Ve lo diciamo subito: no, Buffy l’Ammazzavampiri non ha ispirato il femminismo, ma l’ha ben incarnato.

Buffy l’Ammazzavampiri è una di quelle serie televisive da cui non si può prescindere. Andata in onda per la prima volta negli Stati Uniti dal 1997 al 2003, ha dato una grossa svolta alla carriera della protagonista, Sarah Michelle Gellar, che in quegli anni fu al cinema con So cosa hai fatto, Scream 2 e Cruel Intentions. In questi giorni, Buffy è sbarcata nel catalogo di Amazon PrimeVideo, con una conseguenza diretta: finalmente possiamo fare il rewatch della serie in lingua originale.

Per comprendere la portata di questo telefilm, partiamo dalla fine, cioè dal modo in cui Buffy è diventata icona del femminismo della terza ondata. In Buffy l’Ammazzavampiri tutto parla di femminismo intersezionale: sono presenti storyline a tema Lgbt, si parla di body positivity, di sorellanza femminile. Ma soprattutto di una donna che è più forte di tutti gli uomini del mondo, e non è Buffy, ma Willow (Alyson Hannigan). È lei che cambia le cose nell’ultimissima puntata, facendo emergere nelle donne quel talento che secoli di patriarcato avevano sopito. È una scena che mi commuove sempre.

Buffy (ma anche il suo entourage) è tutto ciò che il femminismo intersezionale predica: è lei il capo di un gruppo, che funziona proprio perché non è sola, e perché nessuna persona al mondo dovrebbe esserlo. Ma se non ci fosse lei, il gruppo non avrebbe senso d’esistere, come in effetti si vede in una puntata in cui corre l’argomento «what if». È forte, è arguta, è intelligente, ha istinto e tutto quello che vuole è una vita a sua misura. E la sua storia è appunto manifesto per l’autodeterminazione femminile.

Annunci

Accanto a lei, il personaggio più femminista della serie è appunto Willow, che segue uno sviluppo davvero interessante. Dapprima è una ragazza timida e in disparte, che fa amicizia con Buffy nel suo primo giorno di scuola. Poi incontra un musicista che si innamora di lei, Oz (Seth Green), e inizia a studiare magia, scoprendosi una strega. Dopo che Oz diventa un licantropo e parte per un viaggio intorno al mondo al fine di capire ciò che è, Willow incontra un’altra strega, Tara, innamorandosene. Ma qualcosa va storto e il potere inizia a dare alla testa a Willow: è un viaggio discendente il suo, in cui parte dal bisogno di resuscitare Buffy, morta per una seconda volta, e che porta Willow ad abusare dei suoi enormi poteri, finché il male non si impossessa di lei, quando Tara viene uccisa da un colpo di pistola. Grazie all’amico Xander ritorna in sé per un attimo, quanto basta per andare in un centro di recupero in Inghilterra e tornare infine alla cittadina fittizia di Sunnydale per dare il colpo di grazia al male, che si prepara allo scontro finale. Nella storia di Willow ci sono alti e bassi, ma soprattutto c’è una grande energia femminile, quella delle streghe, o meglio quella di coloro che furono torturate e morirono sotto i colpi dell’Inquisizione: la Controriforma perseguitò le streghe, che erano fondamentalmente donne di libero pensiero.

Non bisogna dimenticare, sul piano del femminismo, un fatto scioccante che accade nella sesta stagione. In Buffy l’Ammazzavampiri va in scena uno stupro: il vampiro Spike che si innamora di Buffy e la stupra è la parabola dell’uomo che ha perso tutto ciò che è umano (e infatti è un vampiro). Per fare ammenda e stare sempre dalla parte delle donne, Buffy in testa, Spike dovrà recuperare la sua anima e tutto ciò che di buono c’è in lui.

Sembrano lontanissimi i tempi in cui Joss Whedon, nei primi anni ’90, ebbe l’idea e la tradusse in un film di scarso successo con Luke Perry. Nella seconda metà degli anni ’90 i tempi invece erano maturi per una serie, per una nuova sensibilità che tocca le nostre corde ancora oggi. Quindi, che state aspettando a correre a vedere Buffy l’Ammazzavampiri?

(In foto, la Torrance High School, che è stata una delle location delle serie, oltre che di Beverly Hills 90210).

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: