Forrest Gump è il titolo di una pellicola piena di poesia con un protagonista decisamente speciale, che attraversa letteralmente gli Stati Uniti attraverso moltissime esperienze.

Può una persona con una diversa abilità incontrare alcuni presidenti degli Stati Uniti (e denunciarne uno da una finestra vicino al Watergate), sedere accanto a Elvis Presley e John Lennon, commuovere Abbie Hoffman, salvare numerosi commilitoni durante la guerra in Vietnam, promuovere la pace nel mondo attraverso il ping pong, diventare milionario e «correre come il vento che soffia»? Se si chiama Forrest Gump decisamente sì.

Se abbiamo imparato una cosa negli ultimi decenni è che la disabilità è sicuramente per molti un limite, ma c’è chi riesce a trasformare questo limite in orizzonte (e sarebbe bello se in un futuro non troppo lontano a tutti fosse data quest’opportunità). Il protagonista di questo film è disabile, perché ha un quoziente intellettivo di 75. Ma questo non gli impedisce di elevarsi a un livello che persone con un quoziente superiore al suo non hanno mai raggiunto. E infatti fa tutte le esperienze che ho citato.

Forrest Gump, pellicola di Robert Zemeckis, è un manifesto: da un lato racconta la bellezza e la poesia che si possono trovare in qualunque essere umano che abbia un cuore, dall’altro racconta la storia degli Stati Uniti lungo circa un quarantennio, dall’esordio di Elvis con la sua contrazione pelvica fino ai primi anni ’90. Ma, nonostante l’excursus storico, a colpire la fantasia dello spettatore è proprio Forrest, interpretato da Tom Hanks, che nella sua vita fa tanti incontri, ma trova solo quattro persone che gli vogliono bene: la sua mamma, la sua migliore amica Jenny, l’amico e commilitone che sa «tutto di tutto sul commercio dei gamberi» Bubba e il tenente Dan, che torna a casa dal Vietnam senza le gambe, ma al quale Forrest salva la vita. E il film è anche una piccola satira su tutto ciò che abbiamo nella vita, ma che non ci godiamo a fondo, mentre un animo semplice come quello di Forrest è in grado di ricordare tutte queste esperienze a menadito, farne tesoro e offrire il suo amore al prossimo. Oltre a Hanks, nel cast figurano Robin Wright, Gary Sinise e Sally Field.

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Non manca neppure l’ironia e qualche risata. Perché le risposte di Forrest sono semplici ma al tempo stesso sono immediate, come quell’essenziale che è sempre invisibile agli altri occhi in qualche modo. Ma anche la disabilità di Forrest è invisibile agli occhi: nel film rappresenta una sorta di superpotere, è il suo filtro nei confronti della realtà, che riesce ad analizzare come nessun altro appunto. Ma non pensiate che non vi servono i fazzoletti, perché quelli servono eccome. 

Soprattutto per quello che riguarda la musica. Che è anche quella un incredibile documento di vari momenti storici.

Due piccole curiosità. Una molto nota e un’altra meno. Il film ha dato vita a una catena di ristoranti con piatti a base di gamberi in giro per il mondo (specialmente negli aeroporti internazionali), la Bubba Gump Shrimps. L’altra curiosità ha a che fare con il casting: il ruolo di Forrest fu offerto a diversi attori, tra cui John Travolta, che gli preferì il ruolo di Vincent Vega in Pulp Fiction, ma che si pentì di non aver preso parte anche a Forrest Gump. A propria volta, Hanks dovette rinunciare a girare Le ali della libertà, il cui ruolo da protagonista andò poi a Tim Robbins

Il film è attualmente nel catalogo Netflix.

«E questo è tutto quello che ho da dire su questa storia.»

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