Bomarzo, in provincia di Viterbo, è uno di quei paesini con pochissimi abitanti, ma tutto da scoprire, innanzitutto per il suo Parco dei Mostri.
di Paolo Merenda
Poco più di 1700 abitanti per questo piccolo centro collinare, ma con un buon numero di ristorantini tipici e b&b, perché richiama molti turisti. Come detto, il Parco dei Mostri è tra le principali attrattive di Bomarzo, con i suoi tre ettari di superficie forestale e le sculture che si ergono qua e là, per un viaggio ideale tra mostri e strutture che sfidano le leggi di gravità.
Una particolarità che forse non tutti conoscono è la nascita di Bomarzo come paese in sé: grazie a nuovi e sempre più efficienti modi per catalogare reperti e dati, la nascita di qualunque centro urbano non è più un mistero, ma lo stesso non si può dire di Bomarzo, le cui origini sono tutt’ora avvolte nel mistero. E quindi quale miglior posto per un parco in cui fior di studiosi hanno provato a svelarne i segreti, senza riuscirci?

Da documenti dell’epoca, si sa che il primo progetto del parco, a firma dell’architetto Pirro Ligorio, è datato 1547, su commissione del principe Pier Francesco Orsini. Pirro Ligorio diede libero sfogo alla fantasia, fantasia che gli avrebbe causato del problemi nel 1564, su un altro progetto: alla morte di Michelangelo Buonarroti, fu proprio lui a ricevere l’incarico di continuare la celebre Basilica di San Pietro, ma voleva di fatto stravolgere il progetto iniziale, e per questo fu sollevato dal ruolo quattro anni dopo.
Per il Parco dei Mostri, invece, il principe Orsini voleva un luogo «sol per sfogare il core» dove «il pensiero vola» (due delle numerose iscrizioni sulle gigantesche statue), e quindi Ligorio poté dare allo scultore Simone Moschino le direttive giuste per completare il progetto visionario.
Purtroppo il parco, costruito di fatto dal 1560 al 1585, affrontò un periodo di abbandono e venne ripreso solo nella seconda metà del 1900. Nel recente restauro molte statue vennero spostate e quindi il messaggio originale legato all’ordine di incontro e decodifica, se mai c’è stato, è andato perduto.
Qualunque sia il messaggio, però, resta una bellissima passeggiata nella natura, con le sorprese continue date dalle statue in basalto disseminate qua e là. Proteo o Glauco sono raffigurati nella prima statua notevole che si incontra dopo essere entrati, e di fatto l’unica che può vedere chi deambula con sicurezza. I tre ettari di foresta sono infatti su più livelli, e non mancano numerose scale dai gradini irregolari e non facili da affrontare.
Scendendo, però, la lotta di Ercole e Caco offre uno spettacolo interessante, anche perché è tra le cose che compaiono quasi dal nulla girando un angolo, e non se ne ha contezza pian piano avvicinandosi. Una delle iscrizioni fa riferimento a «elefanti, leoni, orchi et draghi», e proprio altre due statue, quella dell’elefante e quella del drago con i leoni, rapiscono il turista. Da amante di Stephen King, poi, sono rimasto colpito dalla tartaruga, figura presente sia in It che nella saga della Torre Nera, e che nel parco è stata curata fin nei particolari. Sembra sia lì per affrontare un’altra statua, un leone, in una lotta eterna tra forza e ragione.
Tutto ciò che si trova nel parco, tra l’altro, non mantiene sempre le proporzioni, proprio per dare ai visitatori un elemento, magari piccolo e insignificante, che destabilizza il resto della statua agli occhi di chi cerca di comprendere. Il posto in cui tutto ciò è maggiormente evidente è la casa pendente, non a caso il pezzo forte, oltre all’Orco delle favole, del parco. La casa pendente è stata costruita su un masso inclinato, ma se si entra (è possibile visitare il piano superiore, da cui si gode di un’ottima vista) si scopre che il pavimento non ha la stessa inclinazione della casa. Tutto studiato fin nei particolari, insomma, e che diventa un viaggio dentro se stessi, oltre che in una foresta piena di mostri.