È del 1992 uno dei film maggiori sulla sinistra figura di Dracula, e porta la firma del regista Francis Ford Coppola.

di Paolo Merenda

Vincitore di qualunque premio venga assegnato a registi o sceneggiatori, Francis Ford Coppola non poteva esimersi dal trattare la figura di Dracula, il vampiro reso celebre grazie al romanzo di Bram Stoker del 1897. Il titolo scelto richiama appunto sia il mostro, il quale si nutre di sangue umano, che lo scrittore che lo ha “intrappolato” sulle pagine del suo libro più di 120 anni fa.

Invece è “solo” di 30 anni fa Dracula di Bram Stoker, che si affida a un cast stellare: Gary Oldman (nel ruolo di Vlad Tepes, il notturno protagonista), Winona Ryder, sir Anthony Hopkins, Keanu Reeves, fino ad arrivare a ruoli meno centrali ma di sicuro impatto come quelli affidati a Tom Waits e Monica Bellucci.

Il titolo non è casuale, e si riconduce al fatto che Coppola si rifà al romanzo nel modo più fedele possibile. Non è del tutto così, perché la carica sessuale di alcune scene manca ovviamente in un libro del 1897, e manca la prima parte che spiega in modo maggiormente particolareggiato perché Vlad Tepes diventa Dracula, ovvero dopo un dolore fortissimo, la morte della moglie Elisabeta, per di più condannata alla dannazione perché suicida. Il suicidio c’era sì stato, ma perché lei aveva ricevuto la notizia errata che il marito fosse caduto in battaglia.

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Il grosso salto da questi eventi del 1462 al 1897, anno in cui comincia la storia che cammina di pari passo col libro, è funzionale, oltre che intrigante per far capire diversi aspetti del pericoloso essere immortale. Altri lavori cinematografici, come Intervista col vampiro, portano in dote una storia parallela di amore e voglia di farsi accettare dalla creatura non umana, ma qui si raggiunge il picco massimo: quello che vuole il vampiro è riabbracciare la moglie persa secoli prima. Sulla sua strada, tante nefandezze legate soprattutto al doversi nutrire, ma mantenendo una parvenza di umanità per la gran parte del tempo.

Winona Ryder, che interpreta Elisabeta/Mina, è il volto giusto per bravura e profondità dell’attrice, e al resto pensano i costumi e il trucco, memorabili e non a caso vincitori di due premi Oscar nel 1993. Il terzo Oscar, seppur considerato minore come gli altri due, ci dice però una cosa importante: il miglior montaggio sonoro attesta che nemmeno questo aspetto è stato tralasciato per creare un prodotto superiore alla media.

Seppur non trattato benissimo da RottenTomatoes, che gli assegna un 74% forse troppo duro, ha col passare degli anni raggiunto un numero di fan e di appassionati che si confrontano periodicamente su qualche scena, in cerca di significati nascosti e rimasti tali dalla data di uscita nei cinema.

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