Mi sento sempre un po’ in colpa non solo a parlare di questo argomento, ma proprio a essere triste. Oggi è il compleanno di A. che se n’è andata in un giorno di agosto 2022.
Mi sento sempre in colpa, l’ho detto anche a un suo amico fraterno che è nostro collaboratore qui. Chi le è stato sempre vicino ha diritto a soffrire per la sua assenza, a sentirla vicina anche se non c’è. Io non ne ho diritto, però…
Flashback. È dicembre 2001. Sono in un locale del nord Salento. A. è sul palco, canta con la sua voce straordinaria. Era un periodo in cui andavo sempre ai suoi concerti, con degli amici che non erano amici. Quel giorno lì incontrai G. a un tavolo, da solo, come spesso accadeva. Aveva un Southern Comfort tra le mani, mi disse: assaggia. Era buono, profumava di arance. Anche G. non c’è più, un giorno d’agosto di un altro anno il mare che tanto amava si è preso il suo corpo, ma non la sua anima.
Avere una memoria eidetica, come dice Sheldon Cooper, è talvolta una maledizione. Ricordi le cose come fossero accadute oggi. Cerco di non pensare alle cose brutte, ma me le ricordo. Le cose belle invece sono qualche volta come un pugno in faccia.
Cos’è accaduto alla fine del concerto? È accaduto che mi sei venuta vicino. Mi hai abbracciata, mi hai detto: auguri. Due giorni dopo sarebbe arrivato un nuovo anno. Cos’hai fatto? Mi hai fatto sentire inclusa, parte di qualcosa, di un affetto per una sconosciuta. Ero quella sconosciuta che quel giorno hai abbracciato e in seguito hai considerato amica, che hai aiutato tante volte. La tua arte era pari solo alla tua umanità, al tuo carattere meraviglioso, scherzoso, divertente. Portavi gioia ovunque tu fossi.
Ora sei come in quella poesia di Borges che mi piace tanto, Assenza. Ma il tuo ricordo è balsamo per i nostri cuori.
La tua è una scomparsa di cui non ho scritto ufficialmente. Perché l’avrebbe resa troppo reale. Ho letto molti articoli su te che non c’eri, ho provato rabbia per dettagli malriportati, ma poi ho capito. Nessuno di chi ha scritto di te ti conosceva personalmente, e chissà quanti potrebbero dire lo stesso del mio lavoro. Forse sbaglio tutto.
Una cosa no, non la sbaglio, quell’abbraccio. Era l’amore che tu portavi ovunque fossi, ovunque sei, ovunque sarai.