Fratello dove sei? è uno dei grandi capolavori dei fratelli Coen, che hanno rivisitato un classico della letteratura mondiale rendendolo estremamente pop.

C’è un film, che non sia un musical, che ogni volta che lo vedete vi viene voglia di cantare? Per me questo film è Fratello, dove sei?, pellicola del 2000 interpretata da George Clooney, John Turturro, il caratterista Tim Blake Nelson, John Goodman e Holly Hunter. Come molti sanno, si tratta di un lavoro estremamente divertente, liberamente ispirato all’Odissea: c’è ovviamente «l’uomo dal multiforme ingegno», i suoi compagni di viaggio, la donna insidiata dai Proci, e poi ancora le Sirene (che però trasformano gli uomini in rospi, in un certo senso), e ci sono perfino Polifemo e lo stesso Omero. Siete pronti a sentirne parlare?

Allora è il momento di S Q A P P A R E. (Se non avete visto il film, perché seguono spoiler, seppur incompleti).

Fratello, dove sei? è la storia di tre carcerati – Ulysses Everett McGill, Pete Hogwallop e Delmar O’Donnell – che scappano insieme dai lavori forzati per cercare un tesoro. È il tempo a ridosso della Grande Depressione, per cui oltre che dalla giustizia i tre devono scappare dalla disperazione che spinge le persone a truffarli oppure a contattare la polizia per la taglia. Ulysses, che è un furbone ma solo all’interno della sua ristretta cerchia di galeotti, in realtà non ha nascosto nessun tesoro, ma fugge per impedire a sua moglie di risposarsi e alle sue numerose figlie (tra cui una in arrivo) di trovare un nuovo pater familias. I suoi compagni però ne sono all’oscuro, nonostante un operaio cieco della ferrovia abbia preannunciato loro che non troveranno il tesoro che stanno cercando. Ma qual è questo tesoro? È il più grande che si possa immaginare: il dono della musica. 

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Nella vicenda entrano diversi elementi, in primis la religione, tra fede nella redenzione e patti con il diavolo. Ci sono poi gli incontri che i tre protagonisti fanno sul loro cammino, tra cui quello con un rapinatore bullizzato da tutti. Ma soprattutto quello con Tommy, chitarrista afroamericano che ha incontrato il suo «devil on the crossroad» e che permette loro di costituire una band per proseguire il cammino: i Soggy Bottom Boys. Che involontariamente diventano degli eroi e degli idoli per chi desidera l’integrazione razziale.

Fratello, dove sei? è un film estremamente esilarante, da guardare, se possibile in lingua originale. Tutto è curato nei minimi particolari, a partire dalla sceneggiatura per proseguire con la bravura attoriale. A un certo punto mi ero convinta che Stephen Root, interprete del gestore di una radio in mezzo al nulla, fosse realmente non vedente: l’incomprensione è dovuta al fatto che quando ho visto Get Out! l’attore era presente nel cast con un altro personaggio non vedente. Poi l’ho ammirato anche in The Big Bang Theory con un significativo ruolo ricorrente e ho capito che mi sbagliavo.

Naturalmente non possiamo tralasciare la storyline sentimentale: Ulysses intraprende questo viaggio per tornare dai propri cari, come fa effettivamente Ulisse (se vogliamo abbracciare un’interpretazione romantica dell’Odissea). Non è un personaggio negativo, come a tratti lo è il suo omologo greco (tanto che Dante lo piazza nell’Inferno), ma semplicemente uno che cerca l’arte di campare in un periodo buio, non avendo studiato ma dandosi un sacco di arie. Quello che trionfa però alla fine è l’affetto che sa contare fino a dieci.

Perché lo sappiamo tutti: «amor fidel is». Non come Cora Hogwallop che ha ben pensato di «sqappare». 

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