Nel primo periodo d’oro di Luc Besson, gli anni ’90, il regista francese diresse un film iconico, Il quinto elemento, con un cast d’eccezione.
di Paolo Merenda
Nikita, Léon e Il quinto elemento sono tre film consecutivi, se si eccettua un documentario uscito prima di Léon, che hanno formato molto del successo del poliedrico Luc Besson. Gli anni ’90 (le tre pellicole citate sono rispettivamente del 1990, 1994 e 1997) sono stati infatti il periodo in cui la bravura di Besson ha dato i frutti che l’avrebbero portato a diventare un regista di culto. Quindi, dopo due gran bei film, Nikita e Léon, era normale che Il quinto elemento destasse la curiosità del grande pubblico, anche per la scelta del cast.
I tre ruoli principali sono andati infatti a Bruce Willis, Milla Jovovich e Gary Oldman, con tanti comprimari che hanno aggiunto qualità, come Ian Holm e il piccolo ruolo assegnato a Luke Perry, già in Beverly Hills 90210 nel ruolo di Dylan e purtroppo scomparso prematuramente, ma non prima di aver dato un profondo contributo all’osannato C’era una volta a Hollywood.
Nell’opera di Luc Besson, Bruce Willis interpreta Korben, un tassista squattrinato che, suo malgrado, si trova invischiato in una guerra contro invasori alieni, e deve salvare Leeloo, ovvero Milla Jovovich, perché da lei passa la salvezza del mondo intero. Zorg, il cattivo nei cui panni si cala il premio Oscar Gary Oldman, è il grosso ostacolo che non vuole la vittoria degli umani, perché spera in un accordo con gli invasori.
Affascinante l’ambientazione, l’anno 2263 che offre al regista tanti spunti per delineare un futuro sì distopico, ma talvolta utilizzando doti da chiaroveggente, come quando Korben perde dei punti sulla patente per un’infrazione, punti che nel 1997 non erano ancora stati introdotti (almeno in Italia). Particolari del genere fanno capire come il regista avesse una visione ben precisa di come doveva essere il risultato finale, e si aggiunge il coraggio di portare avanti la trama per esprimere la propria arte.
Il rischio, in casi del genere, è creare qualcosa che venga apprezzato solo da pochi ma agguerriti aficionados, e anche qui Besson ha evitato il peggio, con una storia che, a dispetto del genere ricercato, è per tutti. Perché è un film di fantascienza, ma è anche sentimentale soprattutto per l’immancabile lieto fine.
Bella l’interpretazione di Willis come quella di Oldman, ma il personaggio più difficile, Leeloo, è stata la scommessa vinta da Milla Jovovich. L’attrice infatti è stata notata proprio in questa pellicola, per poi spiccare il volo con il ruolo di Alice nella serie di film Resident Evil, partita nel 2002. Una miscela vincente, che a più di 20 anni di distanza affascina ancora i fan di mezzo mondo.