80 è uscito a novembre 2020, però trovo solo ora un momento di calma per parlarne come merita. Anzi, sicuramente questo volume meriterebbe ben altro che le mie parole. Purtroppo la pandemia mi deprime molto e non riesco a leggere quanto vorrei, ma con volumi di questo genere ne vale la pena e mi sento sempre meglio. Su queste pagine vi ho già raccontato di come io sia una grande fan del lavoro di Marino in particolare, che cura il sito italiano dedicato all’opera di David Lynch. Trovo che la scrittura di Marino sia emozionante e soprattutto aggregante: pagina dopo pagina non riesco a non sentirmi parte di una collettività, che sia essa una fanbase o, come in questo caso, un’intera generazione.
Perché Film pop anni ’80 unisce un’intera generazione, la Generazione X e anche parte della Generazione Y. Da giovani o da bambini siamo cresciuti con una serie di pellicole che hanno avuto un’importanza fondamentale per lo sviluppo della nostra creatività. E che hanno creato un substrato culturale sul quale poggiano tutte le cose che oggi diciamo, i nostri tormentoni, i nostri metri di giudizio, la nostra fantasia.
Così Marino e Stefanini, insieme ad alcuni disegnatori, hanno raccolto una lista di pellicole cult e indimenticabili e le hanno illustrate a parole e a matita. In questa lista figurano I Gremlins, The Karate Kid, Ghostbusters, Terminator, Breakfast Club, Ritorno al futuro, Stand By Me e molti altri. Non manca un capitolo “nascosto”: dato che il libro è uscito prima di Natale, c’è un capitolo da “aprire” soltanto il 24 dicembre (non vi dico qual è, è una sorpresa). E alla fine ci sono anche alcune pagine illustrate e fumettizzate che ricordano la zeppa di Una pazza giornata di vacanza.
Dal punto di vista tecnico, come i Dizionari delle serie tv cult, anche questo volume è diviso in sottosezioni: ogni capitolo contiene un’intro con citazione, Buoni e cattivi (cioè un focus sui personaggi), Cuore (il senso profondo del film), Icona pop (i dettagli che restano nell’immaginario collettivo), Playlist (la colonna sonora), Rewatch (ovvero l’effetto che il film fa oggi), Mappa (le location reali e immaginarie). La parte più interessante è costituita dalle curiosità che punteggiano ogni capitolo. Ve ne cito solo una che mi ha fatto morir dal ridere: Arnold Schwarzenegger credeva che girando Terminator avrebbe realizzato un film di poco conto. Barney Stinson non sarebbe affatto d’accordo.
Se quegli anni regnano ancora, e siamo qui a parlarne di nuovo, è per un sacco di ragioni, prima tra tutte la migrazione degli italiani dei bar ai social, che hanno preso il posto dei precedenti luoghi di aggregazione consentendo la condivisione massiccia di frasi a effetto tratte dei film di quel periodo (nonostante grafiche da far prendere fuoco alle cornee), la costante riproposizione di scene cult, il raffronto tra come erano gli attori ieri come sono oggi, e poi giocattoli, canzoni, cartoni – scrivono gli autori – Un sacco di retromania. Questo per gli “anziani” dell’Internet, tuttavia il fenomeno si è allargato a macchia d’olio anche per gli adolescenti che si sono domandati: che roba è? Magari buttando un occhio sul web è un altro sulla collezione di videocassette e vinili di mamma e papà.
Perché leggere un libro che parla di film? Innanzi tutto, se lo comprate, dovete prima vedere i film dell’elenco, altrimenti non riuscite a seguire quello che c’è scritto. Perché se da un lato è vero che questo tipo di scrittura è aggregante, per le persone che non sanno di cosa si sta parlando è praticamente arabo. Ma forse è questo il nostro modo nostalgico certo, un po’ retorico forse, di rievocare la nostra infanzia. Perché alla fine la magia di quegli anni è pronta a tornare nel suo aspetto migliore. Essere bambini non è un bel periodo della vita (o meglio, crediamo che lo sia una volta che diventiamo adulti), ma per noi tutti lo è stato. Tranne per chi, come me, ha amato questi film alla follia, magari affondando le unghie nel bracciolo del divano delle mie zie ogni volta che Marty McFly faceva tardi al suo appuntamento con il fulmine verso il 1985. All’epoca ci bastava un tasto sul telecomando o una vecchia vhs per essere felici un paio d’ore.
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