Un film sulla nascita di Facebook e, di riflesso, sulla storia del suo creatore, Mark Zuckerberg, il tutto con la regia di David Fincher.

di Paolo Merenda

La nascita del social network per eccellenza, Facebook, ha portato con sé strascichi polemici e una causa milionaria in tribunale, rendendo la realtà stessa degna di un parto della fantasia. Allo scrittore Ben Mezrich, autore di un libro su questo spaccato di storia recente, è bastato raccogliere dei dati reali per un’opera la cui sceneggiatura è stata ripresa da Aaron Sorkin per perfezionare il film The Social Network di David Fincher, del 2010.

Dei particolari romanzati qua e là si notano, ma la base, uno studente di Harvard (ovviamente Mark Zuckerberg) che crea la prima piattaforma interna all’università, per poi lanciarla nel mondo, è realissima. Come anche la causa intentata per 600 milioni di dollari (persa, ma con i danni stimati dal giudice “solo” a 65 milioni di dollari) per furto di proprietà intellettuale da due fratelli gemelli, Cameron e Tyler Winklevoss, con cui Zuckerberg ha lavorato all’inizio su un progetto simile. Il tutto mentre la crescita sempre più veloce del giovane Mark si scontra con gli affetti che ha avuto fino a quel momento.

Se la storia, quindi, è ormai conosciuta ai più, ci sono altri particolari che valgono la pena di essere riscoperti, e David Fincher è il regista giusto. Fincher, già dietro la macchina da presa per Seven, Zodiac, Fight Club, Il curioso caso di Benjamin Button (e mi fermo qui altrimenti li nomino tutti), ha fatto brillare un cast che non aveva certo bisogno del suo aiuto, dato che prevedeva tra gli altri Jesse Eisenberg (The Village, Benvenuti a Zombieland, To Rome with Love) come protagonista, Justin Timberlake (membro della storica boyband degli ‘N Sync prima di diventare attore, e a tal proposito vi segnalo il film distopico In Time, davvero godibile), Armie Hammer (che grazie agli effetti speciali interpreta entrambi i gemelli Winklevoss), Rooney Mara, Dakota Johnson in un piccolo ruolo, prima che esplodesse con la saga delle 50 sfumature, Max Minghella e Rashida Jones.

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La pellicola è stata ben apprezzata anche dal pubblico e dagli addetti ai lavori, dato che su RottenTomatoes viaggia sul 96% di gradimento tra i critici e 86% tra il pubblico. Il capitolo premi è parimenti notevole: 10 statuette tra premi Oscar, Golden Globe e Bafta, con un titolo in comune nelle tre kermesse, la miglior sceneggiatura non originale. Senza volersi addentrare tra i cosiddetti premi minori, la cui mole di vittorie è qualcosa di ancor più notevole (saranno poco meno di 100, non scherzo), ciò che ne vien fuori è il disegno di un film piaciuto forse quasi a tutti.

Il punto di forza, a mio avviso, o meglio i punti di forza in questo caso, sono una vicenda reale che ha dovuto fronteggiare qualche ombra agli esordi, ma che poi ha cambiato il mondo, e delle sottotrame, più o meno verosimili, sull’umanità (o la disumanità) dei personaggi principali. Si prova empatia per i personaggi in base a ciò che accade loro sullo schermo, segno che sono tratteggiati davvero bene. Ma soprattutto questo film ha il merito di mostrarci un Mark Zuckerberg umano, ambizioso ma al tempo stesso sentimentale, uno che non si arrende ma al tempo stesso un emarginato. The Social Network segna in buona sostanza la fine dell’agiografia su quest’imprenditore: non un mito perfetto, ma solo un uomo che vorrebbe fare pace con la ex. Ed è forse da pulsioni apparentemente insignificanti che emergono le migliori idee.

The Social Network va in onda su RaiMovie alle 21,10.

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