Più di venti anni dopo, i social sono ancora pieni di video dedicati a un personaggio, pupazzo Gnappo, nato in un programma della Gialappa’s, Mai dire Maik.
di Paolo Merenda
Nel 2000 venne lanciato, e rimase in tv fino al 2001, per due stagioni, l’ennesimo programma della Gialappa’s Band, Mai dire Maik, la loro versione dei quiz a premi. Chiaro omaggio, seppur dissacrante, dei quiz televisivi di Mike Bongiorno, fece parte delle produzioni firmate Marco Santin, Carlo Taranto e Giorgio Gherarducci, le tre voci senza volto della Gialappa’s (almeno nei programmi, perché non hanno fatto mai mistero sulla loro identità). Come presentatori, tre artisti di spessore: Cologno De Luigi (ovvero Fabio De Luigi), Mimmo Orientabile (interpretato da Maurizio Crozza) ed Ellen Hidding.
Tutti loro hanno fatto carriera, con Ellen Hidding in particolare che ha trovato casa, dopo diverse esperienze televisive, a Melaverde, su Canale 5, che presenta dal 2010. Ma in Mai dire Maik giravano diversi personaggi, come l’indimenticabile Pupazzo Gnappo, un pupazzone con le fattezze di una rossa formica gigante, portato avanti in modo perfetto da Ugo Dighero.
Il suo punto di vista cinico, le storie macabre, splatter e oscene, i finali riscritti in modo da strappare una risata su Cappuccetto Rosso, Aladino e molti altri che morivano tra atroci sofferenze, il tutto fatto passare come «il momento dei bambini». Un mix talmente bizzarro da risultare originale e appassionante: non nego che era il motivo principale per cui vedevo il programma, perché d’improvviso poteva presentarsi e dire, rivolto ai concorrenti, «è stato scientificamente dimostrato che una volta ogni milione di pigiate del pulsante, scatta una scarica di un milione di volt. Tanta fortuna!» e andava via. Augurava «tanta fortuna» anche quando qualcuno tra Gialappa’s, presentatori o altri mancavano per qualche motivo, aggiungendo una spruzzata da menagramo alle storie per i bambini.
Il fatto era che sapeva come, in un minuto circa, richiamare elementi di una fiaba famosa, disegnarli in maniera suadente, quasi farti pensare al lieto fine… e poi morivano tutti, di preferenza cremati o bruciati vivi. Un esempio: Aladino viene rinchiuso nella grotta col tesoro dal mago Paranza (uno dei tormentoni del pupazzo Gnappo), trova la lampada, la sfrega e quindi… il genio esce in una vampata, e le fiamme bruciano completamente il volto di Aladino, incenerendolo. Quindi, il genio crema il cadavere e torna nella lampada. Basta, un lampo nella notte e andava via.
Se tutto ciò non potesse bastare a farlo ricordare ancora oggi, come in effetti è, c’erano delle backstory tra lui e Mimmo Orientabile: quando uno dei due voleva portare l’altro a più miti consigli, nominava un parente, un luogo o un vago accenno a un episodio poco chiaro del passato, con la reazione sempre ossequiosa, come se entrambi avessero un mucchio di scheletri nell’armadio.
Se fate un giro su Facebook, troverete numerosi filmati, e vi consiglio di tuffarvi nei primi anni 2000, sia per quanto Ugo Dighero sapeva essere esilarante nei panni del formicone rosso, sia per chi vuole imparare l’arte del teatro (un’altra passione di Dighero, molto eclettico) e vedere come si passa in un istante da un fagiolo magico che assicura a una famiglia modesta un buon futuro, a una testa fracassata col resto del corpo che, manco a dirlo, va cremato.