Se Kimmy Schmidt afferma che Chandler sia il peggiore, noi siamo convinti del contrario: ecco perché Matthew Perry (con il suo personaggio) è un grande.
Se vado indietro con la memoria, forse posso ricordare la prima volta che ho visto Matthew Perry sul piccolo schermo. Aveva una piccola parte in Giù le mani da mia figlia, una commedia un po’ assurda su un padre insanamente geloso della figlia. Poi c’è stato un episodio nella prima stagione di Beverly Hills 90210, in cui Perry era un compagno di scuola di Brandon e, nonostante fosse un ricco atleta, avrebbe voluto cimentarsi con la scrittura, rivelando poi allo stesso Brandon un proprio lato violento. Tra l’altro, nell’episodio Perry era un tennista, cosa che credo sia stato per un periodo anche nella vita reale, per poi cedere il passo alla recitazione e diventare una delle più grandi icone pop della contemporaneità.
La prima volta che ho visto Friends, non ho avuto difficoltà a riconoscere chi interpretasse Chandler Bing. Che è, a ben guardare, uno dei personaggi più complessi della storia della televisione. Partiamo con il dire questo: non è pessimo come afferma Kimmy Schmidt. Anzi, io l’ho sempre considerato il mio preferito. Forse perché mi rivedevo nella sua continua ricerca della battuta, in quel continuo sforzo di celare una parte della propria personalità.
Chandler è un personaggio davvero problematico, se lo vediamo con gli occhi contemporanei. Innanzi tutto, in lui si può ravvisare una certa transfobia (e omofobia, dato che non brilla per tatto al matrimonio di Susan e Carol), anche se tutto viene riportato al fatto che il padre abbia fatto un’operazione per la riattribuzione del genere e ora sia la star dello spettacolo Vive Las Gaygas. Però è meraviglioso il modo in cui Chandler, accompagnato all’altare da entrambi i genitori dica:
«Sei bellissima, mamma! Anche tu sei bellissima, papà!»
Ma probabilmente è anche questo il punto di forza di Friends (e dello stesso personaggio di Chanlder): Friends è stata la prima serie tv in assoluto a trattare argomenti importantissimi come appunto la riattribuzione del genere, la gravidanza per altri, il poliamore, le madri single e molto altro. Naturalmente lo ha fatto a mo’ di primo approccio a queste tematiche, delle quali non molti negli anni ’90 erano informati: un po’ superficiale, ricco di battute ma al tempo stesso di spunti per riflettere.
Chandler è sicuramente il personaggio che ha un migliore sviluppo in Friends. Mentre quasi tutti restano quasi sempre fedeli a loro stessi (con l’eccezione drammatica di Ross che peggiora di stagione in stagione, di puntata in puntata) Chandler acquisisce maturità, gentilezza, sensibilità. Non senza delle piccole incongruenze di cui Friends è pieno zeppo (addirittura ci sono attori che impersonano due personaggi, tra cui Giovanni Ribisi che finisce per diventare personaggio ricorrente). Lo so, non sto riuscendo a farvi capire perché mi piaccia tanto Chandler.
Perché in Friends è davvero un ottimo amico nonostante molte cose, perché la sua storia d’amore con Monica è la più bella che viene mostrata nella serie, perché la sua bromance con Joey è una delle cose più tenere che vedrete mai in televisione. E perché, in modi differenti, è stato l’antenato di un certo Barney Stinson, di un certo Ted Mosby e di un certo Marshall Eriksenn.
Per cui, lo dico soprattutto ai zoomer, che pare abbiano bollato in questi anni Friends come una serie omofoba e transfoba, in gran parte a causa di Chandler: cercate di guardare oltre, di capire che è stata girata in un’epoca in cui, se un celebre artista omosessuale veniva assassinato, gli inquirenti passavano al vaglio la sua vita, cercate di vedere la tenerezza e lo sviluppo del personaggio oltre la battuta cinica. Perché be’, nel cuore di ognuno di noi, c’è in fondo un po’ di miss Chanendler Bong.
(E comunque no, non è quella in foto la fontana che pensate voi).