David Lynch è incomprensibile? Certo che no, ma l’arte non può essere assimilata a mero intrattenimento. E allora ecco alcuni libri che ci permettono di avvicinarci all’universo lynchiano.
David Lynch è un genio. Ed è un genio perché ha un’incredibile visione d’insieme. Tutte le sue opere sono percorse da un filo rosso – rosso, come le sue tende, come il tubo che si vede in una scena di Cuore selvaggio e che in origine era bianco, per poi essere modificato su richiesta del regista.
Ci sono moltissime influenze, dalla filosofia o dall’arte figurativa, che possiamo scorgere nei film e nei telefilm ideati e girati dal Maestro di Missoula. A volte ci sembra quasi che neppure la trama sia lineare e abbia bisogno di una spiegazione. Restano alla storia i dieci indizi che Lynch dovette dare agli spettatori per comprendere quel capolavoro che è Mulholland Drive: anni dopo l’uscita del film, il regista li accluse all’edizione home video, ma per me il punto resta un altro. I film di Lynch non lasciano indifferenti, che vengano capiti o no.
Personalmente mi approccio in un altro modo: li guardo e basta. Insomma, della trama chissene. Non sono una di quelle persone che entrano in un museo e affittano le audioguide. Questo però non mi impedisce di comprare e leggere dei libri che per me sono e restano significativi. Ecco quali sono.
In acque profonde
Si tratta di una specie di autobiografia scritta a scopo benefico. Comprando il libro finanziate i progetti di Lynch per la diffusione della meditazione trascendentali tra le classi sociali meno abbienti. Il regista, in capitoli molto brevi, parla della propria storia, delle proprie esperienze, del modo in cui ha iniziato ad avvicinarsi prima all’arte figurativa e poi al cinema. Alcuni capitoli sono dedicati a retroscena delle sue realizzazioni: particolarmente interessante il capitolo relativo alla scena dell’esplosione della capanna in Strade perdute.
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Lo spazio dei sogni
È in un certo senso un’evoluzione del libro precedente. Anche qui Lynch, insieme con Kristine McKenna, parte dalla sua infanzia, parla della sua arte (non solo cinema, ma anche pittura e musica), prendendo in esame ricordi, sogni e naturalmente incubi, o almeno non quegli incubi che di solito si percepiscono come tali.
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Io vedo me stesso
Io ho letto molto tempo fa la precedente edizione di questo libro, a cura di Chris Rodley, e lo consiglio. Si intitolava Lynch secondo Lynch e conteneva una serie di chicche e curiosità su tutto ciò che concerne i film di questo regista. È una lettura fondamentale per entrare nel suo universo e carpirne i segreti. La vecchia edizione è praticamente introvabile, ma c’è questa che è anche ampliata, dato che all’epoca non erano usciti alcuni film oggi ormai passati alla storia del cinema.
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I segreti di David Lynch
A proposito dei segreti. C’è questo libro di Matteo Marino (che cura il sito DavidLynch.it) che prende il nome dal titolo italiano che fu dato alle prime due stagioni di Twin Peaks. In esame ci sono i lavori specifici di Lynch sul tema del doppio, ossia Twin Peaks naturalmente, Strade perdute, Mulholland Drive e Inland Empire. Secondo me è un punto di partenza: quando si guardano questi film, potrebbe rendersi necessario un piccolo aiuto per assimilarli meglio ed eccolo qui questo aiuto. E quando questo aiuto è appassionato e sentimentale, be’, ci si sente meno soli in questa nostra passione per Lynch.
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Perdersi è meraviglioso
Si tratta di una raccolta di interviste fatte a Lynch sul suo lavoro e curata da R.A. Barney. Da giornalista, credo che questo libro non sia solo utile per comprendere il cinema di questo regista, ma sia anche ricco di spunti per capire come si fa un’intervista, soprattutto a un personaggio del calibro del Maestro.