Matt Groening non è conosciuto solo per l’ovvio I Simpson, ma anche per altri cartoni, come Futurama, un mix tra divertimento e trame complesse.
di Paolo Merenda
Non sono certo io, e nessun altro in questo millennio, in realtà, a scoprire Matt Groening, esploso appunto il millennio scorso con I Simpson che, nel momento in cui scrivo, sono alla trentaduesima stagione e al particolare numero di 666 episodi andati in onda. Esattamente 666 in questo istante, curiosa coincidenza.
Ma Matt Groening, dopo I Simpson e prima di Disincanto, ha lanciato Futurama, altra iconica serie tv, partita nel 1999 (prima visione italiana datata 2000) e purtroppo terminata nel 2013 (2014 in Italia) dopo sette stagioni e 140 episodi. Il cartone animato ha una caratteristica piuttosto rara: è sì per ragazzini, ma anche per adulti, fascia al di fuori della quale non si possono cogliere tutti i riferimenti più o meno colti.
I personaggi, dal protagonista Philip J. Fry, alla forte figura femminile Turanga Leela, il robot Bender, il centenario Hubert J. Farnsworth, fino ad arrivare al bistrattato dottor Zoidberg, sono tutti parte di un complesso meccanismo che rende al meglio solo se ognuno fa la sua parte. Anche Hermes Conrad o Amy Wong, a volte in ombra, al momento giusto hanno un guizzo e rendono iconica una puntata. Gli autori hanno poi fatto centro con l’aggiunta dell’animaletto Mordicchio, che si scopre via via più centrale nelle vicende di quanto non si pensi.
La serie, ambientata nel 3000 (Benvenuti… nel futuro!), parte da Fry che nel 2000 per una sua disattenzione (ok, se avete visto tutte le puntate sapete che c’è dell’altro, ma voglio evitare spoiler) si criogenizza per 1000 anni. Ovviamente, tutto è diverso nel 3000, ma qui incontra i migliori amici che avrebbe potuto desiderare, oltre a un vecchissimo parente, Farnsworth, che offre lavoro a tutti nella sua azienda di spedizione interstellare di pacchi.
Notevole il modo in cui Matt Groening e gli altri autori si tolgono un sassolino dalla scarpa quando, nel 2003, la serie tv viene fermata per 4 anni: la prima puntata successiva, del 2007, si apre con un rimando alla Fox, rete che ha dato una casa televisiva a Futurama, e ai suoi dirigenti, giudicati incompetenti. Un gioco che non nasconde vero astio, ovviamente, ma che viene fatto a uso e consumo del pubblico a casa e arriva dritto all’obiettivo. La quinta stagione è difatti, per molti, il fiore all’occhiello: quattro film divisi in 4 puntate l’uno, con addirittura il primo e il secondo film collegati. Scelta azzardata che, non a caso, stenta a trovare un parere positivo unanime, ma che va seguita assolutamente.
Oltre ciò, va vista tutta, a parer mio, perché resta una pagina importantissima della televisione. In questo periodo vi conviene vederla, tanto più che è disponibile di PrimeVideo.