Un vero e proprio tributo alla musica rock di fine anni ’60, con un cast di attori su cui svetta Philip Seymour Hoffman: ecco I Love Radio Rock.
di Paolo Merenda
Credo che I Love Radio Rock sia l’emblema di un certo tipo di cinema, ovvero quello sui film che fanno della musica un vero e proprio personaggio. Non un sottofondo musicale, ma parte fondamentale della trama. Pensateci: mettere i Beach Boys, i Kinks, Jimi Hendrix, Cat Stevens, gli Who, David Bowie (e mi fermo qui per non citarli tutti) nella stessa pellicola rendendola godibile non è affar facile.
Certo, tutto diventa più semplice con un cast che vede Philip Seymour Hoffman (che interpreta con la sua solita maestria lo speaker Il Conte), Kenneth Branagh (il cattivo, ovvero il ministro inglese che vuole “togliere la voce” alla radio pirata), Bill Nighy (un affascinante Quentin, il proprietario della radio e della nave su cui vivono), Nick Frost e molti altri. Ma la ricetta non sempre risulta vincente come in questo caso.
Richard Curtis alla regia è stata una scelta altrettanto saggia e vincente per dare armonia a una storia che altrimenti sarebbe solo passata da una canzone all’altra. Non è stato certo scoperto nel 2009, quando ha diretto questa pellicola: nel 1990 esordì in tv un personaggio fondamentale, creato appunto da Curtis e dall’attore che perfezionò la parte “indossandola”. Mi riferisco a Mr. Bean, la maschera pura più recente che sia stata lanciata.
Ma cos’è Radio Rock? Una radio pirata (la cui storia è vagamente ispirata a Radio Caroline, che non ha avuto una fine come quella del film, anzi adesso esiste con il beneplacito della legge) che trasmette da una nave attraccata in acque internazionali. Il microcosmo dell’imbarcazione arriva talvolta al contatto con persone provenienti dalla terraferma, specialmente attraenti ragazze in cerca di avventure, in tutti i sensi. Le ragazze (ma praticamente chiunque) sono ammaliate dai canti di sirena della musica proibita che viene trasmessa, ed è con questo escamotage che nella trama si inserisce un sacco di ottima musica.
Ottima la cura sui vari personaggi: ognuno offre allo spettatore una sfaccettatura dell’animo umano, e solo vedendoli tutti insieme si ha un’idea di com’era la realtà negli anni a cavallo tra 1960 e 1970. Bella senz’altro, ma con criticità non da poco. Un tuffo nel passato degna di pellicole come Forrest Gump, anche quella non a caso piena di buona musica, perché per molti generi, quello è il periodo in cui tutto ha preso una forma ben definita. E quindi ringraziamo e diciamo anche noi che amiamo Radio Rock. E Philip Seymour Hoffman, come sempre.