L’inossidabile Sylvester Stallone, dopo i successi di Rocky (1976) e Rambo (1982) ci riprovò nel 1986 con il Cobra, molto godibile. Vediamo come andarono i piani.
di Paolo Merenda
Partiamo da un fatto: Cobra si inserisce a pieno titolo nel filone dei film d’azione degli anni ‘80 con una trama lineare, lo sbirro muscoloso che risolve da solo il caso dopo l’ennesima lavata di capo da parte dei superiori e così via. Certo, visto uno visti tutti, ma come ho già detto su questo sito, è una storia rilassante e divertente che occupa un’ora e mezza: non è affatto la pietra miliare che risponde al nome Via col vento, per intenderci, ma ogni film d’azione ha un suo stile che va riscoperto.
La trama, come detto, è lineare: il tenente Marion “Cobra” Cobretti, con tanto di pistola con su disegnato un cobra, si mette sulle tracce delle belve della notte, un gruppo dedito ai maggiori crimini, tra cui un omicidio che però fornisce alla polizia, finalmente, una testimone oculare, la modella Ingrid Knudsen, con il ruolo assegnato a Brigitte Nielsen, parte importante di Rocky IV, uno dei più grandi successi di Sylvester Stallone (e per un periodo, tra cui quello coperto dalla realizzazione di questo film, anche moglie dello stesso attore). Quando Cobra capisce che c’è una talpa nella polizia, va in un motel fuori città per proteggere meglio la modella mentre cerca le belve della notte, il cui capo, interpretato da Brian Thompson (il cui volto da duro ben si presta a simili ruoli) è di nuovo sulle tracce della testimone.
Il tenente e la modella si innamorano (sottotrama richiamata per Lo specialista del 1994, quando di fianco al palestrato attore c’è Sharon Stone), e si arriva così allo scontro finale tra i cattivi, talpa nel corpo della polizia compresa, e Cobra.
Un paio di aneddoti circondano l’idea alla base. Innanzitutto, il film non è tutto farina del sacco del regista George Pan Cosmatos, in quanto l’idea è stata presa dal romanzo Facile preda (o Bersaglio facile) di Paula Gosling, ma il personaggio di Cobra è stato in parte plasmato da Stallone stesso. Non per questo film, ma per un altro.
Nel 1984, difatti, uscì Beverly Hills Cop – Un piedipiatti a Beverly Hills, il cui protagonista, Axel Foley, è Eddie Murphy. Ma per il ruolo era stato chiamato prima Mickey Rourke, che a un certo punto rifiutò, e poi Stallone. Quest’ultimo, nel lamentarsi della poca azione della pellicola, apportò numerose modifiche, tra cui una storia d’amore con lui al centro e il cambio di cognome di Axel, da Foley a… Cobretti, con tanto di soprannome Cobra. Le due parti decisero di dividersi, la produzione di Beverly Hills Cop trovò Eddie Murphy all’ultimo minuto e Sylvester Stallone, con il film mezzo scritto, si alleò al regista George Pan Cosmatos per la nuova idea, andata in porto.
Seconda curiosità, le intenzioni bellicose dell’attore americano: dopo Rocky e Rambo (quest’ultimo tratto da un libro, come Cobra), voleva creare una serie di film anche questa volta, ma la tiepida accoglienza degli addetti ai lavori e un personaggio che, a differenza di Rambo, rischiava di ripetersi eccessivamente nelle varie indagini da un film all’altro, fecero naufragare i sogni di gloria di Sly, autore di una carriera che ha ben sopperito alla mancanza di Cobra 2 e Cobra 3. Anzi, forse è andata meglio così.