Un horror atipico e superbo, che solo Alfred Hitchcock poteva consegnare alla Storia.
di Paolo Merenda
121 anni fa nasceva uno dei registi più bravi e influenti di tutti i tempi, Alfred Hitchcock. Il suo lavoro ha fatto arrivare fino a noi delle pietre miliari della cinematografia, e a tutti voi sarà venuto in mente Psycho e il personaggio di Norman Bates. Il mio preferito è Gli uccelli, del 1963, per l’indubbia originalità dell’idea: è un horror senza scene horror, in pratica.
Certo, gli stormi di uccelli attaccano gruppi di esseri umani, riuscendo in qualche caso a causarne la morte, ma se c’è un piano diabolico dietro, viene sapientemente miscelato al resto per sviare lo spettatore. Ottimo anche il crescendo del numero di esemplari che si lanciano all’assalto, con una differenza piena e tangibile tra il gabbiano del primo attacco e lo stormo che rimane immobile nella scena finale.
Non sfugge la chiave della difesa di ciò che c’è in natura, e di ciò che accadrebbe se l’ordine delle cose venisse ribaltato, come viene ben spiegato con le sole immagini di alcune scene rimaste ormai nell’immaginario collettivo. Il posto in cui viviamo non ci deve nulla, anzi gli dobbiamo noi la vita, e dovremmo mostrare il giusto rispetto. In caso non lo dovessimo fare, la natura potrebbe rivoltarsi contro di noi, come sta già accadendo nei luoghi maggiormente sfruttati della Terra.
Ed è tutto in quel film. Ma Gli uccelli è molto altro.
La suspense, innanzitutto: il «cosa accadrà adesso?» è una domanda ricorrente, e pare che fossero anche gli stessi attori a chiederselo. Libri interi potrebbero scritti solo sulla scena della cabina telefonica con la protagonista Tippi Hedren.
Il modo duro in cui Alfred Hitchcock si comportava sul set è ormai proverbiale, ma Tippi Hedren è stata una sua scommessa, ampiamente vinta. Già la scelta di un’attrice alla prima apparizione in un film, e con un passato da modella, pur se fatta per contenere i costi, rappresentò una sfida per il celebre regista. La prese per mano e la condusse lungo le varie scene, spiegandole come voleva che recitasse passo dopo passo. Ma la cabina telefonica? Il regista scelse di terrorizzarla perché sembrasse terrorizzata, semplicemente.
Un modo poco ortodosso di trattare gli attori scritturati? Senz’altro. Ma Tippi Hedren vinse un Golden Globe come miglior attrice debuttante per Gli uccelli e recitò in Marnie, la pellicola successiva del Maestro. Inoltre, deve aver pur dato qualche consiglio su come recitare alla figlia e alla nipote, no? Se vi state chiedendo chi siano, la figlia è Melanie Griffith, mentre la nipote è Dakota Johnson, esplosa nel 2015, a 26 anni, dopo aver recitato in 50 sfumature di grigio. Non male come discendenza, per una ragazza che deve i suoi fortunati esordi al fatto che è stata notata (forse) per sbaglio, seppur da Alfred Hitchcock.
Altra curiosità: Gli Uccelli viene citato in una scena esilarante de I Simpson.