Quentin Tarantino è un genio? Sicuramente è uno dei cineasti più interessanti tra quelli mainstream contemporanei.
Abbiamo pensato: quale riscontro di critica hanno avuto le pellicole di Quentin Tarantino? Io ho i miei preferiti, come tutti d’altra parte, ma ci sono degli indici imprescindibili di cui tener conto, come per esempio le percentuali di RottenTomatoes – che abbiamo riportato tra parentesi accanto a ogni titolo.
Four Rooms (13%)
Si tratta di un lavoro collettivo, in cui Tarantino, insieme a Alison Anders, Alexander Rockwell e Robert Rodriguez ha realizzato un episodio d’insieme. La storia è ambientata nella notte dell’ultimo dell’anno in un albergo decadente, in cui un fattorino (Tim Roth) è alle prese con il suo primo giorno di lavoro, e deve dividersi tra una congrega di streghe, una coppia intenta in giochi psico-sessuali, i figli di un re messicano della droga e dei cinematografati ubriachi e in vena di follie. Se dovessi scegliere un episodio preferito, non sarebbe quello di Tarantino ma di Rodriguez – cioè l’episodio del gangster messicano, che poi è interpretato da Antonio Banderas. Tuttavia non mi sembra che questa sia una pellicola da affossare, anzi è invecchiata benissimo.
Grindhouse – A prova di morte (65%)
Due tra le pellicole di Tarantino che preferisco sono agli ultimi posti per la critica di RottenTomatoes. Una di queste è A prova di morte, che parla di due distinti gruppi di ragazze – più una singola, Rose McGowan – che affrontano un serial killer misogino, Kurt Russell. Il film è un omaggio alle donne, alla loro forza e anche alle loro chiacchiere – la scena in cui la macchina da presa fa un giro di 360 gradi intorno alle attrici, così come ne Le Iene, è ispirata a una scena analoga di Hannah e le sue sorelle. Il film è potente, con molta azione e attrici bravissime. E una poesia di Robert Frost.
The Hateful Eight (74%)
È un altro dei miei preferiti, anche se i suoi detrattori lamentano una scarsità d’azione. È palesemente ispirato a 10 Piccoli indiani e La Cosa e parla di insolite umanità concatenate dal caso che si ritrovano a trascorrere due giorni, mentre fuori infuria una tempesta di neve, nella Minnie’s Haberdashery, l’emporio di Minnie. A metà del film una sorpresa, con una backstory crudele. C’è in questo film una scena cult: quella in cui Russell distrugge la chitarra che Jennifer Jason Leigh sta suonando: la chitarra era un pezzo da museo che a quanto pare Tarantino ha ripagato, promettendo al museo di non chiedere mai più oggetti in prestito. Né Russell né Leigh – che si era offerta di acquistare lo strumento a fine riprese – conoscevano il reale valore storico della chitarra, ma l’attrice vi si era affezionata e sul suo copione non c’era scritto che sarebbe stata distrutta. La sua reazione è completamente spontanea.
Sin City (77%)
Non è un film di Tarantino ma di Rodriguez, anche se in un episodio Tarantino fa da guest director. Parliamo di quello: si intitola Un’abbuffata di morte ed è interpretato da Clive Owen e Benicio Del Toro. Racconta dell’assassinio di un uomo invadente e del tentativo di un eroe di occultare le prove e salvare una comunità di prostitute, mantenendo salva una tregua con la polizia.
Kill Bill vol. 2 (84%)
Un punto percentuale in meno del film precedente. Eppure Kill Bill vol.2 raggiunge vette altissime nelle scene d’azione. Tarantino fu in difficoltà: come si fa a catturare lo stesso entusiasmo che il pubblico ha provato a vedere Beatrix Kiddo contro gli 88 Folli? Così ci ha regalato una lotta con ben due spade di Hattori Hanzo tra Beatrix ed Elle Driver.
C’era una volta a Hollywood (85%)
Un altro dei miei preferiti: è la storia di un attore in crisi (Leonardo DiCaprio) e del suo migliore amico stuntman (Brad Pitt). I due si muovono in una Hollywood popolata di hippie, ignorando che alcuni di essi sono i sanguinari emissari di Charles Manson. Ci sono ben tre scene cult in questo film: la lotta tra Bruce Lee e lo stuntman Cliff, la lotta tra Cliff a uno della Manson Family allo Spahn Rance, la lotta tra Cliff e Rick (nonché la pitbull Brandy, perché le femmine nei film di Tarantino sono sempre le più forti) con la Manson Family. Il finale rivisita completamente la storia realmente accaduta e spiega il titolo del film: è una fiaba. E ci fa pensare che la realtà sarebbe di gran lunga migliore se fosse scritta e diretta da Quentin Tarantino.
Kill Bill vol. 1 (85%)
Un film epico che non ha bisogno di presentazioni. Vi basti pensare che è con esso che il mondo profano ha conosciuto Zoe Bell, stuntwoman incredibile che si è occupata di essere la controfigura di Uma Thurman, e che poi ha interpretato altri ruoli nei film successivi di Tarantino.
Django Unchained (87%)
Devo ammetterlo, non ho restituito il giusto a questo film quando è uscito, anche se resta quello di Tarantino che mi piace di meno. È una pellicola cui si deve dare più di una possibilità, molto ironica, che esce sulla lunga distanza. Ma che deve molto a Via col vento.
Jackie Brown (87%)
Un altro mio preferito – come tutte le storie spiccatamente femminili di Tarantino. La protagonista è una hostess di mezza età, con piccoli reati di droga alle spalle. Viene incastrata tra un grande spacciatore e la polizia, ma riesce a gabbarli tutti con la sua intelligenza.
Bastardi senza gloria (89%)
L’incontro tra Tarantino e Pitt ha del mitologico. Ma anche quello Anche qui Tarantino rivisita la storia com’è realmente accaduta, ma ambientandola stavolta non alla fine degli anni ’60 ma durante il nazismo. La storia è collettiva e presenta diversi punti di vista, diversi protagonisti. Senza dimenticare un fantastico Christoph Waltz.
Le Iene (92%)
Un gruppo di rapinatori organizza un colpo. Nessuno conosce l’altro, tranne i due capi che conoscono tutti, ma non sempre bene. Perché c’è un infiltrato della polizia, un traditore tradito. È stata la prima pellicola da regista di Tarantino, un esordio spumeggiante molto differente da altre opere prime. Se andiamo a guardare le opere prime degli altri registi sono tutte diverse dalla loro produzione successiva. Segno che Tarantino è riuscito a non tradire la sua formula e che la sua vena non si è ancora esaurita. Per nostra fortuna.
Pulp Fiction (92%)
Seconda pellicola di Tarantino, la più celebrata e a ragione. Anche qui siamo di fronte a una narrazione collettiva, a storie che si concatenano, ma non come accade in altri film come America Oggi – all’epoca già uscito – o Magnolia. Tutti i personaggi che si susseguono sullo schermo sono profondi, interessanti, ben tratteggiati. Anche se, come in tutti i film di Tarantino, sono ispirati a qualcos’altro. Da dove vengono Jules e Vincent per esempio? Da Diritti all’inferno di Alex Cox.
Una vita al massimo (93%)
C’era una volta un giovane commesso di un negozio di home video che guardava tutti i film a disposizione. Non è la trama di Clerks, perché questo giovane commesso sognava di girare i film in prima persona e alla fine ci è riuscito. Ma prima di diventare un regista ha scritto questa straordinaria sceneggiatura che Tony Scott ha poi girato, modificando però il finale scelto da Tarantino. Per questa ragione l’Alabama del film non è quella di cui si parla ne Le Iene, che ha avuto un destino molto differente.