L’estate del mio primo bacio è una commedia delicata e coinvolgente sul tema dell’amore non corrisposto.

Nel 2006, il fratello di Paolo, Carlo Virzì, che solitamente si occupa delle colonne sonore dei film del congiunto, gira il suo primo (di solo due per ora) film da regista: L’estate del mio primo bacio. Che naturalmente è un film pieno di musica: Cure, Venus in Furs, Nada. Tutto ciò che di meglio hanno partorito gli anni ’80 in termini musicali è in questa pellicola. Che crea un contatto diretto con lo spettatore, riportandolo direttamente a quel decennio, innescando un processo di ricordi e nostalgia.

L’estate del mio primo bacio ci catapulta verso un cambiamento epocale: i problemi dell’infanzia e delle famiglie, anche laddove esiste agiatezza ma si percepiscono incomunicabilità e alienazione, irrompono sullo schermo. False amicizie, disturbi alimentari, bisogno d’affetto: sono queste le problematiche che attanagliano Camilla e le sue coetanee. In più Camilla, infarcita di cultura sociale proveniente da Dallas e altre soap opera, è convinta che quella del 1987 sarà l’estate del suo primo bacio.

E in un certo senso è quello dell’ultimo. La storia de L’estate del mio primo bacio è infatti quella di Camilla, ereditiera di una ricca famiglia romana in vacanza sull’Argentario. Camilla si innamora di Adelmo, giovane proletario del luogo che si occupa della piscina della sua casa. Ma Adelmo è più grande di lei, è fidanzato, e lei cerca di innescare in lui un sentimento di pietà. Salvo voltargli le spalle di fronte alle proprie conoscenze romane dell’upper class. Sullo sfondo si muovono gli altri personaggi: i genitori di Camilla – un padre che tradisce la madre con una donna più giovane e una madre casalinga disperata che cerca di scrivere una triste autobiografia lunga una pagina – l’amica Lavinia che ogni giorno chiama il Telefono Azzurro per denunciare il padre, un famoso psicologo infantile che della figlia non ha capito nulla, il neuropsichiatra Aurelio Sabatini che non trova sbocchi nella sua vita e per i pazienti dell’ospedale pubblico mai aperto in cui dovrebbe lavorare, ma soprattutto Maddalena, governante di famiglia, che alla fine della vacanza lascia la casa per sposare il coetaneo Ordenerre, conosciuto per corrispondenza, lasciando Camilla da sola. È di Maddalena, nelle primissime scene, l’unico bacio che Camilla riceve nel film.

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Il cast è fantastico e comprende Laura Morante, Neri Marcorè, Gigio Alberti, Regina Orioli e Paola Tiziana Cruciani. Camilla è interpretata dall’allora esordiente Gabriela Belisario, che potreste aver visto in panni inediti e interessanti, anche se praticamente da comparsa, in due film di Paolo Sorrentino: La grande bellezza e Youth – La giovinezza.

Questo è uno di quei film che ho visto tante e tante volte e non solo perché da anni è disponibile nel catalogo di RaiPlay. Mi sono ritrovata spesso a sentirmi come Camilla, non tanto per via dell’amore non corrisposto che ovviamente mi è capitato, ma per quella sua incapacità di muoversi nel mondo senza comprendere appieno e a sua volta trovare comprensione. Il mondo di Camilla è ideale, fatto di immaginazione: dietro la sua realtà patinata c’è in realtà molta solitudine, due genitori che forse non la amano davvero, e molta falsità tra quegli amici di famiglia, una cerchia in cui apparire conta molto più che essere.

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