In occasione della Pasqua, abbiamo scelto una serie di titoli in cui la figura di Gesù Cristo è centrale, parodiata ma anche simbolica.
Su queste pagine vi abbiamo parlato già in due occasioni di Gesù Cristo al cinema, che in fondo non è una superstar ma la superstar: c’è una puntata di Rrobba ti coma che parla appunto di Jesus Christ Superstar, il musical sulla passione rock, e c’è un approfondimento su Dogma di Kevin Smith con il suo Buddy Christ. Così ho pensato di scegliere i miei film preferiti sul tema, e non è stato facile, soprattutto glissando su Roberto Rossellini e Franco Zeffirelli.
1. L’ultima tentazione di Cristo
È quello che più amo in assoluto: diretto da Martin Scorsese, Gesù è interpretato da Willem Dafoe, Maria Maddalena di Barbara Hershey, Giuda da Harvey Keitel e Ponzio Pilato da David Bowie, mentre due apostoli sono Harry Dean Stanton e John Lurie (e come poteva non piacermi questo film?). Alla sua uscita ero una bambina, ma ricordo perfettamente le critiche sulla stampa: perché realizzare un film del genere che offende la figura di Cristo? Sì, qualcuno si è sentito offeso, ma non si tratta assolutamente di un’offesa alla figura di Cristo. C’è una sequenza di scene in particolare, sul finale: Gesù è sulla croce, sta per morire e immagina come sarebbe essere salvato da Dio. Immagina la sua vita con le due mogli, Maria Maddalena e Marta di Betania, con tanti figli. Lo spettatore vede così la doppia natura di Gesù, da un lato dio dall’altro uomo. Ma alla fine Gesù decide di essere il Messia, decide di compiere il destino per cui è mandato sulla terra: il suo non è un cedimento, ma solo l’ultima tentazione del titolo, dopo quei 40 giorni di tentazioni con Satana nel deserto.
2. Brian di Nazareth
Può un film dei Monty Python essere spirituale come pochi altri? La risposta è sì. Questa pellicola diretta da Terry Jones racconta cosa significhi essere esattamente come Gesù ma non essere l’eletto, seguire una vita rivoluzionaria senza essere seguito e poi morire sulla croce per un errore giudiziario ed essere perseguitato anche là sopra senza poi godere della gloria dei posteri. Eh sì, insomma, a Brian non va per niente bene, anche se i puri di cuore si berranno certamente Dio. Tuttavia è sempre necessario vedere il bicchiere mezzo pieno. O forse tutto pieno.
3. Il Vangelo secondo Matteo
È uno di quei film che ti inducono a desiderare di visitarne le location, soprattutto quelle in Basilicata. Benché la censura abbia cercato di ostacolarne la bellezza, c’è un fatto innegabile: la critica ha riconosciuto al regista Pier Paolo Pasolini quanto la sua opera fosse in effetti aderente al “libro”, cioè al vangelo di Matteo. L’anno prima Pasolini era stato condannato per vilipendio alla religione, per via del suo episodio La ricotta, contenuto in RoGoPaG. Parliamo tanto di analfabetismo funzionale oggi in Italia, ma non è che i contemporanei di Pasolini avessero la sensibilità per comprendere il significato di ciò che scriveva e che girava, evinco. Nulla dell’opera di Pasolini è contraria alla fede (con la religione era invece un altro paio di maniche), anzi il regista sembra essere da sempre e per sempre alla ricerca della spiritualità che è dentro ogni cosa.
Bonus: Il cattivo tenente
Si tratta chiaramente di un film sulla fede e sulla discesa verso il fondo di un poliziotto che si lascia tentare dal peccato, e quotidianamente viene a patti con il Male, dallo stupro di una suora ai suoi propri vizi sottolineati da una canzone di Johnny Ace. Cosa c’entra Gesù? C’è una scena in particolare, la visione in chiesa di un Cristo sofferente ma benevolo, che è fortemente simbolica nel film di Abel Ferrara. C’è sempre una strada per la redenzione, ma la redenzione della strada è tutt’altra cosa e passa per la morte. Perché la strada non perdona, soprattutto se la sfidi ripetutamente.