Coloro che hanno fatto la storia della musica non sono esenti da un grosso rischio: che i loro successi sentano il peso degli anni, o dei decenni. Per altre canzoni, invece, non sarà così.

di Paolo Merenda

Vi ho già parlato dei film che, a mio avviso, non invecchieranno e accuseranno il passare del tempo. Avevo gli stessi pensieri anche nel mondo musicale, anzi qui il discorso è se possibile ancor più complesso. Perché se alcune ricette sono quasi sempre valide nel mondo del cinema, lasciando poco spazio al gusto personale, nella musica invece i fan hanno un grosso ruolo.

Ma le sonorità non possono essere ignorate. Parliamo ad esempio dell’eterna diatriba Beatles – Rolling Stones. Ebbene, da un punto di vista squisitamente tecnico, e senza mettere in dubbio l’indiscusso contributo all’industria musicale, a mio avviso entrambi pagano alcune scelte di strumenti degli anni ‘60 e ‘70 che rendono il suono “vecchio”. Quindi, se anche due mostri sacri sono lontani dai teenager che oggi ascoltano altro, cosa arriva alla generazione più giovane?

La risposta, parziale, può arrivare con alcuni esempi.

Linkin Park
Il gruppo fondato da Chester Bennington, che purtroppo ha deciso di lasciarci nel 2017, e Mike Shinoda ha dato il via a sonorità originali, portando al livello successivo il mix tra rock e rap, in questo caso tra nu metal un rap più elettronico. Il loro singolo d’esordio, ad esempio, One Step Closer del 2000, può essere ascoltato ancora adesso, 21 anni dopo, senza pagare lo scotto dei decenni.

Björk
La longevità dei pezzi dei Linkin Park, quindi, è dettata dalla voglia di osare. E chi, se non Björk, incarna il volto di un’artista eclettica e sempre capace di rinnovarsi? L’islandese Björk Guðmundsdóttir (questo il nome completo) ha giocato e gioca con suoni e campionature dal 1993, o addirittura 1977 se includiamo il primo album, che porta il suo nome, uscito quand’era appena undicenne. It’s Oh So Quiet, ad esempio, è una cover che dà un nuovo volto a una canzone del 1948, ma meglio ancora Björk è descritta da Violently Happy, dal suo disco d’esordio in maturità, Debut, 1993.

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Chris Cornell
Un altro esempio di artista che è passato a miglior vita per sua scelta, ma che nella musica ha creato qualcosa che non invecchierà mai. Tra l’altro, lui e il cantante dei Linkin Park erano molto amici, tanto che Chester Bennington decise di togliersi la vita il 20 luglio, lo stesso giorno di nascita di Cornell, e appena due mesi dopo il suicidio dello stesso Chris Cornell, datato 18 maggio 2017.

Tornando alla musica, la voce di Cornell, che ha legato il suo nome ai Soundgarden e agli Audioslave, è il punto forte della produzione artistica. Una voce che esplode, ad esempio in pezzi come You Know My Name, del 1992.

Fatboy Slim
Il discorso legato a Fatboy Slim potrebbe essere allargato ai The Chemical Brothers, i Daft Punk, Aphex Twin o i Prodigy: la musica elettronica fatta con un’idea forte, che viene utilizzata per pezzi di alta qualità, diventa qualcosa di avulso al concetto di tempo che passa. Un esempio, Right Here, Right Now del 1999.

Lady Gaga
L’eccentrica e talentuosa Lady Gaga sembra il prototipo di colei che sforna musica che non invecchierà. Quando i nostri genitori o nonni ascoltavano Nilla Pizzi o il pur ottimo Gianni Morandi, la nostra reazione si basava su quanto sembrava vecchia Grazie dei fiori, che pur vinse Sanremo nel 1951. Ebbene, qualcosa mi dice che Bad Romance del 2009 non correrà questo rischio, quando saremo noi a metterla su e i nipoti saranno nei paraggi.

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