Viaggio nell’immaginario collettivo degli snack tra gli anni ’70 e ’80.
di Paolo Merenda
«La morale è sempre quella…».
Terminate voi lo slogan. Su, su, vi voglio attivi. E ora cantiamo insieme:
«La morale è sempre quella, fai merenda con Girella!»
Se siete nati a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 (o anche prima) spero per voi che abbiate ricordato già la prima volta uno degli slogan delle merendine storiche del periodo.
Nel film Demolition Man, con l’immenso Sylvester Stallone, c’è una stazione radio che trasmette solo jingle e musichette delle pubblicità di un’epoca ormai passata. Per noi, che non siamo in un futuro distopico, ma in un presente distopico tra coronavirus e situazioni politiche varie nel mondo, basta YouTube, dove potete trovare qualunque pubblicità di qualunque decade. Intanto, è bellissimo trovare frasi, in quel periodo, che affermano «mamme, è pieno di burro, fa benissimo ai vostri bambini» e oggi anche l’olio di palma è demonizzato, figuriamoci il burro. Il collegamento immediato è Anchorman che in una pubblicità morde un panetto di burro ed esclama, giustappunto,
«Burro!»
Torniamo a noi. Vi dico dei nomi, mi scrivete nei commenti il grado di nostalgia da 1 a 10 per ognuno di loro?
Tegolino, Yo-Yo, Girella, Soldino. Basta così, non voglio infierire. Per me, il Soldino vale 10.
Il Tegolino della Mulino Bianco, la Girella e lo Yo-Yo Motta sono tre merendine arrivate sì fino a noi, ma in forma diversa da come li ricordavamo. Il Soldino, invece, non ha avuto altrettanto fortuna, anche se l’avrebbe meritata.
Il Tegolino ha cambiato chiaramente forma: prima era quadrato, adesso rettangolare. Nello Yo-Yo ho l’impressione che ci sia molta meno crema di cioccolato, e la Girella… Be’, sembra davvero più piccola. Forse è la nostra percezione, le nostre manine da bambini che dovevano accogliere una Girella intera, mentre adesso, da adulti, con mani e bocca più grandi, quella merendina sembra più piccola. Non saprei, il dubbio mi rimane, ma penso anche ai banchi dell’asilo o delle elementari quando mi sono ritrovato a vederli pochi anni fa. Mi sono chiesto come c’entravo, li vedevo piccoli piccoli.
Il Soldino della Mulino Bianco, come detto, è ormai nel nostro passato. Ricordo che, nel mangiarlo, lasciavo la monetina di cioccolato, più dura, per la fine, mentre altri amichetti la mangiavano subito o per non farsela fregare dal bimbo vicino o perché preferivano così. Qualunque modo era giusto, perché non era solo il sapore del cioccolato squisito, era quello dell’innocenza e della mancanza di responsabilità a essere buono.
L’idea vincente, in realtà, non fu l’invenzione delle merendine, con la prima che segnò un passaggio dal vecchio al nuovo datata 1953, il Buondì Motta, altra merendina arrivata fino a noi. Dicevo, l’idea vincente fu il tipo di pubblicità e i regali per bambini. Mulino Bianco è sempre stato un precursore, già nel 1983 lanciò il gioco sasso-carta-forbice in forma di carte per permettere ai bambini di giocare tra loro con un oggetto che sarebbe diventato da collezione. Vogliamo citare poi i cancellini, le piccole gomme per cancellare con la forma dei biscotti e delle merendine, o ne avete almeno una a casa e quindi già le conoscete? Alla fine degli anni ’80, poi, l’idea migliore: il Mulino Bianco con varie sorprese o giochi all’interno. Nacque così il Mulino che nascondeva una radio, il Mulino dei Segreti, quello delle Meraviglie e quello degli Artisti. A memoria, io ne ho avuti tre, ma non so che fine abbiano fatto.
E i personaggi in tv? Il Piccolo Mugnaio Bianco era più di una pubblicità, era uno spettacolo un po’ come il Carosello, delle puntate che avvicinavano sempre più il Mugnaio a Clementina, golosa dei suoi dolci, ma lui non poteva dichiararsi per una serie di problemi strutturali, ad esempio la differenza di altezza tra i due. No, davvero, guardatevi le pubblicità su YouTube se non mi credete. In altre occasioni, era il cattivo a farsi notare, il Golosastro che voleva rubare la Girella. Quello è rimasto impresso a Caparezza, ne parla nella canzone Limiti.
Attenzione invece alle pubblicità del Mago G, della Galbusera. Un po’ l’antesignano di It, il pagliaccio malefico di Stephen King, era un uomo alto e dinoccolato vestito di giallo, con una parrucca improbabile. Ecco, non mi è mai sembrato adatto a dei bambini facilmente impressionabili, le situazioni sembravano da intro finto sereno dei film horror. Anche qui, vedere per credere.
Interessante però la storia dietro il Mago G più famoso, quello del quinquennio 1981-1986, Luca Levi, che adesso ha proseguito la carriera che stava per intraprendere prima del successo televisivo: al momento del casting era un militare, ora è pilota di linea anche per gli insegnamenti assimilati con la divisa. Ma il giorno del casting cosa successe? Luca Levi, pattinatore amatoriale ma molto bravo, venne convinto da un amico a fare anche lui il provino per diventare il nuovo mago Galbusera. La selezione finale, manco a farlo apposta, fu tra i due. Il resto è storia, scritta in gran parte da Luca Levi stesso, che proponeva molte idee che venivano accettate, dato l’impegno che profondeva nel personaggio. Quando trovo in ciò che leggo o vedo riferimenti a queste merendine resto sempre… Non saprei, sono divertenti ma portano un mucchio di pensieri su tempi andati… A ogni modo, mi fanno piacere, quello sicuro, e uno dei migliori l’ho trovato nei libri di Zerocalcare, un vero e proprio maestro nel tratteggiare i tempi che furono e far capire che dobbiamo fermarci un attimo, guardarci indietro, fissare quella foto con noi bambini, e poi riprendere a correre.