Mi sono ritrovata nel posto in cui tutto è iniziato 38 anni fa.
Seguo sui social una pagina satirica. Di solito, anche se chi la gestisce non appare essere di una simpatia sfavillante, i risultati sono solitamente piuttosto divertenti. Tranne in un caso: negli ultimi mesi su questa pagina si è dato sfogo a un pregiudizio. Non mi ero appassionata alla questione finora, in realtà mi era piuttosto indifferente, ma una cosa ora l’ho capita: il pregiudizio in questione era completamente fuori luogo, perché il film oggetto di strali sarà probabilmente qualcosa di molto interessante. Non un capolavoro, ma quanto mano molto interessante.
È stato questo il mood con cui ho portato mio figlio a vedere il suo secondo film al cinema. Il primo era stato Avatar: la via dell’acqua, e siamo stati in una grande multisala. Questo secondo è stato Super Mario Bros – Il film. Stavolta siamo stati per puro caso nella sala che frequentavo da bambina (e poi da adolescente e ancora da adulta). Il pavimento del palco teatrale è esattamente come lo ricordavo, pieno di irregolarità, forse anche di chiodi fuori posto. Mi pare che anche negli anni ’80 non ci fosse il riscaldamento, ma, complice la vecchiaia, ieri mi sembrava ci fossero i pinguini. C’erano ovviamente tanti bambini e quello accanto a me era eccitatissimo. Ha riso, ha avuto paura quando Mario era in difficoltà, ha applaudito alla fine del film (e anche all’inizio).
Tutto mi ha riportato non solo alla mia infanzia – quando chiedevo ai miei di poter rivedere un film in sala subito dopo averlo visto e loro mi guardavano come fossi una marziana – ma al modo in cui ci rapportiamo alle cose quando diventiamo adulti.
Alcuni di noi – chiamiamola puzza sotto al naso, pregiudizio oppure no – finiscono per rifugiarsi in ciò che conoscono, rifiutando completamente di aprirsi a nuove realtà. È lo stesso meccanismo con cui funziona il campanilismo: l’erba del vicino sarà anche più verde, ma è velenosa.
Eppure ieri ho pensato una cosa. Ok che ho dei registi preferiti e ho scoperto che mio figlio è interessatissimo al cinema di Wes Anderson. Ok che mi piace il cinema impegnato, apprezzo le metafore e i sottintesi. Ok che il cinema per bambini è fatto anche per i grandi, perché altrimenti i genitori si farebbero due palle così a portare i figli al cinema. Però le avventure di Super Mario sono state per me una parentesi estremamente piacevole: torniamo all’origine, il cinema è sogno, magia. Judy Garland ne Il mago di Oz trovava Smeralda «oltre l’arcobaleno», Super Mario corre sopra l’arcobaleno come in una scena di Mad Max. Ci sono tutte le differenze e tutte le sfumature del mondo. Ma davanti a uno schermo, anche nella più fetida, più malfamata, peggiore sala di Caracas, è anche giusto che ognuno di noi si perda nei dettagli.
Sono d’accordo, il cinema è magia. Due giorni fa grazie ad una piattaforma digitale, io e mia figlia preadolescente, abbiamo visto Frozen 2. Le risate fatte con Olaf e la commozione di alcune scene valgono l’aver condiviso il tempo insieme. Anche questa è magia
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