In queste settimane, da quando Netflix ha pubblicato sulla piattaforma 365 Giorni, le critiche negative al film si sono moltiplicate.

Al momento in cui scrivo, 365 Giorni raccoglie lo 0% dei giudizi critici favorevoli su RottenTomatoes. Per il pubblico va un po’ meglio, ma comunque questo non giustifica il riscontro registrato da Netflix, per cui la pellicola è nella top10 dalla sua uscita. Si tratta di interesse pruriginoso (nel film ci sono molte scene di sesso)? Si tratta di curiosità che poi viene delusa? Chiaramente non abbiamo gli strumenti per saperlo, tanto più che Netflix fornisce da poco solo la classifica dei più visti in un determinato catalogo e non i numeri di visualizzazioni e di riscontro (il pollice su e il pollice giù che gli utenti possono attribuire, ma io, per esempio, non lo faccio mai).

Il paragone più comune che viene fatto con 365 Giorni è quello con 50 Sfumature. La trilogia cinematografica basata sui libri di E.L. James presenta però molte differenze con questa saga erotica italo-polacca. Intanto la diffusione dei libri: i volumi di James sono stati tradotti in tantissime lingue, vendendo in tutto il mondo milioni e milioni di copie. Anche io ho la trilogia e l’ho letta: volevo capire le ragioni del fenomeno. Se io invece vado a cercare i volumi di 365 Giorni scritti da Blanka Lipinska tradotti in italiano, su Amazon non li trovo. Un po’ strano per una storia ambientata in Italia. Quindi la diffusione non è la stessa che per le 50 Sfumature e forse neppure lo è il riscontro.

Quando uscirono i film, più che i libri, di 50 Sfumature, il movimento femminista ebbe da ridire, e non a torto. Non sulla questione del Bdsm (che tra l’altro, come abbiamo spiegato in un altro intervento non è il vero Bdsm), ma sullo stereotipo della donna che si illude di cambiare l’uomo. Cenerentola non esiste, lo sappiamo, eppure la fiaba continua a incantare milioni di persone, per cui questa trasposizione Cinderella sadomaso non stupisce per l’entusiasmo che ha generato nel pubblico, sebbene il discorso sugli stereotipi sia assolutamente giusto e vero.

La questione con 365 Giorni cambia molto. Gran parte della critica ha parlato di stupro, perché fondamentalmente non c’è (almeno nel film non lo si vede) un grande sviluppo del personaggio della protagonista, Laura. Che viene rapita da un mafioso, Massimo, sviluppando per lui una sorta di sindrome di Stoccolma. Massimo dice a Laura che non la toccherà, ma in realtà la provoca, la fa sentire braccata in ogni modo (fin da quando Laura, cercando di scappare, vede Massimo uccidere un uomo sotto i propri occhi), la spintona, la schiaffeggia. Insomma, niente a che vedere con le scartoffie firmate da Anastasia Steele, che superano quelle firmate da qualunque direttore responsabile di testata quando un suo collaboratore deve iscriversi all’Albo dei Giornalisti.

Tra l’altro, la genesi di 50 Sfumature, sebbene sia un’opera erotica, risponde alle leggi della letteratura young adult e quindi presenta delle interessanti (seppur assurde e improbabili) parti d’azione, che sono state trasposte al cinema in scene rocambolesche. Cosa che in 365 Giorni non è presente, perché non ha contatti con la letteratura young adult. In più Massimo non è un modello positivo come Christian Grey: il primo è un mafioso, il secondo un orfano, adottato da una famiglia che lo ha amato, che è diventato miliardario investendo sull’ecosostenibilità. Insomma, stereotipi del patriarcato a parte, chi non vorrebbe incontrarlo un simil Christian Grey, un uomo che ha sofferto molto, ma che è riuscito a costruire un impero economico basandosi sulla salvezza del pianeta?

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C’è però un altro film che mi ha dato da pensare sull’argomento e su nessuna critica letta in Rete ho trovato lo stesso accostamento. È chiaro che la pellicola che sto per citare e 365 Giorni sono in un certo senso inaccostabili dal punto di vista cinematografico in senso lato ma non della trama: parlo di Legami!, film del 1990 di Pedro Almodovar. Le due trame possono in effetti essere accostate. Legami! parla di Ricki, giovane cresciuto tra orfanotrofi e case di cura per malati mentali, che viene rilasciato perché ritenuto guarito. È ossessionato da Marina, ex tossicomane ed ex pornostar e la cerca per provare a conoscerla meglio: lei lo ignora e lui la rapisce, per farle capire che sarebbe un buon marito e un buon padre per i suoi figli.

Ci sono molti punti in comune con 365 Giorni quindi dal punto di vista della trama: il rapimento, le botte, la sindrome di Stoccolma e il mancato sviluppo che, come per Laura e Massimo, porta Marina a innamorarsi di Ricki. C’è però un fatto: con Legami! parliamo di un film di Almodovar, cioè un’opera che possiede molti piani di lettura. La pellicola è infatti chiaramente una metafora di come i rapporti sentimentali costituiscano un legame che le persone a volte difendono a torto con le unghie e con i denti, e che in realtà sono relazioni disfunzionali. Almodovar ha portato come sempre al cinema una critica di vaste parti della società, mentre il piano di lettura in 365 Giorni è uno solo, quello filoerotico che però avrebbe dovuto far imbestialire le femministe ben più di quanto sia avvenuto con 50 Sfumature.

La sola critica importante che ho letto in merito è arrivata in questi giorni dalla cantante Duffy, che ha richiesto che 365 Giorni fosse rimossa da Netflix. Alla cantante britannica è accaduta una storia analoga: è stata rapita e stuprata, finendo per restare così scioccata da sentirsi costretta a lasciare la scena musicale. È giusto che il suo parere e la sua esperienza abbiano un peso. Ho letto da qualche parte (scusate, non riesco a ritrovare la fonte) che Netflix ha risposto spiegando di avere un catalogo eclettico e gli strumenti affinché i minori non finiscano su contenuti inappropriati. Un punto di vista comprensibile anche quello della piattaforma, anche se non stiamo parlando semplicemente di un film erotico, altrimenti ci sarebbero state delle levate di scudi contro la diffusione (oggi) di un qualunque film di Tinto Brass.

Probabilmente si dovrebbe trovare un giusto mezzo. Forse perché il pubblico oggi è diviso a metà. C’è un pubblico colto, coltissimo, interessato a produzioni di qualità. E c’è un pubblico che invece non sempre ha gli strumenti per comprendere quello che guarda (e che probabilmente è più folto del precedente, altrimenti non avrebbero cancellato The OA). Nelle scorse settimane, una piattaforma streaming Usa ha sospeso dal suo catalogo Via col Vento, per poi reinserirlo con una spiegazione del contesto. Doverosa, perché il film è uscito nel 1939, in un contesto culturale completamente differente, con l’aggiunta che il film è un prodotto di fiction, non storia e manco storiografia. Forse aggiungere un qualche disclaimer potrebbe mitigare l’impatto di 365 Giorni e allontanare il pensiero che rapimento e stupro siano una fantasia diffusa tra le donne. La censura andrebbe sempre e comunque evitata, dare agli spettatori uno strumento in più per la comprensione non può essere mai sbagliato.

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