Un breve stralcio di un romanzo in fieri da molto tempo, in occasione della Giornata mondiale del Gatto.
Una volta avevo un gatto nero, si chiamava Spike. Era un micio dolcissimo, aveva un carattere meraviglioso. Poi un giorno sono rientrata a casa e lui era morto. Aveva solo 4 mesi. È stato il mio primo gatto e non lo dimenticherò mai.
Si racconta, si racconta che un tempo, prima del IX secolo d.C., quando ci fu il grande naufragio dei manoscritti e perdemmo gran parte delle fonti scritte, Corfù fosse abitata interamente dai gatti. Nessuna forma umana, solo gatti e altri piccoli animali, che costituivano il sostentamento principale dei mici.
Questo fu almeno quello che apparve ai primi esseri umani che posarono piede sull’isola: in realtà, i gatti di Corfù erano una società evolutissima che camminava su due zampe e possedeva conoscenze che erano ampiamente all’avanguardia, come l’energia elettrica, i campi magnetici, l’astronomia avulsa dalla superstizione.
E poi accadde che i gatti percepirono subito l’uomo e la sua potenziale colonizzazione dell’isola. E decisero di acquattarsi: da allora camminarono su quattro zampe, fecero le fusa, mangiarono dalla mano dell’uomo. Apparvero addomesticati. Ma era solo una farsa… e a quanto pare lo è ancora…
