Sulla scena musicale italiana ci sono alcuni punti fermi, tra gruppi più o meno giovani. A pieno merito, i Meganoidi si possono annoverare tra questi.

di Paolo Merenda

Dopo la loro nascita nel 1997, i Meganoidi hanno fatto molta strada, a partire dal primo ep, Supereroi vs. Municipale, del 1998. Il loro percorso dal 2001, anno del primo album, Into the Darkness, Into the Moda, può essere riassunto col nome del loro secondo album del 2003, Outside the Loop, Stupendo Sensation.

Come suggeriscono già i titoli, dopo un solo album sentono il bisogno di dichiararsi «Outside the Loop» della stessa musica ripetuta ancora e ancora. Dai primi pezzi, uno ska punk quasi puro, hanno deciso di cambiare continuamente, e con il settimo album, uscito proprio a marzo di quest’anno, Mescla, si sono attestati su sonorità rock molto ricercate e alternative.

Trovo che uno dei segreti del loro successo sia la scelta del nome, quei Meganoidi che sono gli avversari di Daitarn 3. Per chi è nato tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 il passaggio dai cartoni animati, tra cui Daitarn 3 aveva un grosso spazio e seguito distanziandosi dagli altri robottoni giapponesi, alla musica di un gruppo che richiamava quel mondo è stato naturale, almeno per un primo ascolto dettato dalla curiosità. Se poi a un certo punto il gruppo originario di Genova pubblica una pietra miliare come Zeta Reticoli il gioco è fatto.

Quindi per me intervistare Luca Guercio, chitarra e tromba dei Meganoidi, ha rappresentato un bel momento. Luca, che con il cantante Davide Di Muzio e il bassista Jacco (Riccardo Armeni) fa parte del gruppo fin dalla sua nascita, è quindi parte della memoria storica dei Meganoidi.

Abbiamo parlato di Mescla, del particolare momento attuale che si riflette nelle loro canzoni dell’ultimo album, e di una collaborazione che ho notato e apprezzato, quella con Alessandro Bianchi.

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Mescla festeggia i 20 anni di attività dei Meganoidi, partendo dal primo disco. Vi aspettavate questa longevità quando vi siete formati nel 1997? E avete mai pensato di tornare alle origini o muovervi in modo diverso?

Con Mescla in realtà, il 25 aprile, festeggiamo i 22 anni di live. La nostra interpretazione dell’autoproduzione è sempre stata diretta, in base a quel che sentivamo al momento. Non abbiamo mai cercato di bissare o ripetere cose già fatte in passato. Volendo dirla tutta, abbiamo sempre affrontato il nostro lavoro di musicisti in modo abbastanza incosciente, un’incoscienza che però ti aiuta a farti le domande giuste per trovare la direzione e percorrere una strada nuova. Altrimenti per 10 anni fai sempre le stesse cose, che può andar bene per altri ma non per noi. Il nostro è il genere Meganoidi, un cantautorato spinto, e cerchiamo di attingere dalla nostra voglia di creare, senza porci troppi schemi o paletti. Dal punto di vista creativo è un bene, da quello commerciale non sempre, ma ormai si è creato un gioco bello con il nostro pubblico, che ci segue anche per questo.

Meganoidi

1982 mi sembra la vera canzone dell’anniversario. Per voi  invece qual è il pezzo in cui vi rivedete di più?

1982 è sicuramente un brano che racconta della consapevolezza: il processo di maturità comincia fin da piccoli e non si deve mai arrestare. 1982 parla di dove siamo oggi e di dove siamo partiti, c’è molto del nostro viaggio. Poi ci sono altri brani, come Persone nuove o Esercito in tv, che hanno altri elementi simili. Esercito in tv e 1982 sembrano pezzi che non dovrebbero nemmeno stare in questo disco, per arrangiamento e sonorità. Sono tutti pezzi lontani, ma molto vicini, perché un po’ tutto l’album affronta il tema della consapevolezza.

Condizione, con «quando viene buio, pare tutto più difficile / non vedo l’ora che l’alba arrivi a liberarci», sembra scritta apposta per il difficile periodo che stiamo attraversando, un canto di speranza. Come state vivendo queste settimane?

Questo è il bello della musica. Questo momento è buio, non sappiamo cosa accadrà e c’è un grosso punto di domanda sul futuro. Ma quando si dovrà ripartire apparirà tutto molto più semplice, non necessariamente perché sarà facile, ma perché quando cominci a correre non puoi far altro che continuare a correre. Condizione parla di una cosa semplice: nella notte, quando sei nel tuo letto, anche la cosa più semplice pare complicata. Ma quando arriva l’alba devi ripartire, l’alba ti dà la possibilità di fare, di muoverti, e quando sei in movimento tutto sembra più bello, migliore. Riguardo questo periodo, molti fan ci stanno facendo notare la frase «Quando tu sarai vicino a me sorrideremo insieme / grideremo i nostri nomi e svaniranno le distanze / Le distanze sono un’ottima scusa per restare uniti» di Esercito in tv. Ecco, trovo che questo fotografi bene la situazione, perché alla fine di tutto questo servirà essere uniti davvero.

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Alessandro Bianchi, comico che si è esibito a Colorado, compare nei vostri videoclip Zeta Reticoli del 2003 e Accade di là del 2018, due canzoni che trovo accomunate nelle sonorità, oltre che nel tipo di storia raccontata nei video, in cui Alessandro incontra se stesso entrambe le volte. Com’è nata questa collaborazione?

Alessandro è un amico, un attore e un artista eccezionale, ce ne fossero di più come lui in Italia. Il regista di Zeta Reticoli, Lorenzo Vignolo, lo conosceva e quindi siamo partiti così. Per Accade di là è stato diverso: io ho scritto la storia del videoclip e ci stavo lavorando su. Alla Claque, locale di Genova, ogni giovedì si esibiscono i Pirati dei Caruggi, ovvero Alessandro Bianchi, Enrique Balbontin, Fabrizio Casalino e Andrea Ceccon, quindi li seguiamo spesso e abbiamo voluto consolidare il rapporto di collaborazione e amicizia con Alessandro. Tra l’altro lui era perfetto per il personaggio che avevo scritto, quindi non ho avuto dubbi.

Nel salutarti e ringraziarti, volevo chiederti: quando vi rivedremo in giro per l’Italia?

Siamo ancora in una bolla, viviamo giorno per giorno. Ma le date sicuramente verranno recuperate, ci manca il contatto con il nostro pubblico.

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