La recensione ai tempi del coronavirus: come Palahniuk ci ha messo in guardia dai pipistrelli in tempi non sospetti.
di Paolo Merenda
Tutto in Rabbia di Chuck Palahniuk ha un’impronta originale e caratteristica. A mio avviso, quanto a originalità supera anche il suo romanzo più conosciuto e rappresentativo, Fight Club, diventato giustamente un fenomeno globale dopo il filmone del 1999 con Edward Norton e il recente vincitore del premio Oscar Brad Pitt.
Lo stile di Rabbia, innanzitutto, l’intervista orale, è davvero impegnativo da portare avanti: tutta la storia viene spiegata dalle voci dei personaggi, e lo scrittore americano ci infila anche particolari di contorno rendendo credibili dei discorsi su qualunque argomento. Ma di cosa parla Rabbia?
Tutto gira intorno a Buster “Rant” Casey, definito «il più grande serial killer della storia». Oltre a questo poco invidiabile primato, viaggia nel tempo, si sposta continuamente tra passato e futuro, incontrando la propria madre come nel più classico dei cliché, da Ritorno al Futuro alla serie tv Dark su Netflix (di cui si attende nel 2020 la terza stagione, che chiuderà il cerchio).
Ma come fa ad aver ucciso più persone di chiunque altro? Non grazie al fatto che, potendo viaggiare nel tempo, può eliminare qualcuno fuggendo attraverso varchi temporali e divenendo evanescente. Lo fa con un metodo che, a guardarlo oggi, 13 anni dopo l’uscita del libro, sembra una predizione in piena regola: diventa veicolo di virus. Dell’infezione più letale per l’uomo, la rabbia, come suggerisce ampiamente il titolo del libro. Infila un braccio o una gamba in una tana di pipistrelli, si fa mordere, si ammala sfiorando la morte ma al contempo sviluppando una fortissima resistenza alla rabbia, e diventa portatore asintomatico del morbo in giro tra passato e futuro. Da lì, il suo obiettivo di infettare quante più persone possibile diventa facile.
Immagino cosa potrebbe metterci dentro, Palahniuk, se stesse lavorando adesso al libro. Ma d’altro canto l’utilizzo di pipistrelli per lo spillover, il salto interspecico della rabbia, è identico a quello accaduto per il coronavirus. E anche il virus che diventa pandemico, ma nel libro lo è addirittura attraverso il tempo, oltre che lo spazio.
Davvero una bella storia, tanti paletti vengono messi all’inizio e poi tolti man mano, per mostrare un disegno globale che lascia sorpresi non solo all’inizio, ma anche a metà libro. Caldamente consigliato.
D’altro canto, la cosa forse più interessante, letta con gli occhi del 2020, è quella meno sorprendente. Infatti la scelta dei pipistrelli non è casuale: i chirotteri sono portatori sani, grazie a un sistema immunitario che se l’avessimo noi umani non moriremmo mai, di un numero sconfinato di malattie. Facendoci mordere, certo, ma basta un graffio o, come in questo caso, se gli esseri umani li mangiano o ne lavorano la carne senza precauzioni.
Il fatto, poi, che i pipistrelli vivano in comunità racchiuse in poco spazio (delle piccole caverne in cui dormire a testa in giù sono sufficienti a questa specie) ne rende la quasi totalità malata di qualunque cosa, perché basta un esemplare e i vari virus corrono tra tutti gli altri. Per fortuna, non è un problema che abbiamo in Italia, ma in molte altre zone del mondo sono meno fortunati e devono guardarsi dai chirotteri.
Altro fattore è che essendo mammiferi i loro virus sono compatibili con quelli di tutti gli altri mammiferi, umani inclusi, ma i pipistrelli sono gli unici mammiferi volanti, e possono coprire distanze considerevoli.
Ma cosa possono passare con un semplice graffio ad animali come mucche o pecore e perfino alla razza umana? Il Covid-19 è quello che fa maggiormente paura ora, ma ci sono gruppi di pipistrelli, portatori sani di Sars, in giro per il mondo, al calduccio e in attesa di scatenare un nuovo focolaio. Sì, Sars, o volete un altro esempio di virus che ha raggiunto gli umani nel corso degli anni? Ebola.
Se i pipistrelli avessero un sistema immunitario come il nostro, neanche arriverebbero a infettarci: morirebbero prima. Ma loro nella realtà, come Buster “Rant” Casey del libro di Chuck Palahniuk, infezione dopo infezione, per la selezione darwiniana, si sono rafforzati, non avendo sintomi quasi per niente di ciò con cui vengono in contatto. Casey arriva allo stesso traguardo, ed è quello che lo rende invincibile.
Per nostra fortuna, i pipistrelli sono sì pericolosi, ma non vengono a fare appostamenti agli umani per morderli (ok, tranne Dracula… che pignoli siete), quindi potete leggere con tranquillità un libro, Rabbia, davvero ben scritto, senza guardarvi con sospetto in giro la prossima volta che porterete a fare un giro al cane di sera.
Curiosità: James Franco pare abbia lavorato per portare Casey sullo schermo, si è parlato vagamente su vari siti di un film in lavorazione ed uscì anche una foto di un tiratissimo James Franco (Rant Casey ha un po’ il fisico di Brad Pitt nel ruolo di Tyler Durden), ma poi pare non se ne sia fatto più nulla. Peccato davvero.