Lo svedese Mikael Håfström ha diretto John Cusack e Samuel L. Jackson, tra gli altri, in 1408, basato su un racconto senza altissime pretese di Stephen King, ma trasformato in un pregevole film.
di Paolo Merenda
Con il passare del tempo, gli attori che hanno esperienze importanti alle spalle sono sempre di più. Ma riunire John Cusack, Samuel L. Jackson, Mary McCormack e Jasmine Jessica Anthony, tutti diretti da Mikael Håfström (che nel frattempo ha lavorato con sir Anthony Hopkins ne Il rito oltre a Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger in Escape Plan), è un’attestazione di stima verso il prodotto su cui si muove il magico mondo di Hollywood. E 1408 è davvero interessante nella sua genesi.
Il breve racconto omonimo è contenuto nella raccolta di racconti Tutto è fatidico del 2002, non una delle pietre miliari del suo autore Stephen King, diciamolo pure. Ma i produttori nel 2007 hanno saputo cogliere la potenza dell’idea, cioè la versione kinghiana della casa stregata (in questo caso una stanza d’albergo stregata) su cui indaga uno scrittore che si occupa di posti infestati.
La backstory di Mike Enslin, una figlia morta di cancro che ha causato anche la fine del matrimonio, viene aggiunta e perfezionata nella pellicola, dando al suo volto John Cusack modo di brillare. A lui, l’eroe senza macchia con un passato difficile, fa da contraltare il direttore dell’hotel, Gerald Olin, un Samuel L. Jackson che sembra aver attinto da alcune pieghe di Olin per interpretare il cacciatore di taglie Marquis Warren in The Hateful Eight, 7 anni più tardi. La moglie di Mike, Lily Enslin, e soprattutto la figlia (che compare nelle vesti di spettro in quanto morta di cancro in passato, come detto prima) Katie, aggiungono spessore. Jasmine Jessica Anthony in particolare, la piccola Katie Enslin, ha esordito in un ruolo di contorno nel 2002 nella pellicola Prova a prendermi, diretta da Steven Spielberg, con Leonardo DiCaprio, Tom Hanks, Christopher Walken e tanti altri ancora da cui ha potuto attingere per migliorarsi sempre più.
Lo scrittore intrappolato in una stanza, la 1408, sempre più psichedelica e terrorizzante, e il direttore d’albergo che segue a distanza le gesta per capire se riuscirà a battere l’entità malvagia, regala un crescendo allo spettatore che si risolve per il meglio. Anzi, a tal proposito i finali possibili erano quattro, tutti girati e ultimati, ed è stato scelto quello in cui l’unico cattivo si rivela essere lo spirito della 1408, mentre accade anche che Mike Enslin e la moglie cerchino di andare avanti e buttarsi alle spalle la terribile pagina riguardante la figlia.
Un modo per chiudere con una nota lieta una storia che mette il protagonista in guai seri, tanto che lo stesso salvataggio è il gesto di un uomo che è disposto a morire portando con sé il suo nemico. Così l’eroe rimane tale fino alla fine.
A proposito di John Cusack, nella sua carriera ha recitato tre volte in trent’anni in una storia tratta da Stephen King: nel 1986 Stand by me, nel 2007 appunto 1408, e nel 2016 Cell. Quasi un modo per fidelizzarlo agli occhi degli amanti del Re, oltre a un piccolo record.