La morte dell’attore Libero De Rienzo ci ha molto sconvolti, non solo per la sua giovane età e quello che la sua arte aveva ancora da offrire, ma anche per l’identificazione che ci ha offerto in questi anni.

Non ci sono parole abbastanza significative per dire quanto la morte di Libero De Rienzo ci abbia scossi. Su queste pagine vi abbiamo parlato di film come la trilogia di Smetto quando voglio e de La kryptonite nella borsa, tra l’altro ambientato nella sua Napoli. De Rienzo era un attore trasversale, capace di piacere ai giovanissimi, ai suoi coetanei ma anche a coloro che erano un po’ più in là con gli anni.

Dalla fine degli anni ’90 a oggi l’abbiamo visto in diversi film: è stato in biopic, in commedie, ma ci ha anche mostrato la sua verve drammatica. Da buon napoletano però riusciva, pur senza avere particolari intonazioni dialettali nella sua voce, a farci sorridere come pochi. Il merito era in quel suo modo di esprimersi, nei tempi comici che rispettava e incoraggiava, nella battuta lapidaria di chi dice sempre la verità, sempre cosa pensa. Erano così i suoi personaggi (anche se non ne mancava qualcuno più “ingessato”, vedi I due papi), e probabilmente ci resteranno nel cuore sempre, per sempre giovani, per sempre caustici e per sempre ribelli.

Nei primissimi anni 2000, mio fratello mi diede il dvd di Santa Maradona. Mi disse: «Guardalo, non è un granché, ma è divertente perché c’è Libero De Rienzo». È probabilmente una delle poche cose delle quali fui d’accordo. Santa Maradona è un film carino, generazionale, che però ho riguardato più volte solo per lui, Libero. Che, da comprimario, aveva scene da assoluto protagonista, il grillo parlante, la voce della ragione. Ed è così che lo voglio sempre ricordare.

Sai, Libero, avevi ragione. L’amore non è una scureggia nel cuore. Però dobbiamo dirti grazie se ci hai aperto gli occhi sulla bellezza. Questa tua curtain call fa male.

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