Holly e Benji sono due fuoriclasse del calcio giapponese che hanno lasciato un segno indelebile nei bambini italiani del 1986, che per primi hanno visto i cartoni animati del duo.
di Paolo Merenda
Oliver Hutton e Benjamin Price sono due nomi che per i trentenni-quarantenni di oggi significano il Calcio. Prima di Maradona, Platini, Rummenigge e tanti altri, i bambini dell’epoca hanno scoperto questo sport nel 1986, con un cartone animato destinato a diventare storico e monopolizzare le chiacchierate con i coetanei come adesso ci riesce un Mondiale, un Europeo o le fasi finali di Champion’s League.
E quindi, perché nel reboot (non poteva mancare anche qui il reboot, format ormai diffusissimo) il titolo è Capitan Tsubasa? (Tsubasa, in giapponese, vuol dire «ali», perché Holly ha le ali ai piedi).
Facciamo un passo indietro. Mila e Shiro, due cuori nella pallavolo (non mentite, l’avete letta cantando), è un esempio emblematico: nato da un manga (fumetto) giapponese del 1984 poi diventato un anime (cartone animato) di successo, ha come titolo originale Attacker you! e parla principalmente di Mila Hazuki (che in origine nemmeno si chiamava Mila, ma Yu) e della sua scalata al successo nella pallavolo. La storia d’amore con Shiro non era marginale, ma semplicemente non c’era affatto. Solo che, all’arrivo dell’anime in Italia e su altri mercati, si preferì dare un forte traino con la trama tenera tra l’allieva e il maestro, tanto che alcune scene vennero doppiate aggiungendo frasi a effetto. Ma in realtà, Jun Makimura e Shizuo Koizumi (i creatori dei volumi di fumetti) non ci avevano nemmeno pensato all’eventualità.
Cosa c’entra Holly & Benji? Per fortuna la storia dell’anime (gran parte dei cartoni animati giapponesi che sono passati nel corso dei decenni sulle tv italiane vengono da fumetti realizzati in terra nipponica) non si discosta molto. Tranne nei nomi, infatti chiamare oggi Capitan Tsubasa il numero 10 più famoso dei cartoni è semplicemente un ritorno al passato, dato che era stato creato col nome Tsubasa Ōzora, e venne tradotto e anglicizzato sempre per dare un traino maggiore, in luogo di nomi difficili da pronunciare per i bambini dell’epoca.
Capitan Tsubasa è un manga di Yōichi Takahashi risalente al 1981. Il fumetto divenne un anime nel 1983, e arrivò in Italia nel 1986, dove il nome della prima serie del cartone animato fu Holly e Benji – Due fuoriclasse. Questi 128 episodi hanno formato calciatori come Alessandro Del Piero e Gennaro Gattuso, che si avvicinarono al calcio dopo aver visto le prodezze di Holly, con risultati egregi, come il titolo di campioni del mondo nella competizione del 2006, l’ultimo Mondiale vinto dall’Italia per ora. Si è appurato che la nazionale giapponese sia migliorata di qualità perché molti calciatori attuali erano innamorati di ciò che facevano Holly, l’arcinemico Mark Lenders, Benji Price, Julian Ross (forse il più amato dopo Holly), i gemelli Derrick e gli altri. E tutti ricordano ancora la sigla originale, cantata da Paolo Picutti (Cristina D’Avena sarebbe arrivata dopo, nel 1999, con la seconda serie intitolata Che campioni Holly e Benji!), che accompagnava ogni puntata, e che segnava l’ingresso, il portale magico per il loro mondo.
Ma, se Holly era quindi Tsubasa Ōzora, quali altri sono i nomi che abbiamo sempre conosciuto in modo “errato”? Mark Lenders era Kojiro Hyuga, Julian Ross invece Jun Misugi, Tom Becker si chiamava Taro Misaki, Benjamin Price… A lui arrivo tra poco. Un ultimo nome, la famosa New Team. Nemmeno quello è il nome originale, la squadra si chiamava Nankatsu (la N sulle magliette indica almeno la stessa iniziale).
Il tributo maggiore, a mio avviso, è stato quello dei Gem Boy, una canzone carica di comicità basata su cose in effetti vere, tra cui il campo lungo diversi chilometri costruito in cima a una collina. Tra l’altro, lo stadio collinare fu una scelta ben precisa dei disegnatori del cartone animato: in questo modo la porzione di campo visibile era minore rispetto all’eventualità che fosse stato pianeggiante, e i disegnatori non dovevano perderci la vista realizzando 22 calciatori ogni volta. Ci avevate mai pensato?
E ora vi lascio con lo splendido pezzo dei Gem Boy… Ah, sì, Benji Price. Il vero nome lo avete avuto davanti agli occhi per decenni, per tutto il tempo: il cappellino che indossava, cosa c’era scritto sopra? Vi aiuto io, W. Genzo, perché il nome originale del personaggio nel fumetto era Genzo Wakabayashi. Il fenomeno tra i pali aveva il cappello personalizzato, ed è stato inquadrato letteralmente centinaia di volte. Ma allora non sapevamo quale fosse il suo nome.