La colonizzazione di Marte è realistica o è un’utopia? Tra le possibili risposte, una è contenuta nel film Sopravvissuto – The Martian.

di Paolo Merenda

Nel 2015, tratto dal libro di Andy Weir L’uomo di Marte del 2011, è stato lanciato il film Sopravvissuto – The Martian, con Matt Damon per lunghi tratti come unico attore sullo schermo. La ragione è presto detta: parla di un astronauta abbandonato su Marte dopo che i suoi compagni devono lasciare in fretta il pianeta e, credendolo morto, non fanno nulla per recuperarlo. Tutto questo accade nei primi minuti del film, per entrare poi nella storia con Mark Watney, interpretato appunto da Matt Damon, che prima si fa prendere dallo sconforto, poi comincia a elaborare un piano che lo tenga in vita 4 anni, il tempo necessario che la missione successiva arrivi sul pianeta rosso.

Un libro e un film sulla resilienza, per usare un termine ultimamente tanto in voga, e su come l’ingegno umano possa superare qualsiasi ostacolo. Allo sconforto iniziale, per Watney segue una conta delle provviste, che durerebbero poco meno di un anno, e calcoli vari per aumentare il cibo e l’acqua a sua disposizione. La chiave di volta è la coltivazione delle patate, che riesce a portare avanti con del terriccio proveniente dal nostro pianeta (trasportato su Marte per valutarne la colonizzazione) in un orto improvvisato.

Oltre tutta la parte tecnica e scientifica, molto accurata, due altri sono gli aspetti da sottolineare: il primo è che parti della storia vengono portate avanti con dei video che l’uomo fa a futura memoria, sempre sicuro in cuor suo che morirà prima che arrivino i soccorsi, che nemmeno sanno che è lì, almeno all’inizio, e per inizio intendo più di un anno. In questi video, il regista Ridley Scott (Alien, Blade Runner, Il gladiatore tra i lavori di una carriera di sempre maggior successo) trova il modo di utilizzare le ottime doti attoriali di Matt Damon per mostrare un uomo via via più provato ma, al contempo, più fiducioso e che scava dentro se stesso per una parte psicologica della pellicola di tutto rispetto. Il secondo aspetto da sottolineare è il ruolo degli attori diciamo così secondari, in cui ci sono volti di spessore, come Kristen Wiig, Jeff Daniels, Jessica Chastain e molti altri. Non solo tagliano la possibile monotonia, ma alcuni punti di svolta sono appannaggio dei personaggi sulla Terra, ad esempio come quando l’astrofisico Rich Purnell (interpretato dall’eclettico Donald Glover) capisce come poterlo salvare.

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La trama di The Martian, che ricorda il film Gravity (regia di Alfonso Cuarón, 2013) il quale vede come cast esclusivamente Sandra Bullock e George Clooney, condivide con il lavoro di Cuarón il numero 7: sette nomination al premio Oscar 2016 per la pellicola con Matt Damon (ma nessuna andata a buon fine, seppur dopo 2 Golden Globe vinti), e ben 7 Oscar vinti da Gravity nel 2014 (su 10 nomination e dopo un Golden Globe portato a casa), tra cui miglior regia. Tra l’altro, i premi di Cuarón vinti per Gravity superano la dozzina, tra cui l’invidiabile tripletta Bafta – Golden Globe – Oscar, sfuggita all’ultimo a Mickey Rourke per The Wrestler, ad esempio.

Cosa mancherebbe a un film apprezzato sia dal pubblico che dai giudici dei maggiori premi mondiali? Se è The Martian, quello della Nasa. E in effetti l’ha avuto: enormi apprezzamenti su quanto sia realistico, tanto da essere definito un manuale per la futura colonizzazione di Marte, e un gran bel traguardo futuro. Difatti, così come Leo Ortolani, con il suo C’è spazio per tutti, è stato il primo fumetto ad andare nello spazio, The Martian è stato già proiettato a bordo della stazione spaziale internazionale, e la prima pagina della sceneggiatura toccherà Marte, portata fin lì dal veicolo spaziale Orion, quando partirà alla volta del pianeta rosso.

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