Uno dei film che ho visto durante il Festival del Cinema Europeo è stato il documentario Rock the World.
Il Festival del Cinema Europeo 2020 è terminato. È stata una settimana davvero molto intensa e mi sono resa conto che anche in smartworking non sono riuscita a fare tutte le attività che avrei voluto. Una delle cose interessanti che ho fatto però è vedere l’anteprima mondiale di Rock the World, documentario di Federico Giannace sulla costituzione e gli esiti della Ska Nation Band, con cui l’artista giamaicano Richie Stephens ha creato un ponte con la scena musicale filogiamaicana nel Salento.
Andare alle radici non è soltanto un moto a luogo – dice Nandu Popu dei Sud Sound System nel documentario – È anche avere cognizione di se stessi. Avere cognizione di se stessi vuol dire cultura.
Chi ne abbia seguito l’evoluzione, dalla fine degli anni ’80 in poi, sa che la Giamaica si ritagliò un angolo speciale nel cuore di molti salentini, grazie al lavoro fatto dai Sud Sound System. Che hanno fatto da apripista, ma il fenomeno si è espanso a macchia d’olio: nelle estati normali (cioè quelle in cui non siamo chiusi in casa per una pandemia), dappertutto fioriscono le dancehall, che se siete «fuori dal tunnel del divertimento» vi fanno vedere tangibilmente quale sia la forza unificante della musica. È di questo che parla fondamentalmente Rock the World, cioè di come la musica unisca, annulli lo spazio oceanico tra Salento e Giamaica, unisca due popoli nella diversità e nell’affinità. Ma ecco la sinossi:
Nel 2015 Richie Stephens, cantante e producer giamaicano vincitore di un Grammy, inizia a discutere con il duo di produttori e cantanti reggae italiani Rankin Lele e Papa Leu di una nuova missione musicale. In un momento in cui complessi mashup musicali e incroci di generi sono la norma, loro prediligono la semplicità delle dolci sonorità ska e l’incrocio tra culture. Nella Richie Stephens & Ska Nation Band la Jamaica e l’Italia si uniscono nel glorioso nome della musica Ska. Lo Ska è il secondo genere musicale nato in Jamaica, ma il primo ad aver conquistato il mondo. Ad aprile 2016, in un momento propizio, Richie Stephens & the Ska Nation Band pubblicano il loro primo album Internationally, inaugurando una scia di performance infuocate, dal palco del Jamaica Sumfest nel 2017 alla partecipazione al Summerjam in Germania nel 2018. Rock The World è il primo tributo a questo incredibile connubio creativo italo-giamaicano.
L’ensemble del film (e naturalmente del progetto musicale) è formato da Richie Stephens (voce solista), Tammi T (cori), Rankin Lele (voce), Papa Leu (voce e chitarra), Luca Manno (sassofono), Gianluca Ria (trombone), Gaetano Carrozzo (trombone), Giancarlo Dell’ Anna (tromba), Andrea Perrone (tromba), Antonio Fossa (percussioni), Maestro Garofalo (tastiere), Otty Lewis (tastiere), Leo Klaus (basso), Morello Selecta (dj e mixer).
Ci sono varie parti emozionanti nel documentario Rock the World, e non credo solo per me che da giornalista ho seguito la genesi e lo sviluppo del progetto almeno fino all’uscita del singolo Internationally (tra l’altro con un video divertente e coloratissimo che posto in fondo all’articolo). Allo spettatore capita di immedesimarsi in questi artisti salentini che esaudiscono un sogno: per loro la musica ha rappresentato per tutta la vita la costruzione di un pontem e scoprire che dall’altra parte dell’oceano qualcun altro si adoperava per costruire una passerella di congiunzione per quel ponte deve essere stata davvero una grande emozione.
E il più entusiasta di tutti, nel film, sembra essere Richie Stephens, a dimostrazione che per un artista l’unica cosa importante sia produrre arte, mescolare le conoscenze, concretizzare cultura. E quale modo migliore per farlo se non mescolare un repertorio che nel film va da Cry on Me di Solomon Burke a You Know You Make Me Wanna Shout degli Isley Brothers, passando per Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno e il canto tradizionale napoletano ‘O sole mio?
Rock the World mi ha ricordato un po’ un altro film che vidi sempre al Fce nel 2013, ossia Vive le Rock, il mockumentary di Alessandro Valenti parzialmente girato al concerto di Lou Reed nell’ambito dell’Italia Wave Love Festival (tra l’altro mi si intravede in alcuni sparuti fotogrammi). Non esiste somiglianza tra le due storie, o tra le due tecniche di narrazione, ma c’è qualcosa che accomuna queste due pellicole: la potenza della musica, che ci spinge a vedere alcuni film, film come questi, a tutto volume.