La saga dei segreti di Winden termina con una terza stagione ancora più ingarbugliata delle prime due, ma il finale è spettacolare. (Contiene spoiler, non proseguite se non avete visto la serie).
di Paolo Merenda
Una piccola premessa, anzi due: la prima è che ovviamente seguiranno numerosi spoiler, siete avvertiti. La seconda: in alcuni punti proseguirò il discorso intrapreso in quest’altro articolo su Dark, con le impressioni legate alle prime due stagioni, quindi ve ne consiglio la lettura, io vi aspetto qui.
Oh, eccovi, bentornati. Allora, cito me stesso: nell’altro articolo su Dark ho scritto: «[…]come se avessero avuto l’idea intera a partire dalla fine, e da lì abbiano scritto le puntate andando a ritroso». Confermo questa impressione. Dark è infatti una serie tv studiata davvero in tutto, e non è facile dati i numerosissimi bootstrap paradox che accadono. Calcolate che perfino il nome dato a Katharina dalla madre Helene è frutto di un paradosso, perché Hannah la incontra in un centro clandestino per aborti nel 1953, quando Helene è molto giovane (ma già alle prese con una gravidanza indesiderata), e dato che in quella realtà Hannah si fa passare per la moglie di Ulrich, Katharina, si presenta usando il nome falso, ottenendo l’apprezzamento di Helene sul fatto che sia un bel nome.
Senza addentrarci ulteriormente in particolari deliziosi ma che renderebbero l’articolo di una lunghezza infinita, parliamo dunque di Infinito. È la cosa più simile a un nome che hanno i tre oscuri personaggi, o meglio un’unica persona che viaggia nei mondi e nel tempo ma con versione bambino, adulto e vecchio sempre insieme (si riconosce dal labbro leporino). Lui/loro sono il nodo in quanto figlio dell’unione di Jonas di un mondo e Martha dell’altro, e l’obiettivo di Adam (Jonas anziano) è di scioglierlo. La difficoltà affrontata nella terza stagione è però capire come non farli entrare nell’equazione fin dalla nascita, calcolando anche che si aggiunge un nuovo quando, il 1888 (33 anni prima del 1921) e un nuovo mondo, anzi due.
La lotta senza tempo di Adam ed Eva (Martha anziana), che dura da 66 anni, due cicli completi, li porta ad azioni indicibili, tra omicidi, estorsioni (di Infinito per far costruire la centrale nucleare), rapimento di bambini e quant’altro. E se in un mondo Adam uccide Martha per incattivire Jonas, nell’altro Eva fa uccidere da Martha proprio Jonas, per avvelenarle l’anima. Due entità che sembrano cattive, quindi, fino a quando Claudia Tiedemann ha il colpo di genio.
Sì, Claudia Tiedemann, all’inizio della terza stagione un po’ in ombra, tranne quando fa uccidere la figlia Regina, malata terminale, per essere libera di perseguire il suo piano. La più cattiva di tutti, quindi? No, anzi uccide la se stessa dell’altro mondo per viaggiare tra mondi e avere una visione d’insieme. È lei il vero ago della bilancia, è lei a capire cosa succede e a spiegarlo ad Adam: Eva vuole preservare il nodo, a differenza di Adam che vuole scioglierlo, e quindi Adam è l’unico ad avere una sola vera possibilità. Adam, Eva, Claudia, sono tutti buoni, non esiste un villain (davvero molto bello questo aspetto) ma per arrivare al paradiso per Winden stanno causando tantissima sofferenza. Per fortuna, tutto può finire. Esiste un terzo mondo, quello d’origine, in cui Tannhaus cerca di creare il viaggio nel tempo per salvare il figlio, la nuora e la nipote, Charlotte, vittime di un incidente automobilistico subito dopo un litigio tra lui e il figlio stesso. Non ci riesce, ma in un tentativo crea gli altri due mondi, quindi non realmente veri, ma capaci di interagire col suo, di mondo, come quando Elisabeth e Charlotte Doppler adulte le portano una bambina in fasce subito dopo l’incidente del figlio. La bambina è Charlotte Doppler stessa, in un altro quando, e la rubano al padre, Noah, e alla madre Elisabeth. Provo a spiegarlo meglio: Elisabeth ruba a se stessa la figlia Charlotte, con l’aiuto della figlia Charlotte (che è anche madre di Elisabeth stessa, ricordiamolo).
Non avete capito niente? Tranquilli, è una serie che va vista, altrimenti ci si perde. Ma vi dirò che per me, una volta entrato nell’ottica della serie tv Dark, è stato tutto molto chiaro e lineare da seguire, anzi ho indovinato davvero molte cose prima che accadessero. È stato come se sia io che i due creatori di Dark, Baran bo Odar e Jantje Friese, ci fossimo fatti dello stesso acido (perché per creare tutta questa roba loro tanto lucidi non dovevano essere, eh?). Nell’altra recensione di Dark, viene descritta la vera genesi del telefilm. A proposito, a quanti di voi è successo di riuscire a seguire con relativa facilità e anzi capire in anticipo la trama?
Una cosa ho sbagliato clamorosamente, il finale. Le ultime due puntate sono destinate a mettere tutte le pedine in posizione corretta, poi alla rivelazione di Claudia, che dice come basti non dare al Tannahus del mondo originale il lutto che gli darà motivo per fare ricerche sul tempo, e infine a far finire tutto mandando Jonas e Martha. Seppur tra momenti toccanti, i due ci riescono con facilità, e proprio qui ho cannato qualunque cosa: pensavo che, nel tentativo estremo, fossero proprio loro due a dare il vero, originale, unico inizio al tutto, causando l’incidente o compiendo qualche altra azione esiziale. Non mi aspettavo un finale lineare, dopo tre stagioni di grovigli. Ma l’ho apprezzato davvero tanto: Netflix con questa serie tedesca ha azzeccato tutto quello che poteva, è qualcosa di molto vicino al capolavoro.
La scena finale è emblematica: nel mondo originale, adesso unico, a cena ci sono alcuni dei personaggi non legati al nodo: Regina (non malata), Peter e Hannah, tra gli altri, con quest’ultima che dopo l’instabilità mentale e una duplice brutta fine nei mondi derivati, in quello originale è calma e posata, e attende un figlio da Torben Wöller (il fascino della divisa resta inalterato, quello sì), l’agente con l’occhio fasciato nelle prime due stagioni. Non ci sono tutti coloro legati al nodo, Jonas, Martha, Ulrich, Tronte (figlio diretto di Infinito e Agnes), Claudia e gli altri, ma Winden esiste, finalmente senza più segreti.
Anzi, uno sì: ha tentato di spiegarlo in due occasioni, ma entrambe le volte è stato fermato. Si può sapere cosa è accaduto l’estate precedente all’occhio di Torben Wöller?
Se non ci avete capito niente, tra qualche giorno potrete seguire il rewatch con Immanuel Casto. Ci voleva il presidente del Mensa Italia per capire Dark.