La discesa negli Inferi, nella mitologia e nella letteratura, è un tema ripreso ciclicamente fin dall’alba dei tempi.

di Paolo Merenda

La letteratura offre molti topoi, strade tipiche da intraprendere nello svolgimento di una trama. In realtà, secondo alcuni studi ci sarebbe un numero delimitato e finito di modi per scrivere qualunque parto dell’immaginazione, quindi non deve stupire che la catabasi, la discesa negli Inferi, sia un motivo che torna periodicamente nella mitologia.

Perché si dovrebbe decidere di scendere in un luogo pericoloso come l’Ade? Si parte dal tema immortale, l’amore, come per il mito di Orfeo ed Euridice, oppure per cercare precisamente l’immortalità (Gilgamesh ed Enkidu) o scoprire qualcosa sul proprio futuro (Enea e Anchise).

Forse la catabasi più immediata è quella triste di Orfeo, che, perduta la moglie Euridice, diventa pazzo per l’assenza e decide di andare a chiedere a Persefone, regina degli Inferi, di restituirgli l’amata. La sola condizione posta dalla regina è che lui non si volti mai fino al ritorno nel mondo dei vivi. Purtroppo Orfeo, che pure era arrivato al cospetto di Persefone dopo aver superato molti ostacoli, si volta appena prima che Euridice sia fuori, quasi sulla soglia. Il risultato è che la vede sparire per sempre, in una pagina di letteratura toccante e struggente.

Gilgamesh ed Enkidu, Teseo e Piritoo, Eracle (Ercole) sono tre miti a loro modo collegati, e questa forse è una delle cose più interessanti legate alle catabasi. Partiamo dall’eroe mesopotamico, Gilgamesh, re di Uruk: dopo una lotta iniziale con Enkidu, ne riconosce il valore e diventano alleati (vi ricorda qualcosa Goku e Vegeta di Dragon Ball e il loro primo epico scontro?). Insieme sono imbattibili, fino a quando Ištar, dea dell’amore, si invaghisce di Gilgamesh, che però la respinge. La spirale di eventi, Ištar che gli aizza contro il Toro celeste a sua volta ucciso da Enkidu e Gilgamesh, porta alla morte di Enkidu per decisione degli dei. Gilgamesh vuole allora scendere all’Inferno per due motivi: parlare con il carissimo amico Enkidu, per conoscere il futuro, e guadagnare l’immortalità, dato che oramai teme la morte come chiunque altro, e quindi non è più un guerriero imbattibile. Riuscirà a parlare con Enkidu ma ovviamente il premio principale, l’immortalità, gli sfuggirà dalle mani per l’ennesima disattenzione dell’eroe nel ritorno al mondo dei vivi (ci penserà un serpente a mangiare il fiore che gli avrebbe dato la vita eterna).

Perché è legato a Teseo (quello del filo di Arianna e del Minotauro) e Piritoo? I due erano a loro volta amici dopo essere stati avversari (non è un plagio, ma il tema dell’amicizia maschile, tanto forte quanto all’inizio c’è stata lotta, è fra i topos più comuni) e lottano alla pari con gli dei. Purtroppo sfidano la regina degli Inferi, Persefone, e il re, Ade, sul loro campo, cercando di rapire la prima per avere vita eterna, e vengono intrappolati su sedili in pietra magici. Ci pensa Eracle, eroe della mitologia greca corrispondente a Ercole nella mitologia romana, quando sarà il suo turno di compiere la catabasi, a liberare Teseo, ma con Piritoo non riesce nella stessa impresa.

Come vedete, le leggende mitologiche hanno gli stessi perni, non per caso. Si discosta, ma non di molto, Enea e Anchise, oltre a Amore e Psiche e i due casi più famosi in assoluto di discesa negli Inferi. Se non li avete ancora indovinati proseguite, ci arrivo tra breve.

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Amore (o Eros o Cupido) e Psiche hanno una storia travagliata: prima si amano, poi Psiche (fanciulla mortale) tradisce la fiducia di Eros (dio immortale) e per riconquistarlo deve bere dalla fonte della vita eterna a sua volta e diventare pari alla divinità. Venere, la madre di Cupido, invidiosa della bellezza di Psiche, le pone di fronte prove sempre più difficili, di cui l’ultima è appunto una catabasi. In essa, deve chiedere a Persefone un po’ della sua bellezza. Ci riesce, ma Venere le prepara una trappola che scatta, manco a dirlo, quando Psiche è quasi alla fine del cammino di ritorno dall’Ade al regno dei vivi. Una volta tanto, c’è il lieto fine: Eros corre in soccorso dell’amata e grazie al padre, Giove, la salva e i due si sposano.

Enea, invece, scende negli Inferi “solo” per conferire col padre Anchise e conoscere da lui il proprio futuro e quello di Roma, a partire da una visione dei figli che avrà, Romolo e Remo. Virgilio lo descrive bene nell’Eneide, il che forse farà accendere una lampadina su uno dei due viaggi più celebri nell’oltretomba, almeno a studenti o ex studenti ancora legati alla scuola. Parlo della Divina Commedia di Dante Alighieri, il cui l’omonimo autore attraversa non solo l’Inferno, ma anche il Purgatorio e il Paradiso.

Il caso ancora più celebre? Ovviamente Gesù, che dopo essere stato crocifisso è senza vita per tre giorni. Risorge, come ogni giorno di Pasqua ci ricorda la religione cristiana, ma in quel lasso di tempo svolge appunto un viaggio negli Inferi.

Come vedete, tra nomi che ritornano (vanno tutti dalla regina Persefone, a quanto pare), storie simili (grandi amici divenuti tali dopo una grande lotta) o disattenzioni fatali a pochi passi dalla vittoria, il topos sulla catabasi è arrivato praticamente intatto fino a noi, ovvero il già citato Dragon Ball. Lo scontro iniziale tra Goku e Vegeta (poi replicato quando incontrano Majin Bu), la discesa negli Inferi reale di Goku (dove difatti incontra due cattivoni degni di stare lì, Cell e Freezer), la resurrezione di Crilin (povero, uccidono sempre lui) e così via. Di fatto, Dragon Ball attinge a piene mani dalla mitologia greca, ma rendendolo originale sullo schermo (e prima ancora nel manga). E non è ovviamente il solo caso di anime giapponesi in cui i due mondi si intrecciano. Ma, come sempre, è utile capire da dove tutto sia partito. E ciò è avvenuto nella Mesopotamia (il primo esempio è la Discesa di Ištar negli Inferi, risalente a un testo in sumero di 5000 anni fa) e nell’antica Grecia.

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