Il film Atto di forza ha lasciato un bel ricordo negli spettatori e negli addetti ai lavori. Il soggetto preso da un racconto di Philip K. Dick è solo la punta dell’iceberg.
di Paolo Merenda
Non deve stupire se Atto di forza che vede come protagonista l’inossidabile Arnold Schwarzenegger sia rimasta nella memoria di chi l’ha vista, magari appena uscita piuttosto che nei giorni nostri (perché invecchiata male negli effetti speciali, come tutti i film di fantascienza di qualche decennio fa che vengono rivisti oggi, anche se il remake del 2012 Total Recall – Atto di forza sotto questo aspetto è migliore).
Eppure, sapete che oltre ad aver vinto un Saturn Award come miglior film di fantascienza, nel 1991 vinse un premio Oscar, proprio per gli effetti speciali, 30 anni fa all’avanguardia? Non è l’unica curiosità legata al lavoro che vede alla regia Paul Verhoeven (il quale tre anni prima aveva diretto RoboCop), ma nasconde molto di più.
Intanto, il soggetto, tratto da Ricordiamo per voi del visionario scrittore Philip K. Dick, uno dei padri della fantascienza. Se il racconto parla di un uomo che non riesce a distinguere i veri ricordi da quelli impiantati, e che non si sposta dalla Terra, la pellicola diventa un viaggio tra l’onirico e il reale molto più complesso, con una parte significativa ambientata nella colonia umana di base a Marte. Proprio in questi giorni il grosso progresso tecnico e scientifico ha portato l’uomo sul pianeta rosso (seppur “solo” attraverso una sonda, per adesso), quindi se la colonia sarà presente nel 2084, anno in cui è ambientato Atto di forza, si potrà parlare quasi di arti divinatorie.
La base della trama vede il tranquillo impiegato Doug Quaid che decide di farsi impiantare, per movimentare una vita grigia, un falso ricordo che lo vede come agente segreto su Marte, ma i fatti si fanno strani e pericolosi quando lo dice alla moglie Lori (una Sharon Stone che due anni dopo, nel 1992, sarebbe stata chiamata dallo stesso regista, Verhoeven, per l’iconico Basic Instinct con Michael Douglas). Lei si rivela parte di un complotto contro di lui, perché è effettivamente stato su Marte, e anzi i falsi ricordi sono quelli che gli hanno dato una vita da impiegato. Colpo di scena dopo colpo di scena, Quaid va su Marte per portare a termine un piano dalla portata planetaria, affrontando sulla sua strada molti nemici.
La sceneggiatura, nata dalle penne di Dan O’Bannon e Ronald Shusett, già autori di Alien, ha visto nelle oltre 40 stesure coinvolti nomi come Patrick Swayze e David Cronenberg. Nel frattempo, i diritti del racconto, acquistati mentre Philip K. Dick era ancora vivo, stavano per diventare una spesa inutile, fin quando Schwarzenegger non prese il progetto in mano, e lo portò a termine con un contratto che gli dava maggiori poteri decisionali rispetto a quello di un attore.
Il film uscì nelle sale insieme a Ritorno al futuro parte III, battendolo negli incassi al botteghino, ma la curiosità maggiore è legata a un’altra pellicola. Si pensò infatti di acquistare i diritti di Rapporto di minoranza, altra breve storia sempre di Dick, e legarla ad Atto di forza per un sequel ancor più fantasmagorico. Non se ne fece nulla, ma l’idea rimase nella mente di qualcuno, che con un nuovo team lo realizzò, senza però collegarlo a Marte o ad Atto di forza. Parliamo di Minority Report, con Tom Cruise.
Da The Man in the High Castle a tutti gli altri titoli, lo scrittore di fantascienza Philip K. Dick dimostra di saper creare racconti adatti al grande schermo. La presenza di Arnold Schwarzenegger, Sharon Stone e Ronny Cox, fra gli altri, sono un valore aggiunto a un progetto che già partiva con il vento in poppa.