Con la morte di Franco Battiato se ne va l’artista più zen che abbia mai intervistato.
Non ricordo tutto precisamente, ma forse quella a Franco Battiato è stata la prima intervista importante della mia vita. Non mi ricordo dove eravamo, né perché. Ricordo che ero andata lì con un collega antipatico e che all’epoca ero fidanzata con un ultrà. Non mi ricordo neanche per quale testata lo intervistai, in fondo parliamo di circa 15 anni fa. Né mi ricordo tutte le domande che gli posi.
Una sì però. Gli chiesi cosa pensasse del fatto che gli ultrà del Lecce utilizzassero una sua canzone, Sentimiento Nuevo, per i loro cori allo stadio. Lui rispose:
Non so cosa pensare. Lo sto apprendendo ora da lei. Dovrò meditare.
Tutto qui, flebile come un incantesimo in cui è bellissimo perdersi. Ma è un ricordo che spero di portarmi dietro per tutta la vita.
Sarebbe difficile per me ripercorrere i momenti della vita in cui Battiato ha fatto da colonna sonora. Da quella volta che ero bambina sulle giostre del santo patrono con Cuccuruccucù, fino alle cover di E ti vengo a cercare dei Csi e L’animale di Carmen Consoli, fino a quell’omaggio di un altro artista che amo molto e che mi fa svegliare romantica la mattina (parlo di Pantelleria di Gianluca De Rubertis, che ha affermato di essersi ispirato proprio a Battiato).
Da cinefila però devo ammettere che c’è un brano particolare di Battiato cui sono più affezionata di altri.
Si tratta di una scena di Bianca di Nanni Moretti con il sottofondo magnifico di Scalo a Grado. Poi Battiato è legato anche a un altro dettaglio del cinema di Moretti: ha realizzato una cover di Insieme a te non ci sto più di Caterina Caselli, un brano molto amato da Moretti che l’ha usato sempre in Bianca e poi ne La stanza del figlio.
Ci mancherai davvero, Maestro. «Chi se ne va che male fa».