Numerose raffigurazioni postume dopo, Rodolfo Valentino resta un gran mistero.
In realtà è un gran mistero soprattutto per i cinefili della mia generazione. Quando parliamo di cinema muto, finiamo per rivolgerci a generi, interpreti e registi che hanno lasciato una certa impronta culturale dietro di sé: da Buster Keaton a Georges Melies, passando per l’espressionismo russo e tedesco. Ma Rodolfo Valentino paga per la sua maledizione: quella della bellezza. È accaduto a molti attori a noi contemporanei che il loro fascino oscurasse il talento. Per questo oggi ci sono attori bellissimi che puntano in alto, con ruoli che spesso li imbruttiscono e con registi particolari, che fanno per lo più cinema indipendente. Una lezione che hanno imparato molto presto Brad Pitt e George Clooney e che probabilmente James Franco (dopo il film con i fratelli Coen ed essersi diretto da sé in The Disaster Artist) imparerà abbastanza in fretta.
Ma torniamo a Rodolfo Valentino. Che ne sappiamo noi quarantenni di lui? Ne abbiamo soprattutto un ritratto vago, vaghissimo, per lo più dovuto a raffigurazioni, parodistiche o romanzate, di lui e dei suoi film. Le parodie italiane sono famosissime e vanno da Totò sceicco a Lo sceicco bianco. Quest’ultimo è un film di Federico Fellini, in cui Alberto Sordi è l’affascinante finto latin lover (borgataro inside) di un fotoromanzo, che incontra una sposina ingenua e inesperta in viaggio di nozze a Roma – la pellicola fu poi parodiata in uno spot televisivo, se non erro con Massimo Ghini.
I was kissin’ Valentino
By a crystal blue Italian stream»
Una parte del testo di Manic Monday delle Bangles.
Nel 2015 c’è stata una delle raffigurazioni romanzate più interessanti di Valentino. Va be’, ormai avete capito che sono una fan sfegatata di Ryan Murphy, quindi mi riferisco naturalmente ad American Horror Story: Hotel. Qui l’attore è interpretato da Finn Wittrock e viene raffigurato come un vampiro, generato a propria volta da Friedrich Wilhelm Murnau. Nella storyline Valentino è un poliamorista e la dama in nero una vampira da lui generata, la Contessa interpretata da una magnifica Lady Gaga.
Due anni dopo, nel 2017, ero come ogni anno al Festival del Cinema Europeo di Lecce. Se c’è una cosa che adoro del Fce sono gli eventi speciali, come alcune anteprime di registi pugliesi oppure le proiezioni di film restaurati e così via. Uno di questi eventi che ho adorato è stata la presentazione di Rudy Valentino, biopic metacinematografico di Nico Cirasola con un cast davvero pazzesco (tra cui Claudia Cardinale e Alessandro Haber, quest’ultimo nel ruolo di Gabriele D’Annunzio).
L’operazione che ha fatto Cirasola è molto interessante. Cioè lui si è chiesto quale sia uno degli episodi della vita di Valentino che valesse la pena raccontare perché scarsamente tramandato. E in uno dei suoi viaggi scoprì che l’attore originario di Castellaneta era tornato in Puglia nel 1923, scontrandosi immediatamente con il nascente fascismo, non solo per le dicerie relative alla sua vita privata ma anche e soprattutto per il tipo di uomo che Valentino rappresentava. Nella trama ci sono due Valentino: c’è Pietro Masotti che ritrae l’attore nel suo ritorno a casa, e poi c’è il sempre fantastico Nicola Nocella, capocomico di una compagnia teatrale di provincia, alle prese con una piece proprio su Rodolfo Valentino (con tanto di commovente monologo finale, che speravo di trovare su YouTube e condividerlo qui ma niente: in compenso potete vedere l’intera pellicola su PrimeVideo).
Rudy Valentino di Cirasola è in un certo senso un film a tematica Lgbt, perché racconta la parabola di un uomo che, rientrato in patria, viene guardato con sospetto per la sua fama «sessualmente promiscua». Cirasola ci dà un’immagine ben precisa di Valentino come uomo a noi contemporaneo, assolutamente fuori luogo nella sua epoca di stereotipi: un uomo libero che ha fatto della sua arte la sua vita (tanto, appunto, da suscitare il plauso di D’Annunzio). Si può sentire, palpabile oltre lo schermo, il suo bisogno di libertà, di reclamare lo spazio che gli spetta in ogni luogo del mondo. Cirasola ha tratteggiato un Valentino umano, che però viene al tempo stesso trasfigurato, divenendo un mito oltre il mito.