Nel 1982 i Tears for Fears lanciavano Mad World, pezzo che riuscì a prendersi le luci della ribalta solo nel 2001 con una cover e un film di cui faceva parte della colonna sonora.

di Paolo Merenda

Di alcune canzoni, al nominarne il titolo, viene in mente una melodia precisa, ma siamo sicuri che si tratti sempre dell’originale e non di qualche cover così ben fatta da aver soppiantato la versione da cui è partito tutto? È il caso forse di Mad World, dei Tears for Fears (1982), che è andata incontro a diverse cover, come quella di Gary Jules che l’ha impreziosita non poco (2001) e fra le altre il tributo della nostra Elisa, datato 2009.

Il pezzo nasce nei pieni anni ’80, e quindi risente in modo netto di quegli influssi musicali, con campionature, sintetizzatori e ritmi sincopati in alcuni punti. Roland Orzabal e Curt Smith in realtà le avevano studiate tutte per dare un diverso registro sonoro, ma Mad World fa parte del loro album di esordio, The Hurting, prodotto dalla Polygram, e per dei giovincelli lanciati nell’olimpo musicale il parere di un dirigente della Polygram, Dave Bates, fu decisivo per apportare dei cambiamenti che lo resero un singolo che svettava sugli altri pezzi.

Non credo che sia stato un male, perché il testo, e quello sì che è arrivato fino a noi, ha reso giustizia al duo, e i Tears for Fears sono ricordati anche per Mad World. Tutto verte intorno al male di crescere, più che quello di vivere, e al ritmo frenetico, a volte senza motivo, che avvolge la società. È un grido a voce bassa che invita tutti a rallentare, a fermarsi di tanto in tanto per ammirare il panorama e godersi il momento. Tanto, come è ovvio, ci sarà sempre la possibilità e il tempo di tornare a correre. E magari ballare in modo che sembra fuori sincrono ma non lo è affatto, come si vede nel videoclip ufficiale.

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Quella di Gary Jules è forse la versione più famosa. Inserita nell’album Trading Snakeoil for Wolftickets del 2001, è diventata più cupa e introspettiva, e nello stesso anno venne scelta per fare da colonna sonora di Donnie Darko. È il salto definitivo: Donnie Darko diverrà un cult, indicato tra i migliori film della storia, e porterà con sé tutti in alto, dagli attori (Jake Gyllenhaal, Jena Malone, Drew Barrymore, Maggie Gyllenhaal, Patrick Swayze e altri) alle musiche, con Mad World certificato disco d’oro. Il videoclip parte da un’idea semplice ma di sicuro impatto, ed è da seguire con attenzione. (Nel film c’è un montaggio interessante però, ad accompagnare il brano).

Alcuni altri artisti, come gli Imagine Dragon, l’hanno rielaborata, ma è difficile non citare l’italiana Elisa, classe 1977, che già nel 2009 nell’album Heart aveva inserito una versione di Mad World che sembra a metà tra i Tears for Fears e Gary Jules. I cambi di ritmo sono diversi, e lo stesso vale per la voce della triestina, prima calma e suadente, poi acuta e infine di nuovo calma. Queste montagne russe servono a cogliere l’essenza stessa del pezzo, con il disagio adolescenziale di vedere i “grandi” correre, a volte con stupore e voglia di crescere, a volte quasi con il classico disprezzo dei giovani nei confronti degli adulti, ai loro occhi ormai vecchi. Nel video allegato, la traduzione in italiano del testo per coglierne tutte le sfumature.

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