Capitale europea della cultura, patrimonio dell’Unesco: Matera è questo e molto altro.
di Paolo Merenda
Noi in Italia siamo davvero fortunati. Alcune zone, paesi, peculiarità, possono essere giudicati in maniera soggettiva, ma altri sono angoli di Paradiso, senza se e senza ma. Ovvio, ve ne sono in tutto il mondo, ma la storia che ha formato l’Italia nel corso dei secoli e dei millenni la rende il crogiolo ideale per bellezze uniche al mondo. Vi dice qualcosa Firenze, di cui Dan Brown non può parlare senza restarne folgorato?
Tra queste, come non citare poi i sassi di Matera: la città, già insignita del titolo di patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco, nel 2019 ha visto un ulteriore riconoscimento di prestigio, quella di Capitale europea della cultura per l’anno in corso. Inutile dire che il flusso di turisti, già massivo, è ulteriormente aumentato. Io ci ero stato uno o due anni prima, avendo modo di studiarmela ben bene.
Innanzitutto un errore che a volte capita: “i sassi” di Matera non sono le costruzioni della parte antica della città, ma i due giganteschi roccioni su cui la città si posa, il sasso barisano e quello caveoso. Il colpo d’occhio ricorda Civita di Bagnoregio, ma anche alcune zone di Viterbo, con ampi spazi, costruzioni antiche e ben tenute (nella parte nuova della città, ma molto vicini al passaggio alla parte vecchia) e tanti piccoli particolari di strade, porte e case.
Di grande sensibilità il modo in cui i sassi possono essere visitati: a piedi, con comitive tenute insieme da una guida turistica dalla vasta cultura, ma anche in Ape calessino, un mezzo a tre ruote per chi ha difficoltà a deambulare. Avendo visitato Matera con l’intenzione di capirne bene le modalità turistiche, ho fatto entrambi i giri. Il mezzo a tre ruote offre un tragitto più piccolo e solo su strade adatte, ma dura comunque un bel po’ e l’autista-guida non sta un attimo zitto (detto in senso positivo, è lodevole la sua continuità), spiega cosa sia qualunque cosa sul cammino. La gita a piedi passa in zone più impervie, perfino attraverso qualche caverna sotterranea costruita nel 1100 e ancora stabile nonostante i terremoti (i sassi, essendo in parte cavi, assorbono appunto le scosse telluriche). Anche qui la guida cerca di essere parte attiva della gita.
Tutto molto affascinante, e permette di vedere come Matera sia passata da “vergogna d’Italia”, definizione del 1950 di Alcide De Gasperi (che, va detto, spinse affinché le cose migliorassero), a capitale europea della cultura circa 70 anni dopo.
Un viaggio attraverso lo spazio e il tempo che tutti i cultori del bello dovrebbero fare. E come? Dedicateci qualche giorno, gli alberghi a poco più di un chilometro dal centro storico e dal passaggio per la parte vecchia non costano molto. Potrete, oltre a visitare i sassi, scoprirne la cucina. Che è spettacolare, per la posizione unica in cui si trova: la cucina della Basilicata, di cui fa parte, è presente nei condimenti come il peperone crusco, tipico anche di Castelmezzano, e in qualche ricetta caratteristica, mentre la zona offre buona carne e squisite verdure. Però al tempo stesso la vicinanza con la Puglia ha portato l’arte culinaria a essere una commistione delle due regioni, specialmente quella della parte alta della Puglia.
Se state seguendo i miei articoli “turistici”, saprete che chiudo con qualche curiosità cinematografica, se la zona è stata scelta per grosse produzioni: ebbene, quando vi affacciate dal punto panoramico per vedere i sassi, in lontananza potrete osservare delle creste rocciose. Lì è stato crocifisso Gesù. Aspettate, momento, momento, intendo nel film La passione di Cristo, di Mel Gibson. Altre scene del film sono state girate a Craco, ma le due maggiormente iconiche hanno la firma di Matera: oltre alla crocifissione, in uno dei conventi sotterranei nella parte antica è stata girata l’ultima cena. Mai zona fu più adatta.