Parliamo di Lettore, vieni a casa! Il cervello che legge in un mondo digitale di Maryanne Wolf.
In Lettore, vieni a casa! Il cervello che legge in un mondo digitale, edito da Vita e Pensiero, Maryanne Wolf definisce la lettura profonda «l’unica vera àncora allo sbandamento critico che, di questi tempi neri, pare prevalga in più parti del mondo». Nella lettura profonda infatti si anima pienamente «un cervello che legge in profondità, che va letteralmente e fisiologicamente “ovunque” per comprendere», che passa dalla decodifica di simboli alla ricerca dei significati, fino alla memoria delle nostre esperienze per cercarne connessioni.
La lettura attiva processi evocativi imprevedibili e impensabili. E Wolf cita l’aneddoto di Hemingway che aveva raccolto la sfida di scrivere un racconto di sole sei parole; vinse la scommessa scrivendo «For sale: baby shoes, never worn (In vendita scarpine da bambino, mai indossate)». Aggiunse che forse era il più bel racconto avesse mai scritto. Il lettore, di fronte a questo testo, diventa parte così tanto attiva, scrive la Wolf, «che letteralmente vediamo le scarpe in vendita, pensiamo ai genitori infelici, spostiamo la nostra attenzione dalle nostre emozioni a quelle di altri». Nella lettura profonda si agisce profondamente e interamente quello che definiamo il «potere evocativo» delle parole.
C’è poi un secondo “ingranaggio” che opera nella lettura profonda: l’empatia, ossia «l’atto di assumere la prospettiva e le emozioni di altri». Proprio quella che vediamo venir meno in tutte le società occidentali, come dimostrano diversi studi scientifici, proprio mentre ovunque calano insieme le capacità medie di lettura, la comprensione dei testi, la propensione a divenire lettori. Terzo “ingranaggio” messo in moto dalla lettura profonda è quel continuo incrementare del «repertorio di conoscenze, che sta alla base della nostra abilità di comprendere e prevedere quello che leggiamo». Il quarto ingranaggio che la lettura profonda mette al lavoro sono quei processi analitici che attivano il cosiddetto “pensiero critico”. E qui l’autrice commenta:
«Difficilmente si può definire una coincidenza che quelli che consideriamo i “metodi della scienza” caratterizzino molti dei più sofisticati processi cognitivi impiegati durante la lettura profonda. Arrivare alla verità delle cose – nella scienza, nella vita o nel testo – richiede osservazione, ipotesi e previsioni basate su inferenza, deduzione, prove e valutazioni, interpretazione e conclusioni.»
Altra caratteristica della lettura profonda è che attiva numerosi processi che si possono definire “generativi”: «c’è un momento finale nell’atto del leggere, in cui un ampio spazio aperto si genera e si apre nella mente. Tutti i processi, sia quelli affettivi che quelli cognitivi, diventano materia di grande attenzione e di intensa riflessione». Per concludere, la questione non è marginale, ma riguarda la stessa nostra democrazia. Se «la combinazione delle nostre più elevate capacità intellettuali ed empatiche sono il motivo per cui la nostra specie esiste ancora, se queste capacità sono messe in pericolo, se i buoni lettori sono in drammatico calo, allora siamo tutti in pericolo».
«La democrazia – scrive la Wolf – non può essere fondata solo sulla garanzia che si possano esprimere opinioni diverse. La democrazia deve assicurarsi di saper colmare l’incapacità di far sì che tutti i cittadini siano educati a usare pienamente le proprie capacità intellettuali per il formarsi tali opinioni.»
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