Gli sport nei cartoni animati giapponesi degli anni ’80 e non solo.
di Paolo Merenda
Manuel Agnelli, carismatico frontman degli Afterhours, cantava che “non si esce vivi dagli anni ‘80”. E quindi, rieccoci a parlare degli anni ’80, ma non solo, nel mondo dei cartoni animati giapponesi. Dopo essermi occupato di Holly e Benji (che tornerà anche qui), complice l’ascolto di alcune sigle musicali degli anime di quand’ero bambino, quando si chiamavano ancora cartoni animati, mi sono fatto una domanda: quanti di loro si occupavano di sport? Ho individuato 15 sport diversi e molti anime, un dato che non mi ha stupito: il tema per i giapponesi è un modo, almeno nella finzione, di dimostrare la loro netta superiorità in qualsiasi ambito, appunto sportivo ma anche nelle arti della guerra (i famosi robottoni che salvano il mondo dal nemico alieno). La cultura nipponica è permeata dal senso della sfida e di essere migliori di qualunque avversario, e qual modo per spiegarlo se non gli sport, in un prodotto teoricamente per bambini?
Calcio. Holly e Benji, che unendosi all’arcinemico Mark Lenders inseguono i mondiali di calcio (in cui il Giappone vincerà con sicurezza fino alle fasi finali, chiaro modo per smarcarsi dalla realtà in cui la loro nazionale non è un fulmine di guerra), sono nell’élite degli anime, insieme a Goldrake, L’Uomo Tigre, Jeeg Robot, Kiss Me Licia (in Italia) e alcuni altri. Ma a far breccia nel cuore dei bambini del 1986 (prima visione italiana, dopo la prima visione in Giappone del 1982) erano le prime stagioni, in cui alcuni ragazzini, nelle squadrette di quartiere, lottavano per un titolo locale che sembrava il più prestigioso in assoluto. Certo, tutto condito da gesti atletici al limite della fisica, come la catapulta infernale dei gemelli Derrick, ma tant’è, siamo in un prodotto per bambini, ci sta eccome. Di calcio si parlava in molti altri cartoni, per citarne uno Arrivano i Superboys, precedente alla saga di Oliver Hutton (o Tsubasa Ōzora per i nipponici). Difatti parliamo di una prima visione giapponese del 1970 e una italiana del 1980. L’anime, inoltre, è tratto da un manga, e l’autore del fumetto, Ikki Kajiwara, ha ben dato il suo contributo al filone sportivo, avendo scritto anche Rocky Joe e L’Uomo Tigre.
Pugilato. Partiamo da Rocky Joe, che deve il suo nome al celebre pugile Rocky Marciano o forse addirittura a Rocky Balboa, icona immortale della cinematografia. Trasmesso per la prima volta in Giappone nel 1970, ma arrivato in Italia solo nel 1982, ha dei disegni che prediligono le tonalità scure, per rendere meglio alcuni incontri dal sapore epico. Colori diversi, ma stesso sport, il pugilato, per Forza Sugar, in cui la citazione riporta a Sugar Ray Robinson o Sugar Ray Leonard, con quest’ultimo ex pugile ancora in vita. Forza Sugar ha dovuto attendere poco dal primo passaggio sulle reti nipponiche, 1980, a quelle italiane, 1983, forse sull’onda di Rocky Joe, a cui molto spesso era associato, tanto che alcuni canali televisivi confondevano le sigle nel caricarle quando formavano il palinsesto.
Wrestling. Come detto, Ikki Kajiwara è anche il padre de L’Uomo Tigre. Si suppone che il successo di questo anime abbia aiutato il boom della disciplina in Italia, e di sicuro ha ispirato diversi atleti reali nel wrestling giapponese, come altri sono stati riportati nel cartone mantenendo le fattezze reali. Uno scambio bidirezionale che lo rende tra i prodotti meglio riusciti, e che viene ricordato con maggiore affetto dai bambini di trenta o quarant’anni fa. In Giappone anche 50 anni fa, dato che lì la prima visione risale addirittura al 1969, mentre in Italia abbiamo dovuto aspettare il 1982, in pieno boom degli anni ’80 per questi prodotti dedicati ai bambini di tutte le età.
Judo. E dire che Ikki Kajiwara aveva provato a lanciare nel mondo dell’animazione anche il karate con un suo manga, Karate baka ichidai, solo che l’anime che ne uscì non è mai arrivato in Italia. Invece il judo (con altri creatori) ha fatto breccia nel cuore degli italiani con due cartoni, Judo Boy e Ugo il re del Judo. Quest’ultimo, in prima tv nipponica nel 1970 e prima italiana nel 1984, è dello stesso autore di Coccinella, con cui fa un crossover interessante in una puntata. Ma Judo Boy merita un discorso a parte, o meglio il suo autore, Tatsuo Yoshida. Judo Boy (prima giapponese 1969, prima italiana 1984), con il protagonista alla ricerca dell’uomo con un occhio solo, che gli ha ucciso il padre rendendolo orfano (la soluzione dell’orfano è un leitmotiv negli anime del periodo), è una storia interessante. Peccato che, a un certo punto, ne sia stata interrotta la produzione. Un po’ come accadde a un altro lavoro di Yoshida, Tekkaman, un essere a metà tra cyborg e robot, protagonista dell’omonimo anime (e dire che lì la storia distopica dava le piste a molti altri prodotti dello stesso genere). In pratica, Tatsuo Yoshida, nonostante le buone idee, si è visto fermare sul più bello da scelte di produzione, e quarant’anni dopo tutti vogliamo ancora sapere se l’uomo con un occhio solo abbia pagato per le sue azioni.
Basket. Lo so, state pensando a Gigi la Trottola. Del brand è peculiare la velocità con cui è passato dal primo numero giapponese del manga ai fortunati passaggi sulle tv italiane: se nel 1980 esordì sugli scaffali delle fumetterie in Giappone, già nel 1981 andò in prima su canali giapponesi, mentre arrivò in Italia solo due anni più tardi, nel 1983.
Arti marziali. Una pietra miliare degli anime è Dragon Ball (che esordisce nel 1986 in Giappone e nel 1989 su Junior TV, rete locale italiana). La saga di Goku, dai primi passi con Bulma fuori dalla foresta, all’incontro con il Genio delle Tartarughe di Mare, fino ai primi prestigiosi tornei, prosegue lungo una lotta fra mondi, con avversari sempre più temibili. Ma la base, nelle sfide all’ultimo sangue condite di poteri soprannaturali, resta quella delle arti marziali, in cui Goku o Vegeta dimostrano spesso di essere i migliori.
Pallavolo. Pian piano stiamo scendendo nei meandri dei manga giapponesi con tematiche sportive da cui sono stati tratti anime. Occupandoci della pallavolo, come non citare Mila e Shiro – Due cuori nella pallavolo, oppure La fantastica Mimì (conosciuta anche come Mimì e la nazionale di pallavolo)? Per entrambe le protagoniste, l’obiettivo erano le Olimpiadi, a cui si sommavano molti altri ostacoli. Ma se Mila, 1984 l’esordio in Giappone e 1986 in Italia, vuole arrivare alle Olimpiadi di Seul del 1988, Mimì, 1969 prima uscita in Giappone e 1981 in Italia, punta quelle di Monaco di Baviera del 1972.
Baseball. Pure questo sport ha regalato numerose chicche, fra gli altri Pat la ragazza del baseball, che esordisce in Giappone nel 1977 e arriva in Italia nel 1983, o Il fichissimo del baseball (esordio nipponico sempre datato 1977, ma in Italia nel 1985), meno maturo nei disegni e nel target ma altrettanto appassionante. E non era facile, dato che non potevano avere come carta bonus, nei confronti degli spettatori, la salvezza della Terra da insidiosissimi alieni nemici. Qui c’era un diamante e atleti volenterosi di vincere, il tutto con la metafora di uno sport poco diffuso, sia in Italia che in Giappone.
Automobilismo. Le corse automobilistiche hanno portato fino a noi nel 2022 almeno due chicche, ma gli esempi potrebbero moltiplicarsi: Ken Falco (prima in Giappone 1976, prima in Italia 1979), con la sua Hayabusa Special, bolide da corsa che ricorda un mix tra una barca e un aereo, e inoltre F – Motori in pista, più recente (prima giapponese 1988, prima italiana 1991) ma che si rifà alla Formula 1, senza tanti fronzoli.
Pesca. È catalogato come uno sport a tutti gli effetti, quindi non possiamo non citare Sampei, che svolge peraltro tornei di pesca contro agguerriti avversari. Un grande titolo, in Italia dal 1982, dopo la nascita sugli schermi nipponici del 1980, che ancora oggi, 40 anni dopo, fa scuola e resta nella mente di chi l’ha vissuto da bambino.
Tennis e Ginnastica ritmica. Una breve carrellata può farvi scoprire titoli che avevate dimenticato: il contributo degli anime per il tennis, Jenny la tennista (prima tv orientale 1973, prima italiana 1982), è un prodotto di spessore. Purtroppo, all’epoca (prima giapponese 1986, prima italiana 1988) venne invece snobbato Hilary, cartone animato sulla ginnastica ritmica, che forse avrebbe meritato maggior fortuna. Quindi, furono realizzate solo 19 puntate delle 26 previste, togliendo al prodotto la possibilità di un finale netto.
Kendō e Golf. Io sono Teppei! è tra le cose più peculiari del mondo giapponese: parla del kendō, accomunabile (solo per trovare una similitudine) alla nostra scherma, ma fatta con la katana. Questa chicca è passata la prima volta in tv, in Giappone nel 1977 e in Italia nel 1982. Lievemente più recente è un lavoro che si basa sul golf: Tutti in campo con Lotti, 1984 in Giappone e 1988 in Italia, con buoni passaggi televisivi in orari che aiutavano a catturare spettatori, come posso confermare io personalmente. Ancora adesso, se mi capita di vedere un incontro di golf in tv, quando l’atleta sta per tirare mi torna in mente l’indimenticato urlo propiziatorio di Lotti, “Spa-ghe-tti!”
Football americano. E chiudiamo con un robottone. Se non ricordate che Mazinga, Daltanious, Gordian, Daitarn 3, praticassero uno sport, state tranquilli: non parlo di loro, ma di UFO Diapolon, che esordì in Giappone nel 1976 e in Italia nel 1981: il robot, e prima ancora il ragazzo che lo pilota, sono esperti di football americano. Sì, un robot che sconfigge i nemici grazie anche ai placcaggi.
Se vi vengono in mente altri sport scriveteci, saremo ben lieti (in caso lo vogliate) di citarvi fra le fonti.