Una poesia per chi si sente inadeguato e senza identità.
Io non so se appartengo a questo luogo.
Oppure a un altro
-che pure è bizzarro pensare
che le persone appartengano a un dove-
Estranea alla mia mano
ai miei occhi, alla mia pelle,
alla mia bocca con le labbra scure di freddo,
alla guaina della mia vagina implume,
ai miei piedi che hanno dimenticato il cammino,
al mio collo ripiegato come periscopio cieco.
L’urlo interiore è ancora lì
da qualche parte,
ma solo io sono in ascolto
nel tremore di un tramonto blu
-in realtà mattonelle da bagno
sporche di vomito di gelato gusto puffo-
Perché la verità
nel giorno del panico
è l’attesa della morte.
Sempre troppo in ritardo per i miei gusti.