Dire che Cient’anne, che deve la sua fama a tre volti noti di Napoli, sia un film trash è molto riduttivo.
di Paolo Merenda
Innanzitutto, se il successo di un lavoro cinematografico è dato dal pubblico, su Napoli e zone limitrofe Cient’anne è un capolavoro, e ancor di più Annaré, pellicola dell’anno precedente con il cantante Gigi D’Alessio come protagonista. Annaré in particolare, sempre di Ninì Grassia e con Fabio Testi nel cast, a Napoli era nelle sale lo stesso periodo di Titanic e La maschera di ferro, riuscendo a batterli per media di incassi nel primo weekend di programmazione. Con Cient’anne i numeri sono stati meno eclatanti, ma più continui nel corso dei due decenni intercorsi dal 12 febbraio 1999, data del lancio.
Parliamo comunque di un cast rispettabilissimo: attorno a Gigi D’Alessio ruotano Mario Merola, Giorgio Mastrota e George Hilton, che vanta una carriera di tutto rispetto con dei ruoli western importanti. Il protagonista, Gigi Merola, è il figlio adottivo di Mario Merola (che interpreta se stesso), e si innamora di Laura (Cristina Parovel), fidanzata di Sergio De Angelis (Giorgio Mastrota), figlio a sua volta di Mario De Angelis (George Hilton), datore di lavoro di Gigi stesso. Molte scene si svolgono alla Sonrisa, struttura che dal 2014 è diventata la location de Il boss delle cerimonie, che ha poi cambiato nome ne Il castello delle cerimonie.
Tra la storia d’amore segreta, un tentativo di omicidio con risvolti quasi comici e un finale con colpo di scena e immancabile canzone di Mario Merola nei momenti più impensati (in questo caso con l’uomo che ha appena avuto un attacco di cuore e canta in barella all’ospedale), è tutto in bilico con il nonsense, ma si fa vedere appunto per i particolari che mettono a dura prova la sospensione dell’incredulità.
Buona comunque, nell’ottica appena descritta, anche la scelta dei ruoli minori, come Alì, il venditore abusivo che sale in auge a un certo punto della storia: interpretato da Luigi Tamburrino, è lo stesso personaggio che Tamburrino aveva portato avanti a Telegaribaldi, programma che ha contribuito a lanciare diversi volti della comicità partenopea, come Antonio D’Ausilio e Michele Caputo, visti successivamente al Pippo Kennedy Show con Serena Dandini e Corrado Guzzanti e a Zelig, oppure ancora Alessandro Siani, Biagio Izzo e Rosalia Porcaro (iconica la sua Valentina Ok, omaggio a Valentina, popolare cantante trans famosissima al Sud Italia e originaria di Parete).
Una domanda: se siete appassionati di cinema, magari di David Lynch o Quentin Tarantino, perché dedicare un’ora e mezza abbondante a Cient’anne? Perché, nel suo piccolo, ha fatto la storia e ha creato un filone proseguito per qualche tempo, con altri cantanti neomelodici alle prese con film scritti apposta per loro. Ma Cient’anne ha portato in scena il vero rapporto lavorativo/d’amicizia tra Merola e D’Alessio, con il titolo che si rifà alla canzone che ha lanciato Gigi D’Alessio, fine pianista, a dispetto di eventuali critiche sulle doti canore, e appunto pianista di Mario Merola, per cui scrisse Cient’anne che venne incisa come duetto nel 1992.