Spring Breakers è una pellicola complessa e sicuramente non per tutti: probabilmente però il montaggio può unire tutti i cinefili.
Essendo una fan di James Franco, cerco di vedere quanti più tra i suoi film disponibili sulle piattaforme a cui sono abbonata. Ho però trovato un po’ di difficoltà a iniziare a vedere Spring Breakers e non solo perché Franco appare solo dopo i primi venti minuti. Ho iniziato a percepire questo film con noia ed è andata avanti per un po’, nonostante le rimostranze di un amico che ha lasciato intendere non troppo che non ci capisco poi tanto. Magari è vero. E quindi a un certo punto mi sono detta: e Spring Breakers sia, l’ho visto tutto d’un fiato.
Devo ammetterlo, la storia non fa per me. La trama racconta di quattro studentesse universitarie che partono in Florida per lo spring break, le vacanze di primavera. Tre di loro, dato che sono tutte al verde, rapinano un locale con delle pistole ad acqua, ma si accoda a loro una quarta amica, Faith, decisamente religiosa e molto devota. Le quattro giovani si divertono e provano a cercare loro stesse, ma durante una festa vengono arrestate. A pagare la cauzione è uno specie di gangster, Alien, che le ha notate e offre loro di trascorrere delle giornate insieme. Faith torna a casa: non le piace Alien, le fa quasi paura. Un’altra delle ragazze torna a casa dopo una sparatoria con il rivale di Alien in cui la giovane resta ferita. E allora Alien organizza una vendetta, in cui però resta ferito a morte: saranno le due studentesse rimaste con lui però a vincere contro i suoi rivali e restare, come aveva profetizzato Alien, spring breakers per sempre.
Nel cast, oltre a Franco, ci sono Selena Gomez nel ruolo di Faith, Vanessa Hudgens, Ashley Benson e Rachel Korine, moglie del regista del film Harmony Korine. Una caratteristica affascinante della pellicola è senz’altro la colonna sonora, all’interno della quale lo stesso James Franco canta un brano di Britney Spears, in una scena in cui le ragazze ballano come le tre Grazie, ma con un passamontagna rosa e imbracciando fucili d’assalto. Una revisione acida di La danza di Henry Matisse.
Ora però vi racconto cosa, oltre la suddetta scena, mi piace molto di Spring Breakers. La cosa che ho gradito di più è il montaggio: rallenta molto la narrazione, ma al tempo stesso ne fa crescere l’intensità. Ci sono ampi spezzoni in cui il montaggio delle riprese, ben accompagnato dai suoni, crea una sorta di eco nello spettatore. L’eco viene esaltata anche da alcune parti mono e dialogiche, soprattutto quelle in cui Franco ha la battuta, spesso breve e di forte impatto. E probabilmente, mi viene da pensare, che in realtà la scelta dello sceneggiatore, che è lo stesso Korine, di presentarcelo quasi in medias res, sia legata al fatto che è lui stesso il vero protagonista del film, una sorta di narratore onnisciente che però muore prima della fine, lasciando la propria voce echeggiare appena prima dei titoli di coda, tra colori fortemente psichedelici e onirici.
Questo è sicuramente uno dei personaggi più interessanti di Franco, benché non sia multiforme come altri interpretati nella sua carriera precedente e successiva. Alien è monolitico, ma lo spettatore sospende ancora una volta, come spesso capita con i suoi personaggi, il giudizio morale nei suoi confronti, restando incantato dal suo eclettismo sullo schermo, oltre che nella vita reale.